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La saga di Kip Hanrahan continua
ByLa graditissima novità è che i suoi album storici sono finalmente pubblicati da una etichetta europea (Yellow Bird) che è in effetti un side project della storica etichetta tedesca Enja. E per l'occasione viene anche pubblicato il nuovo album di Kip Hanrahan, intitolato Beautiful Scars e registrato fra il 2004 e il 2007.
Anche in questo caso ci troviamo di fronte alla ormai consueta esplosione percussiva colorata di luci seducenti e raffinate che illuminano il lavoro di musicisti noti e meno noti che si mettono tutti a disposizione della fantasia sempre fervida di Kip per dipingere meraviglisi fondali che ci ricordano L'Avana e il suo Malecòn, quella meravigliosa incredibile luminosità che esplode come per magia ad ogni tramonto sul lungomare che circonda pigramente la capitale dell'isola di Fidel.
Non esistono generi musicali che non sappiano dare il loro contributo nella mistura geniale di Hanrahan: si prende qualcosa dal rock e dal blues, dal tango e dal funky, dal jazz e dalla salsa. Un po' da Cuba e un po' dall'Africa, un po' dal Messico e un po' dagli States, un po' dal Brasile e un po' dall'Europa, un po' dall'Oriente e un po' dalla Luna, senza scordare Marte e Giove. E soprattutto Venere.
Le voci di Xiomara Laugart, Brandon Ross, Lindasay Marcus, Leijai Hanrahan e altri emergono con la loro carica di seduzione sulle trame piene di pagliuzze dorate che vengono sapientemente stratificate da musicisti eccellenti come i saxofonisti Ron Blake e Mario Rivera, i bassisti Fernando Saunders, Anthony Cox e Steve Swallow, i batteristi/percussionisti Robby Ameen, Horacio ‘El Negro’ Hernandez, Milton Cardona, Richie Flores, Pedrito Martinez, Dafnis Prieto e Yosvany Terry Cabrera, i violinisti Alfredo Triff e Billy Bang, il vibrafonista Bryan Carrott, i pianisti DD Jackson, Mike Cain, Lysandro Arenas e John Beasley, i chitarristi Alvin Youngblood Hart e Leo Nocentelli.
Il filo conduttore di questa ennesima puntata delle avventure di Kip Hanrahan sembra essere decisamente il mondo fantasmagorico dell'isola caraibica dove vengono rielaborate le tradizioni europee all'interno delle anomalie volute o subite dalla cultura cubana. Si parte dall'immagine dei mitici bus britannici Leyland importati a Cuba e lasciati volutamente con i cartelli che segnalano immaginarie destinazioni che stanno al di là dell'Atlantico. East London, Liverpool, Belfast e mille altri luoghi assolutamente non latini. Come dice Kip sono destinazioni che stanno dall'altra parte del muro del soffocante isolamento e della povertà. Resta da stabilire se il muro è stato eretto dall'embargo americano o dalla testardaggine di Fidel. Probabilmente ognuno ha tirato su caparbiamente e testardamente il suo lato, senza ascoltare ragioni.
Come si diceva la Yellow Bird ha pubblicato anche tre dei cinque album che segnarono negli anni ottanta la partenza del lungo viaggio di Kip Hanrahan.
Il primo album, Coup de Tete, rappresentò uno shock enorme per i pochi fortunati che ebbero modo di ascoltarlo nell'edizione in vinile uscita nel 1982. In realtà la musica era stata registrata fra il 1979 e il 1981 e metteva assieme per la prima volta musicisti appartenenti a mondi apparentemente lontanissimi fra di loro come Carla Bley, Ignacio Berroa, Fred Frith, Billy Bang, Teo Macero, Jerry Gonzalez, Daniel Ponce, Dom Um Romao, Bern Nix, Arto Lindsay, Bill Laswell e così via. Musicisti che spesso Hanrahan aveva conosciuto lavorando fianco a fianco con Carla Bley e Michael Mantler per il coraggioso progetto denominato Music Distribution Service che cercava di trovare una alternativa alla distribuzione della musica curata dalla major in maniera poco condivisibile e stupidamente disattenta per le frangie emarginate ma cariche di suggestioni e valori.
Il disco si apre con il suono delle conga e la prima parola che si ascolta è 'sex'. Elementi che rimarranno costanti nella ormai ultradecennale produzione di Hanrahan, elementi che lasciano trasparire anche la crudezza delle situazioni raccontate, senza alcuna paura per la verità. La conturbante "India Song" di Marguerite Duras e la romantica "Heart on My Sleeve" scritta da Teo Macero chiudevano i due lati del vinile e segnavano in maniera indelebile un bellissimo debutto di un artista anomalo nella musica del ventesimo secolo. Ovviamente tutta la magia di quel progetto fascinoso rimane immutata in questa ottima riedizione su CD.
Vertical's Currency è il terzo album di Kip Hanrahan ed è uscito originariamente nel 1985. In questo caso l'elemento chiave è il cantante/bassista scozzese Jack Bruce, diventato famoso per la sua partecipazione ad uno dei trii più celebri della storia del rock: i Cream. Bruce è un cantante straordinario e forse mai come in questo contesto la sua raffinatezza riesce ad emergere in maniera netta e definitiva. Anche il suo basso elettrico è incastonato a meraviglia negli scenari traslucidi e multicolorati che lo avvolgono. Fra i musicisti si segnalano Arto Lindsay alla chitarra, Steve Swallow al basso, Peter Scherer alle tastiere, David Murray al sax, Ignacio Berroa alla batteria e Milton Cardona alle percussioni. Compaiono in alcune occasioni anche i sax di Ned Rothenberg e John Stubblefield, la tromba di Lew Soloff (che all'epoca suonava con Gil Evans) e la batteria di Anton Fier.
Tenderness è uscito nel 1990 ed era stato registrato nell'autunno dell'anno precedente, anche se non mancano alcuni brani del 1988 e dei primissimi mesi del 1990. Il ruolo che nell'album Vertical Currency era stato ricoperto da Jack Bruce passa all'inglese Sting che era uscito da poco dall'avventura coi Police e aveva arricchito il suo palmares nel mondo del jazz con le preziose collaborazioni con l'orchestra di Gil Evans, sfociate nel memorabile concerto allo stadio Curi di Perugia, nella calda estate del 1987. L'album Tenderness è splendido e mette in particolare risalto la sensualità della musica di Kip Hanrahan, attraverso l'utilizzo di tecniche di montaggio e di stratificazione derivate dal cinema e dalla poesia contemporanea. La luce o per meglio dire la sua assenza o la sua rarefazione, sembra essere il focus attraverso il quale gira la musica. Scura, densa, vorticosa, raffinata e piena di magie che toccano il cuore, sfirando il dorso sensibile dell'anima.
Assieme a Sting sono protagonisti dell'album il violinista Alfredo Triff, il bassista Fernando Saunders, le cantanti Carmen Lundy e Lucy Gabrielle Penabaz, il pianista Don Pullen, il chitarrista Leo Nocentelli, il saxofonista Chico Freeman, i batteristi Marvin 'Smitty' Smith, Andrew Cyrille, Robbie Ameen, i percussionisti Giovanni Hidalgo, Milton Cardona, Richie Flores e molti altri.
Per ora, per completare la produzione degli anni ottanta di Kip Hanrahan, mancano all'appello delle ristampe il secondo album, il meravigliso Desire Develops an Edge e il quarto, l'ottimo Days and Nights of Blue Luck Inverted. Speriamo che l'attesa possa essere breve.
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