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Ivano Fossati: Decadancing

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Ivano Fossati: Decadancing
E' indubbio - e quasi inevitabile - che quest'ultimo lavoro di Ivano Fossati venga soppesato sulla scorta dell'annuncio che l'ha accompagnato: sarà l'ultimo, e pure il tour che parte a novembre è destinato a non avere un seguito, visto che all'indomani il cantautore ligure si ritirerà dalla professione, continuando a far musica per suo conto, ma senza più presenza pubblica. Oggi, ovviamente, non è dato sapere se tale proposito verrà rispettato, ma una cosa è certa: leggere Decadancing alla luce di quanto appena descritto sarebbe comunque un errore. Tale angolo prospettico potrà essere adottato magari in futuro, ma nel presente dobbiamo assolutamente valutare l'opera per quello che è.

Com'è, dunque, quanto vale, Decadancing? Se gli ultimi album di Fossati non avevano troppo convinto, qui sembra esserci una sia pur lieve risalita. Il problema è che, per coglierla, bisogna munirsi di sana pazienza. Il brano d'apertura, per esempio, è il più debole del disco (scelta tattica errata, quindi), per quanto, al tempo stesso, il più attinente al tema del titolo, molto felice, per parte sua, con quell'evocare una sorta di danza macabra - perché frivola, stolta, aproblematica - su una stagione della nostra storia tutt'altro che adamantina. Vi si respira un'aria troppo leggera (con tanto di coretti femminili) che ci si sarebbe attesi da uno Zucchero più che da un artista del rigore di Fossati (scelta voluta, si dirà, ma comunque sempre infelice).

Anche nella successiva "Quello che manca al mondo" non tutto fila liscio. Disturba un po' quel lead piano un po' troppo allevi-einaudiano, anche se il resto non è niente male, sia nel testo che nella musica, coinvolgente. Ciò che manca, una volta ancora (era già il limite maggiore degli ultimi due lavori, L'arcangelo e Musica moderna, e in parte anche di Lampo viaggiatore), sono quelle sospensioni, quel respiro largo ed evocativo, che appartengono al miglior Fossati. Qui tutto appare troppo diretto, a tratti quasi martellante, con quella batteria così quadrata, fino a togliere, quasi, il respiro di cui sopra.

E' d'altra parte un problema che si allarga anche a "La sconosciuta" (e del resto ad altri episodi successivi), brano che introduce quella che è la tematica centrale del disco (più di quella "civile" dei primi due pezzi), cioè l'amore, anzi proprio la coppia, tematica sdrucciolevole, su cui è facile prendere delle scivolate. Che in Decadancing, in effetti, non mancano, fin dalla pur squisita "Settembre," primo momento riconducibile al miglior Fossati, piano, voce e archi, in un clima morbido, sospeso, fortemente evocativo.

La voce è in effetti l'elemento unificatore del lavoro, un po' la scialuppa di salvataggio nei momenti in cui altri ingredienti funzionano meno. Ciò risulta evidente sia nella spiccatamente chitarristica "La normalità" che in "Laura e l'avvenire," mentre qualche raffinatezza in più si respira in "Un natale borghese," con efficace raddoppio finale del cantato col recitativo di Mercedes Martini. E' il prologo al trittico finale, che eleva decisamente il disco: la magica evaporazione di "Nella terra del vento" e della conclusiva "Tutto questo futuro," che riprendono le temperature di "Settembre" nel prezioso abbinamento voce/piano, con eleganti spruzzate d'archi (e testi più felici), e in mezzo, a sandwich, "Se non oggi," fascinosa nella sua serpeggiante danzabilità, elemento in cui dimora a sua volta il miglior Fossati (pensiamo solo a "L'angelo e la pazienza," o anche a "Mio fratello che guardi il mondo," "Italiani d'Argentina," e svariate altre vette dell'universo fossatiano), con non ornamentale coda strumentale.

Insomma: un disco con alcuni episodi notevoli, altri senz'altro discutibili, e una terra di mezzo in cui si naviga comunque non senza le proprie gratificazioni. Se non avrà un seguito, potremo sempre prendere le ultime tracce di quest'album, immaginare che siano effettivamente le ultime, cronologicamente (ciò che quasi certamente non è) e sperare che magari un ripensamento (che non per questo ci auguriamo, perché ogni scelta va rispettata) possa riprendere le mosse di lì.

Track Listing

01. La decadenza; 02. Quello che manca al mondo; 03. La sconosciuta; 04. Settembre; 05. La normalità; 06. Laura e l’avvenire; 07. Un natale borghese; 08. Nella terra del vento; 09. Se non oggi; 10. Tutto questo futuro.

Personnel

Ivano Fossati (voce, pianoforte, chitarre, flauto, armonica a bocca); Pietro Cantarelli (pianoforte, piano elettrico, wurlitzer, organo, chitarre, fisarmonica, voce); Riccardo Galardini (chitarre, dobro, vihuela); Fabrizio Barale (chitarre, E-bow); Gian Guido Ponzini (viola da gamba); Max Gelsi, Guido Guglielminetti (basso elettrico); Claudio Fossati (batteria); Mercedes Martini, Gaetano Civello (voce); Orchestra d’archi Edodea Ensemble in 10.

Album information

Title: Decadancing | Year Released: 2011 | Record Label: EMI Music


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