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Ivo Perelman - 5 CD in un anno

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Nella carriera del sassofonista e artista visuale brasiliano Ivo Perelman (il suo sito è significativamente dedicato ai due differenti ambiti artistici), iniziata discograficamente nel 1989 con l'album Ivo, possiamo individuare due punti fermi, due caratteristiche rimaste per lo più immutate nel corso degli anni. La prima è la presenza all'interno di un free spesso privo di elementi legati alla sua terra d'origine. La seconda la capacità di allestire formazioni di prim'ordine, di attorniarsi di musicisti di altissimo livello—da John Patitucci a Matthew Shipp, da Flora Purim a Louis Sclavis, da Mat Maneri a William Parker e via dicendo. Negli ultimi tre anni Perelman ha registrato qualcosa come quindici CD molti dei quali per la Leo Records. Quello con l'etichetta di Leo Feigin è decisamente un rapporto privilegiato tant'è che il sassofonista è riuscito a dare alle stampe nel solo 2013 ben cinque album, seguiti da un CD per la RareNoiseRecords. Eccoli presentati, per comodità, in ordine cronologico di registrazione.

Ivo Perelman
Serendipity
Valutazione: * * * ½
Leo Records (2013)

Ossia fortuna inattesa. Come quello capitato presso il Parkwest Studios di Brooklyn nel novembre del 2011 quando il ritardo di uno dei musicisti costringe Perelman a convocare per la registrazione William Parker. L'arrivo all'ultimo momento del ritardatario trasforma il trio originario in quartetto ed ecco il risultato. Un'unica improvvisazione di quarantatre minuti nella quale proprio la presenza del contrabbasso di Parker funge da punto nevralgico e di raccordo per le cavalcate spesso furiose del leader e per gli incroci pericolosi con il pianoforte di Matthew Shipp. Che aggiunge periodicamente elementi di decantazione nella furia degli eventi, oasi di riflessione che il moto perpetuo di Gerald Cleaver proietta poi verso il free più urlato e le esasperazioni blues, di tanto in tanto presenti nelle improvvisazioni di Perelman.

Ivo Perelman Quartet
The Edge
Valutazione: * * * *
Leo Records (2013)

Ancora un quartetto, ancora gli studi Parkwest. Siamo nel giugno 2012 nessuna sorpresa dell'ultimo momento bensì un trio prestigioso e consolidato, quello di Matthew Shipp, che incontra il sassofonista brasiliano. Il risultato è un incisione dal sapore di un classico. È vero, Perelman rimane l'indiscusso primattore e non rinuncia alle esplorazioni estreme dello strumento attraverso la sua tecnica prodigiosa. Ma la forte identità e compattezza del piano-trio convoglia la naturale esuberanza del sassofonista in strutture esecutive sempre molto elastiche e malleabili ma dai contorni definiti e percepibili. Nove composizioni—tre delle quali brevissime, frammenti che amplificano ulteriormente la valenza espressiva dell'insieme—che contengono più di un richiamo alla tradizione. Fino ad arrivare al conclusivo "Websterisms" nel quale il tono caldo e in qualche modo romantico di Ben viene rievocato attraverso accordi e progressioni tipiche del free. Affascinante.

Ivo Perelman, Matthew Shipp
The Art Of The Duet Vol.1.
Valutazione: * * * ½
Leo Records (2013)

Le affinità elettive tra Perelman e Shipp—già abbondantemente testimoniate nel corso di numerosi album—vengono particolarmente esaltate da questa incisione del settembre 2012. Un incontro in piena libertà, senza rete di protezione, nel quale i due amici-musicisti semplicemente si predispongono all'ascolto reciproco e lasciano fluire le cose per vedere l'effetto che fa. Abbandonate le chilometriche improvvisazioni si privilegiano le durate medio brevi, che costringono ad un ulteriore dinamismo espressivo e ad una cura particolare della forma. Il faccia a faccia tra i due improvvisatori da una parte esalta le peculiarità individuali- l'eloquio furioso ed il timbro abrasivo di Perelman, l'eleganza e l'essenzialità nell'occupare lo spazio di Shipp—dall'altra libera una chimica nella quale i due mondi espressivi trovano un alto gradiente di compatibilità.

Ivo Perelman, Matthew Shipp, Whit Dickey, Gerald Cleaver
Enigma
Valutazione: * * * *
Leo Records (2013)

Siamo nel maggio 2013 e Perelman riunisce una formazione particolare con Shipp al pianoforte e due batteristi, Whit Dickey e Gerald Cleaver. È l'ennesima ricerca di combinazioni strumentali e conseguenti derive espressive che da sempre caratterizza il percorso artistico del nostro. Ma lungi dall'incarnarsi in un sabba (poli)ritmico infernale nel quale le scorribande del sax trovano terreno ideale per incendiarsi, la presenza contemporanea delle due batterie ne esalta, a sorpresa, la vena lirica e spirituale. Sarà l'assenza del contrabbasso, sarà che Dickey e Cleaver sembrano giocare una partita a scacchi su un tavolo di cristallo tanta è la leggerezza e la sensibilità che mettono in campo, sarà che Shipp sembra veleggiare su nuvole di accordi sta di fatto che Enigma risulta uno degli album più accessibili, emozionanti, intensi e poetici dell'intera produzione di Perelman.

Ivo Perelman, Matthew Shipp, Mat Maneri
A Violent Dose of Anything
Valutazione: * * * ½
Leo Records (2013)

L'ultimo disco del lotto Leo Records nasce come colonna sonora dell'omonimo film diretto dal regista brasiliano Gustavo Galvao. In modo del tutto anticonvenzionale—come sempre nella scelte di Perelman—la musica è stata eseguita senza aver visionato un solo fotogramma del film ma conoscendone solo l'ambientazione. Ne scaturiscono quarantacinque minuti di musica (solo successivamente suddivisa in brani e titolata) molto aperta, espressiva, adattabile a diverse ambientazioni, dove lunghi piani sequenza ricchi di tensione statica si combinano con improvvise fughe o improbabili intrecci timbrici. Decisivo l'apporto del violista Matt Maneri nel conferire alle improvvisazione una allure cinematografica attraverso contrappunti, glissandi, pizzicati ed effetti onomatopeici.

Ivo Perelman, Joe Morris, Balazs Pandi
One.
Valutazione: * * * ½
RareNoiseRecords (2013)

Cambio di etichetta—RareNoiseRecords—ma si rimane in terra d'Albione. Siamo in presenza di un trio, con il fido Joe Morris, qui per la prima volta registrato al basso elettrico, e con il batterista hard-core Balazs Pandi. Proprio questi ultimi risultano i due vertici del triangolo che connotano la musica di Perelman, come al solito entrato in studio di registrazione senza fornire indicazione alcuna ai suoi compagni di viaggio. Ecco allora la batteria picchiare duro come un fabbro, saturare gli spazi, fornire un fondale duro come il marmo. Dal canto suo il basso elettrico si inserisce con un pulsare ossessivo, metronomico, con il risultato di esaltare i pochi momenti di calma apparente e liberare il sax del leader da delicati equilibri da rispettare conferendo al risultato una fluidità davvero ragguardevole.

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