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Il sognatore sono io: intervista a Marco Bardoscia
ByOgni cosa può suggerirti una melodia: un profumo, una sfumatura del cielo, il sorriso di un bambino, una sigaretta spenta male che lascia salire una linea di fumo dal posacenere...
All About Jazz Italia: Qual è stato il percorso che ti ha portato dall'esordio di Opening al nuovo The Dreamer?
Marco Bardoscia: Nei tre anni che sono trascorsi sono cambiato molto sia da un punto di vista musicale che da un punto di vista umano. Opening è un disco scritto e suonato di getto ed ha uno spirito più irrequieto. Avevo una necessità non definita di dovermi esprimere e l'ho fatto in modo esplosivo. Al contrario, The Dreamer è un disco pensato e "aspettato". È un concept album nel quale la musica è arrivata poco per volta. Ho scritto molto in questi tre anni, ma alla fine solo sei brani sono entrati nel disco. Ho cercato di dare continuità al lavoro e priorità al suono. Spero di esserci riuscito.
AAJ: Che significato c'è nel titolo?
M.B.: Il sognatore sono io, il titolo è autobiografico nel senso che è la parola che più mi rappresenta. In questi ultimi anni mi sono visto crescere come uomo e il lavoro più grande che ho fatto sulla mia persona è proprio quello di cercare di non smettere di sognare, quindi The Dreamer mi sembrava il titolo più adatto per questo disco.
AAJ: Tranne "Stella by Starlight" sono tutti brani originali a tua firma. Come è il tuo rapporto con la scrittura? Quali sono le tue fonti di ispirazione o punti di riferimento?
M.B.: Scrivo quasi sempre nel tardo pomeriggio, ma sento già dalla mattina che qualcosa sta per uscire fuori. Mi sento sempre un po' agitato prima di scrivere, di solito mi siedo al piano e comincio a suonare a caso, e poi all'improvviso viene fuori un pezzo che ovviamente non sono capace di suonare essendo un pessimo pianista. A quel punto cerco di memorizzarlo e solo dopo lo trascrivo su carta. I punti di riferimento sono tutti i musicisti che ascolto, non ce n'è uno in particolare, le fonti di ispirazione sono infinite. Ogni cosa può suggerirti una melodia: un profumo, una sfumatura del cielo, il sorriso di un bambino, una sigaretta spenta male che lascia salire una linea di fumo dal posacenere...
AAJ: C'è un brano al quale sei particolarmente legato o che rispecchia più degli altri il tuo modo di essere musicista?
M.B.: Non ce n'è uno in particolare; sono molto affezionato a "Hallelujah per il mondo," sia per come è nato in fase di scrittura, che per come è stato suonato dai musicisti. Sono stati straordinari in quel pomeriggio di giugno, hanno subito capito lo spirito del brano e infatti abbiamo tenuto la prima presa.
AAJ: La melodia e il flusso musicale sempre scorrevole sono i tratti principali dell'album. Sei dello stesso parere?
M.B.: Il flusso in generale è una cosa che mi piace, penso che ce ne sia molto in The Dreamer. Ho cercato di rendere il tutto logicamente consequenziale e fluente anche nella scelta della scaletta, e ho lavorato tanto anche sulla melodia.
AAJ: È un disco melodicamente piacevole e che esprime che tipo di sensazioni?
M.B.: Il mio obiettivo era realizzare un lavoro che mi rispecchiasse il più possibile. Non so esattamente che tipo di sensazioni possa suscitare. Mi sono emozionato e divertito nel realizzarlo e ho cercato di essere il più onesto possibile, come a dire "io sono questo, con i miei pregi ed i miei difetti". La musica è quello che siamo e se ci si nasconde dietro una musica che non ci rispecchia allora il risultato finale è ingannevole.
AAJ: Tra i musicisti chiamati in causa spiccano i nomi di Raffaele Casarano, Luca Aquino e altri giovani molto interessanti.
M.B.: Ho avuto il piacere di lavorare con musicisti che hanno avuto un ruolo fondamentale in questo disco, sono stati fin da subito in sintonia con me e tra loro. In realtà io suono nei loro dischi e nelle loro band; ognuno ha portato un tassello importante che ha fatto sì che si realizzasse questo mosaico musicale. Credo che la musica sia uno dei più bei modi di condivisione, penso a un gruppo di musicisti che va nella stessa direzione e fa musica semplicemente col suo bagaglio e la sua storia. A loro volta tutte queste storie si intrecciano e formano un suono anch'esso unico. Vorrei citare e ringraziare gli splendidi musicisti che hanno suonato in The Dreamer a partire da Luca Aquino alla tromba e al flicorno e Raffaele Casarano ai sassofoni, continuando con la mascotte del gruppo, il pianista William Greco; e poi Fabio Accardi alla batteria, Giorgio Distante alla tromba, Gianluca Ria al trombone, Alberto Parmegiani alla chitarra, e c'è anche un piccolissimo intervento vocale di Carla Casarano e di mio fratello Fernando Bardoscia.
AAJ: In scaletta si alternano situazioni distese e rassicuranti ad altre di maggiore intensità emotiva. Caratterialmente anche tu hai una doppia personalità?
M.B.: Penso che tutti vivano emozioni contrastanti nella propria esistenza, sarebbe assurdo pensare di essere sempre nello stesso stato d'animo. Non penso di avere una doppia personalità, ma sono visceralmente umorale, il brutto è che sono un pessimo attore e se non sono in giornata lo nascondo malissimo.
AAJ: Hai altri progetti in mente per il prossimo futuro?
M.B.: Sto cominciando a pensare a un nuovo progetto musicale, ma senza fretta, nei momenti di tranquillità continuo ad appuntare idee che dovrebbero convergere in un nuovo lavoro. Parallelamente ho in mente un progetto in duo con Raffaele Casarano completamente estemporaneo, mi piace molto la dimensione dell'improvvisazione che sfrutta i suoni dell'ambiente circostante. Intanto sto organizzando una rassegna artistico-musicale nel mio paese: Copertino (LE), la manifestazione si chiama Soundmakers ed è un contenitore di arte a tutto tondo.
AAJ: Oltre che per la musica, nella tua vita, nutri altri interessi?
M.B.: Adoro la pittura, il cinema e la lettura, impazzisco per i cartoni animati, mi piacciono le storie in generale, mi piacerebbe essere capace di fare un po' di bricolage, ma purtroppo sono un disastro e ho pochissima pazienza. Di tanto in tanto mi diletto nella produzione di birra artigianale con i miei amici copertinesi.
Foto di Riccardo Crimi (le prime quattro) e Alesse (la quinta).
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