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Marco Fusi: John Cage: Freeman Études (Books 1 & 2 / Books 3 & 4)

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Marco Fusi: John Cage: Freeman Études (Books 1 & 2 / Books 3 & 4)
I due CD pubblicati dalla Stradivarius che raccolgono la registrazione integrale dei Freeman Études di John Cage eseguiti dal violinista Marco Fusi sono, nel loro piccolo, nel loro genere e nella follia di quest'opera, un capolavoro.

La vicenda compositiva dei Freeman Études rende quest'opera già al suo nascere unica e peculiare nel repertorio cageano. I trentadue studi per violino solo furono composti su invito di Betty Freeman che nel 1977 chiese a Cage di realizzare un insieme di studi per il violinista Paul Zukofsky. Il risultato arrivò molti anni più tardi sotto forma dei quattro libri con otto studi ciascuno che oggi compongono i Freeman Études. Non fu facile per Cage arrivare a tale risultato, tanto che a lungo quest'opera rimase (curiosamente) uno dei pochi capitoli "aperti" nel repertorio cageano.

Il compositore americano iniziò a compore i Freeman Études con la tecnica che usava in quegli anni della controlled chance, attraverso mappe stellari e l'I Ching. Zukofsky pretese che la musica fosse scritta con una notazione convenzionale e rigorosa, il più precisa possibile: Cage rispose alla sfida restituendo una partitura di estrema difficoltà (ai limiti della praticabilità) tanto dettagliata da essere quasi impossibile da eseguire. Cage indicò che gli studi fossero suonati quanto più velocemente possibile e con quante più note possibili insieme. Nel 1980 il lavoro di composizione fu interrotto (ma solo il primo e il secondo libro erano stati completati), in parte anche perché Zukofsky sosteneva che quanto Cage aveva scritto fosse insuonabile. Negli anni successivi due grandissimi violinisti, Irvine Arditti e János Négyesy, presero in mano i primi sedici études che Cage aveva composto eseguendoli dal vivo in varie circostanze. Arditti, profondamente interessato e affascinato dalla partitura, cercò di eseguirla ancora più velocemente di quanto Cage avesse indicato a dimostrazione del fatto che fosse possibile suonarla. Colta nel segno la sfida, Cage decise allora di completare il ciclo e, grazie all'aiuto di James Pritchett, concluse il terzo e quarto libro usando ancora il metodo di elaborazione musicale che lo aveva anni prima ispirato. La prima esecuzione completa di tutti e trentadue gli studi fu eseguita da Arditti nel 1991 a Zurigo, con plauso dello stesso Cage.

Vent'anni dopo (agosto 2011) il violinista Marco Fusi registra per Stradivarius la serie completa dei trentadue studi. È chiaro che la complessità compositiva dei Freeman Études pone oggi al violinista che li esegue una serie di questioni teoriche e pratiche allo stesso tempo legate alla storia compositiva di quest'opera ma anche diverse e nuove. Alcune le abbiamo affrontate con lo stesso Fusi in una conversazione a cui rimandiamo.

Praticabilità dell'impossibile, senso e significato del limite, cosa ancora è musica di questa partitura, tempo (di esecuzione, di ascolto, di assimilazione), spazi di silenzio (pause?), libertà, virtuosismo, casualità e caso: questi i nodi che il violinista Fusi si è trovato ad affrontare, risolvendoli e superandoli in forma brillante, semplice, virtuosa quasi a voler così disintegrare, con facilità disarmante, una partitura costruita e fondata sulla complessità. L'interpretazione di Fusi tende, infatti, a sciogliere i punti più ardui della partitura, come volesse emergere leggera, con sorprendente semplicità e levità, su una difficoltà tecnica che al contrario fin dall'inizio ha reso la partitura ostica tanto al suo compositore quanto ai suoi (primi) esecutori e che non risparmia oggi chi vi si avvicina (anche nell'ascolto).

Spostando il punto nodale è forse vero che l'opera cambia di significato. Laddove per Cage e Irvine Arditti era evidentemente necessaria la sfida tecnica (con tutte le implicazioni della pratica dell'ineseguibilità), per dimostrare tra l'altro anche la questione di una utopica padronanza dello strumento, per Fusi la questione è ormai diversa. Sono trascorsi vent'anni. Quell'utopia è di fatto realtà e anzi punto di partenza per un approccio che muove da e su presupposti diversi. Con Cage in vita, quella sfida aveva un'aurea rivoluzionaria (chi era padrone di cosa?). Ora la riflessione si è spostata su un altro piano: "la funzione della musica è quella di cambiare la mente, non per capire, ma per essere consapevole," diceva Cage a futura memoria. E il presente è appunto consapevolezza. Tolleranza percettiva. L'enigma pare sciolto. L'utopia realtà. Il caso pare essere oggettivizzato, domato. Il limite sottomesso, raggiunto?

Il primo CD è accompagnato da un saggio di Marco Angius "Musica senza musica," molto denso, ricco di spunti di riflessioni, molti dei quali sono intellettualmente stimolanti, in fondo è questa la sua interpretazione dei Freeman Études. Diverso, come diversa è la sua interpretazione dei Freeman Études, il saggio incluso nel secondo CD, "Borders," di Fusi, più breve, semplice, conciso. Attento alla tecnica. Scrive Fusi: "Il virtuosismo è costretto a riflettere sui suoi stessi limiti; l'esecutore forzato a passare oltre la riproduzione pretenziosamente "esatta" della partitura per muoversi verso un tentativo di comprensione profondo e reale dell'oggetto musicale celato dietro il simbolismo della notazione. Ciò che viene "trovato" oltre questo confine, come nelle parabole Zen, non è facile (non è bene) che sia descritto, se non attraverso l'ascolto e l'esperienza dei Freeman".

Fusi abbandona il caso, anzi volutamente chiede che chi ascolta oggi i Freeman Études lasci quella prospettiva tanto cara a Cage e invece concepisca, percepisca, trovi... una forma diversa di libertà.

Quest'interpretazione di Fusi ci pare terribilmente reale. Figlia del nostro tempo. Come le foto di Marco Sartirana che accompagno il booklet. Un edificio in cemento (cos'è stato? centro sociale? casa? fabbrica?) svuotato, abbandonato e ricoperto di scritte, disegni, writings, coloratissimi, un po' scrostati, ormai passati a rivoluzioni e ribellioni, che ora accolgono il violinista con il suo strumento. Cage è forse tradito. Di lui non è rimasta che una rivoluzione (quell'idea del limite e dell'impraticabilità, di un senso anarchico di libertà) che si conserva in scritte (scritture) che sembrano oggi aver esaurito il loro valore rivoluzionario e la loro potenza dirompente, di rottura, contestataria.

In questo c'è tutta la ricchezza di un'esperienza esecutiva e d'ascolto davvero (forse inconsapevolmente e tristemente) contemporanea e attuale...

Valutazione: 5 stelle.

CD 1: Books 1 & 2 [New York 1977-1980]

01.-16.: I-XVI.

CD 2: Books 3 & 4 [New York 1989-1990]

01.-16.: XVII-XXXII.

Marco Fusi (violino).

Track Listing

CD 1: Books 1 & 2 [New York 1977-1980] 01.-16.: I-XVI. CD 2: Books 3 & 4 [New York 1989-1990] 01.-16.: XVII-XXXII.

Personnel

Marco Fusi (violino).

Album information

Title: John Cage: Freeman Études (Books 1 & 2 / Books 3 & 4) | Year Released: 2012 | Record Label: New Jazz Noises


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