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Inventionis Mater al Teatro del Cestello di Firenze

Inventionis Mater al Teatro del Cestello di Firenze
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Inventionis Mater
Teatro del Cestello
Firenze
20.09.2016

Quella di Frank Zappa, è ben noto, è una musica programmaticamente "trasversale" e inetichettabile: radicata nel rock, innervata dal jazz, strutturalmente classico-contemporanea, iconoclasta come il pop più informale, eccetera eccetera. E proprio per questo è stata ripresa, riletta, talvolta ricreata dai musicisti più diversi, nelle forme più diverse e spesso stravaganti. Ma il modo in cui la lezione zappiana viene ripresa dagli Inventionis Mater -il nome della formazione è già esemplare, trasponendo in latino il nome del gruppo di Zappa -è forse tra i più originali e stimolanti: è un "Frank Zappa da camera."

La formazione è un duo (anche se talvolta allargato a trio) composto da un chitarrista e un clarinettista, entrambi trentenni (anno più, anno meno) ed entrambi di formazione classica: Andrea Pennati, aretino, e Pierpaolo Romani, amiatino. Formatisi al conservatorio Cherubini di Firenze, hanno dato vita a questo progetto nel 2011 e, da allora, hanno pubblicato ben tre dischi e suonato in mezza Europa (per il prossimo anno hanno in programma tour negli Stati Uniti e persino in Cina).

Proprio alla presentazione dell'ultimo CD -Zapping, Visage Music, distribuzione Materiali Sonori— era dedicato il concerto al Teatro del Cestello di Firenze, anche se il vernissage del lavoro era stato nientemeno che al prestigioso festival Zappa spielt für Bach di Amburgo, nel luglio scorso. Un concerto con un programma preciso ed esattamente rispettato, come ogni buona performance da camera che si rispetti, ma che nondimeno ha giustamente conservato lo spirito meticcio e sarcasticamente burlesco del maestro ispiratore. Proponendo, si badi, non solo trascrizioni di opere zappiane -che complessivamente non erano che la metà del programma -ma anche brani originali che ne raccoglievano l'eredità ideale. Come nel caso del pezzo di apertura, eponimo del disco, che metteva insieme spunti da musiche di ogni provenienza -Bach, Stravinsky, la musica balcanica, estratti rock, e quant'altro -legandoli con raffinate composizioni contemporanee e con uno spirito ironico tangibile nelle forme espressive degli esecutori.

Tredici brani divisi in due set, più un paio di bis a grande richiesta di un pubblico caldo ma -purtroppo e come al solito, nel caso di musiche intelligenti -troppo poco folto, accompagnate da divertite spiegazioni e gustosi aneddoti -che, nel caso di Zappa, certo non fanno difetto -perlopiù per bocca di Pennati. Il quale ha tra l'altro una qualche somiglianza con Ernst Reijseger, al quale si avvicina anche per il modo di accompagnarsi percussivamente sulla cassa dello strumento (la chitarra, nel suo caso). Un concerto dunque piuttosto lungo, forse con qualche lieve calo di tensione musicale qua e là, ma comunque sempre intrigante, ricco di sorprese e variazioni, perfino con qualche inattesa improvvisazione -tanto per confondere zappianamente anche le acque cameristiche.

E con un valore aggiunto, come può testimoniare il sottoscritto che -inutile nasconderlo -un fan di Zappa non è, probabilmente perché -magari per propria "colpa" -il grande Frank non è mai riuscito bene a comprenderlo: che, ridotto al proprio osso strutturale ma conservandone la vivacità genetica, lo "Zappa da camera" consente per l'appunto di comprendere meglio di altre sue trasfigurazioni la musica di Zappa, perché -depurata dagli eccessi strumentali e dagli happenings scenici -dà meglio conto della sua ricchezza e della sua complessa scrittura.

In chiusura di concerto, Pennati ha affermato che chiunque dovrebbe ascoltare la musica di Zappa, non foss'altro che per decidere che non gli piace; ascoltata in questa forma è più facile che, invece, decida di riascoltarla di nuovo, persuaso che vi sia molto da rintracciarvi. Basterebbe questo per considerare meritoria e interessante l'operazione degli Inventionis Mater.

Foto per gentile concessione di Capriccio Italiano Festival.

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