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Jerome Correa

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01. Frank Zappa - Hot Rats (Ryko-1969).

"Peaches en regalia" è il brano che mi ha fatto scoprire Frank Zappa. Fu uno shock ed una immensa gioia, non assomigliava a nulla di ciò che ascoltavo allora. Il caso di Zappa è assolutamente unico. Ha saputo rendere popolare e accessibile una musica complessa, elaborata ed estremamente diversificata: vi si ritrovano la musica popolare del XX secolo (rock, pop, doo-wop, reggae...), il jazz, la musica classica (adorava Edgar Varese), la contemporanea (il suo ultimo album Yellow Shark è stato registrato con l'Ensemble Modern) il tutto con humor ed una coscienza politica personale. Adoro l'ambivalenza tra rigore e precisione del suo lavoro e la leggerezza di tono che ritroviamo all'interno di tutta la sua opera. Probabilmente uno dei più grandi contributi alla musica del XX secolo!

02. Magma - Köhntarkösz (A&M - 1974).

Christian Vender è riuscito a creare un universo musicale completamente a parte, qualcosa di profondamente personale. Pochi altri possono dire altrettanto. Avrò sempre il massimo rispetto per lui e per quelli che passano la vita alla ricerca di un ideale, a dispetto di quello che la società considera come successo e carriera. La musica è meravigliosa le voci così particolari. E bisogna vedere Vander in azione, suona con una convinzione fuori dal comune.

03. John Coltrane - Sun Ship (Impulse! - 1965).

Tutto è così puro con Coltrane. Il suono, il fraseggio! In questo album è con il suo mitico quartetto con Tyner, Garrison e Jones come se sapesse già di essere alla fine. Un disco davvero intenso. Il modo di suonare aperto del gruppo a quell'epoca ebbe un'influenza sicura sulle generazioni seguenti. Una musica fuori dal tempo e dalle mode.

04. Motorpsycho - Roadwork vol.1 (Stickman - 1998).

In un mondo ideale questo trio norvegese sarebbe il N° 1! Finalmente un gruppo rock che si evolve libero e avventuroso. Dal vivo sono in grado di costruire, esplorare e trasformare i loro brani attraverso lunghe improvvisazioni, come testimonia la stupefacente versione di "Un chien d'espace" da questo album. Vengono in mente giustamente MC5, Black Sabbath, il Krautrock e una parte del rock psichedelico anni setttanta, ma anche Coltrane e il jazz modale. Hanno collaborato con gruppi come Jagga Jazzist e The Source. Sono tuttora in attività e continuano a sfornare album appassionanti.

05. Steve Coleman - Genesis and the Opening of the Way (BMG - 1997).

Una grande influenza, sia a livello strumentale che compositivo. Steve Coleman ha sviluppato un modo davvero personale di affrontare l'aspetto melodico e armonico. Il rigore nel suo lavoro gli permette una grande libertà d'azione. Amo in particolare il modo in cui riesce a far suonare il suo gruppo (i Five Elements), il suo modo di conferire groove a tempi asimmetrici e alle altre poliritmie.

06. Captain Beefheart - Trout Mask Replica (Reprise - 1970).

Prodotto da Zappa, questo disco è una specie di Ufo nel panorama musicale degli anni settanta. Ventotto tracce dove si mischiano blues, free jazz, sperimentalismo e varie forme d'improvvisazione. La voce di Don Van Vliet è incredibile, il suono del gruppo non assomiglia a nessun altro, grazie soprattutto al fuoco incrociato dei due chitarristi Zoot Horn Rollo e Antennae Jimmy Semens. I musicisti suonano il blues come altri creano l'Art Brut. Una musica che alimenta un sentimento di libertà assolutamente unico.

07. Steve Reich - Music for 18 Musicians (ECM - 1978).

Sessanticinque minuti di musica ininterrotta, strutturata per trio (pulse, sections I-X, pulse), costruita su motivi che si ripetono e si trasformano lungo tutto il pezzo. Raramente una musica è risultata così ipnotica, bella e invitante. E soprattutto accessibile malgrado una scrittura molto elaborata, cosa alquanto rara nell'ambito della musica contemporanea.

08. Naked City - Torture Garden (Earache - 1990).

Probabilmente uno degli album più estremi che conosco. I brani non superano il minuto e ciò assicura a questo LP una urgenza inaudita, accentuata dal fatto che gira alla velocità di un 45 giri! Si passa da brandelli country, surf, dub a deflagrazioni di violenza pura tra free jazz e death metal! Non sorprende che si trovi un estratto da questo disco nel film "Funny Games" di Michael Haneke. John Zorn ha sviluppato un suono al sax molto brutale, basato su effetti come lo slap o sui multiphonics, con una sonorità fredda e aggressiva. E sprigiona una bellezza velenosa della sua musica. In un'altra direzione amo assai anche il suo album sulla musica di Morricone.

09. King Crimson - Red (Polydor - 1974).

In questo album vi sono una potenza e un intensità fenomenale. Robert Fripp ha saputo creare un linguaggio proprio ai margini del movimento progressive all'interno del quale il suo gruppo è stato spesso assimilato. Mi piacciono le ambientazioni cupe e tormentate della sua musica e particolarmente le composizioni di questo disco, anche se In the court of the Crimson King rimane un riferimento imprescindibile.

10. Ruins - Tzomborgha (Ipecac - 2002).

Uno dei gruppi più strani e improbabili e uno dei più efficaci. Si tratta di un duo giapponese formato da una bassista e da un batterista. La musica è estremamente complessa, la scrittura di una densità rara. Impossibile annoiarsi sorpresi da bruschi cambi di tempo, di misure, di struttura, etc... Vengono in mente John Zorn e formazioni come Fantomas (il disco è uscito proprio per l'etichetta di Mike Patton).


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