Luciano Federighi: Forgotten Dreams

Non sorprende che, a contatto quotidiano con le storie e le musiche dei musicisti afroamericani e con - per parafrasase il titolo del suo libro Blues on My Mind - il blues nella testa, si sia messo a scrivere parole e musiche che rievocano le atmosfere notturne, grevi di fumo di tutti i tipi, legale e non, e di alcool, in cui si muovono personaggi che poco hanno a che fare con la banale normalità del sogno americano.

Al di là di quelli che sono i vivi bozzetti di vita rappresentati nelle canzoni è da rimarcare la notevole perizia di scrittura di Federighi, degna di destare l'attenzione di qualche grosso interprete. "Dream, Sometimes", o il "Gettin' Tired of the Blues" di apertura del CD sono brani che poco hanno da invidiare ai classici del genere. Il cantautore versiliese cerca di immettervi il tipico feeling afroamericano, quello di Ray Charles o Percy Mayfield, e vi riesce con la sua voce da baritono, aspra al punto giusto, roca come quella di un vero bluesman. Lo accompagna una perfetta sezione ritmica guidata dal tastierista (e spesso al pianoforte) Tony D'Amico, con ospite l'armonicista di Philadelphia Henry Schiowitz.

La musica di Federighi è di quelle che lascia il segno. Invece che sogni dimenticati merita sogni realizzati - ed un pò di attenzione, da parte degli organizzatori.

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