Home » Articoli » Live Review » Iva Bittova - Vladimir Vaclavek

Iva Bittova - Vladimir Vaclavek

By

Sign in to view read count
Area Sismica - Forlì - 01.05.2010

Iva Bittova e Vladimir Vaclavek sono due figure fondamentali della scena della nuova musica praghese, nata alla fine degli anni '80 come parte dei fermenti underground che si agitavano insofferenti sotto la cappa del regime autoritario in via di disfacimento. I loro nomi sono legati ai progetti più significativi di quella scena fin dai tempi dei Dunaj, gruppo rock di culto di fine anni '80-inizio anni '90.

Nel corso degli anni si sono più volte ritrovati in seno a vari progetti, ma quello che è diventato l'emblema del loro sodalizio è l'album in duo Bile Inferno del 1997, a cui seguì un tour che passò anche dall'Area Sismica.

E dell'Area Sismica Vaclavek e la Bittova sono amici di lunga data, si può dire da sempre; ed era quindi inevitabile che la loro reunion in duo facesse parte del programma del festival con cui il locale festeggia i suoi vent'anni di attività.

Il concerto è stato uno di quelli che si possono senza remore definire magici. Il repertorio comprendeva quasi interamente brani vecchi, ma che hanno resistito senza incrinature alla prova del tempo, mantenendo intatti la loro poesia e il loro fascino. La musica del duo ha indubbiamente qualcosa del classico: lo stile e la ricchezza sono fuori dal tempo e non richiedono necessariamente rinnovamenti.

Il set è iniziato con Vaclavek in solo che ha proposto due brani dal suo repertorio: uno dal recente album in duo col percussionista e cantante Milos Dvoracek, e poi quello che ormai è l'hit assoluto del musicista, la "My Dream" risalente ancora ai Dunaj, che poi Vaclavek ha rielaborato in seguito e che non manca mai nei suoi concerti.

Il timbro della voce di Vaclavek è quello ben noto, profondo, magnetico e suggestivo. Il suo tocco alla chitarra è fine, elegante e ricco, anche all'elettrica, che ha imbracciato solo per i due brani iniziali. L'uso di loop ed eco ha aggiunto un senso di spazio e una componente evocativa, che si sposava perfettamente con le tessiture armoniche e con la bellezza struggente e malinconica delle melodie.

La parte del set eseguita in duo ha attinto quasi esclusivamente dal materiale di Bile Inferno, di cui Vaclavek e la Bittova hanno riproposto diversi brani.

Nella parte in duo Vaclavek ha suonato solo la chitarra acustica, così com'era nel CD, e sullo strumento acustico il suo tocco era ancora più delicato e soffuso.

Ma nei brani in duo ad emergere nettamente è stata indubbiamente la Bittova. La sua voce è chiara e duttile - squillante negli acuti e calda nei registri più bassi -, morbida ed intensa. Al violino poi la Bittova ha la stessa morbidezza, duttilità e ricchezza della voce. L'intonazione e la tecnica sono perfette e lo stile è sempre espressivo. Superbo poi l'uso dell'archetto, con una padronanza totale del tocco, fondamentale per permetterle la ricchezza e varietà espressiva che la contraddistingue.

Ma la cosa forse più affascinante dello stile della Bittova è che il violino e la voce sono quasi in simbiosi, come a dar corpo in modo unitario ad un unico strumento espressivo della sua interiorità e della sua visione musicale.

L'ultima parte del concerto è stata dedicata ad alcuni brani della Bittova eseguiti in solo, simmetricamente all'inizio in solo di Vaclavek. Questi ultimi erano basati prevalentemente sulla voce, con l'uso di canoni di vocalità di tipo etnico, in stile vagamente orientale o sciamanico.

Se questo concerto non ha aggiunto nulla a quello che già sapevamo sulle doti di questi musicisti e al loro repertorio, ha però confermato che l'arte e la bellezza, quando sono vive ed autentiche, non hanno per forza bisogno di cambiamenti e rinnovamenti, perché la loro viva e vibrante intensità è cibo sufficiente per l'anima.

Foto di Claudio Casanova.

Ulteriori immagini di questo concerto sono disponibili nella galleria immagini.


Next >
Insomnia

Comments

Tags


For the Love of Jazz
Get the Jazz Near You newsletter All About Jazz has been a pillar of jazz since 1995, championing it as an art form and, more importantly, supporting the musicians who create it. Our enduring commitment has made "AAJ" one of the most culturally important websites of its kind, read by hundreds of thousands of fans, musicians and industry figures every month.

You Can Help
To expand our coverage even further and develop new means to foster jazz discovery and connectivity we need your help. You can become a sustaining member for a modest $20 and in return, we'll immediately hide those pesky ads plus provide access to future articles for a full year. This winning combination will vastly improve your AAJ experience and allow us to vigorously build on the pioneering work we first started in 1995. So enjoy an ad-free AAJ experience and help us remain a positive beacon for jazz by making a donation today.

More

Popular

Read Pat Metheny at the Kaufmann Concert Hall
Read Cyrille Aimée: Music Flows From Within
Read Take Five with Tap Dancer Petra Haller
Read Take Five with Pianist Shereen Cheong

Get more of a good thing!

Our weekly newsletter highlights our top stories, our special offers, and upcoming jazz events near you.