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Petros Klampanis: Irrationalities

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Giunto al quarto album, il bassista greco attivo tra Atene e New York, cambia organico confermando la personale cifra espressiva nel nuovo contesto.
Fattosi apprezzare per le composizioni melodicamente suggestive, in sofisticate orchestrazioni con archi, Petros Klampanis presenta un trio tutto europeo, con il batterista polacco Bodek Janke e il pianista estone Kristjan Randalu. I due nuovi partner si conoscono dall'adolescenza (entrambi emigrati con le famiglie in Germania) ed hanno già inciso un disco in duo (Grupa Janke Randalu: Live, 2008). Il pianista ha debuttato con l'Ecm nel 2018 con l'album Absence.
La personale direzione espressiva di Klampanis si conferma nella ricercatezza delle composizioni, caratterizzate da metri insoliti e fantasiose relazioni con il folklore greco e balcanico. Le molte suggestioni dei suoi arrangiamenti per medi organici si rinnovano così nella piccola formazione. «L'arrangiamento è una parte enorme del mio lavoro—ha detto il bassista -e credo sia la peculiarità di questo trio: c'è molto studio sulla scelta di registri, orchestrazione e ritmo. Parecchie scelte e approfondimenti non solo sulle principali melodie ma anche sulle parti improvvisate. Esploro le cose che ho sviluppato con gli archi, incorporandole in questo nuovo veicolo».

La particolare tensione ritmica che caratterizza il disco è evidente da "Easy Come Easy," il brano d'apertura che si sviluppa in una danzante percorso di accelerazioni e sospensioni. Ancor più elaborato è "Seeing You Behind My Eyes," il tema successivo che assimila la metrica in 7/8 della danza greca Kalamatianós. Altra incursione nel folklore è il trattamento di "Blame It On My Youth," uno dei due brani non originali del percorso. La famosa ballad di Heyman-Levant viene reinterpretata applicando il ritmo in 11/8 della danza bulgara kopanitsa, immettendo nel suo mood impressionista nuove suggestioni; grazie anche al lungo e prezioso assolo del bassista è uno dei gioielli del disco.
La presenza di un pianista di riflessiva profondità come Randalu e le sottili concitazioni ritmiche di Janke sono elementi determinanti alla riuscita dell'album che termina con una danzante ghost track e lo sciabordio delle onde che s'infrangono in qualche spiaggia greca.

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