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Jazz Brugge 2012

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Giunta alla sesta edizione, Jazz Brugge si conferma un laboratorio impareggiabile di osmosi creativa tra musica, proiezioni cinematografiche e visite ai musei dell'incantevole città fiamminga (per la recensione della quarta edizione clicca qui e per quella della quinta edizione clicca qui). Dal tre al sette di ottobre, ben diciannove i concerti per proporre la più avventurosa scena jazz europea con undici nazioni rappresentate.

Improvvisazione e linguaggio del jazz da Parker al free jazz storico saranno il comune denominatore di un affascinante crogiuolo musicale. Qui avranno diritto di cittadinanza il repertorio barocco italiano, l'improvvisazione più radicale (Irène Schweizer, Evan Parker), la fervida scena belga (Manuel Hermia Kris Defoort) e italiana (Enrico Pieranunzi, Francesco Bearzatti). In primo piano artisti di culto (Michel Godard, Django Bates, Pierre Favre su tutti) altrove relegati ai margini delle rassegne più importanti, per imporre passione militante e idee rispetto alle convenienze dei grandi numeri.

Quattro giorni fitti di concerti secondo una tradizione consolidata, per abbracciare ogni tratto del panorama improvvisato di oggi. Come valore aggiunto, la splendida cornice medievale di Bruges, in particolare per i concerti di mezzogiorno che si terranno in un incantevole edificio del tredicesimo secolo. Tra i concerti del mattino e quelli della sera, infinite sono le possibilità offerte al viaggiatore colto e curioso: immergersi nella vista dei canali dove Marguerite Yourcenar ambientò il suo romanzo "L'opera al nero," contemplare le tele di Bosch e van Eick nel museo cittadino o bere una birra dei padri trappisti. I più insaziabili jazzofili potranno fare le ore piccole assistendo alle jam session della Concert Hall, dove saranno allestiti mercatini di CD usati.

Pochi altri festival come Brugge Jazz hanno infatti un'anima e una personalità così fortemente connotate, sia pur tra mille difficoltà finanziarie. In un periodo di pericolosa recrudescenza di localismi culturali, si impone superbamente a Bruges una visione collettiva e paneuropea della musica, che si influenza a vicenda con la superba scena belga.

Un festival in divenire, che guarda al futuro e che non crede nella semplicistica equazione popolarità=numeri=successo. Il suo fine è la qualità, con musiche che tendono ad espandersi e non ad escludere. Tutto questo ha più valore se si pensa che viviamo tristemente nella civiltà dell'audience. Qui invece vige una sola regola, la libera circolazione delle idee con competenza e passione.

Foto di Willy Schuyten (Bearzatti).


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