Home » Articoli » Lyrics » Dall'avant jazz al noise, passando per la sound art, cin...

Dall'avant jazz al noise, passando per la sound art, cinque libri per l'autunno!

By

Sign in to view read count
Mai come in questi anni è divenuto facile reperire [specialmente online] libri sulla musica pubblicati in altre nazioni, in particolare negli Stati Uniti o in Inghilterra, dove l'editoria, specialmente quella legata alle Università, è particolarmente attiva e di qualità.

Mai come in questi anni, poi, l'ostacolo della lingua è diventato - con un po' di buona volontà - meno ostico, vuoi per la familiarità con molti termini che l'uso quotidiano del web comporta, vuoi perché con una sbirciatina su Word Reference magari non si diventa dei gran traduttori, ma qualche parola più ostica si capisce.

Se vi va quindi di fare un po' di ginnastica con la lingua inglese e di aprire gli orizzonti verso pagine interessanti, abbiamo selezionato per voi cinque volumi usciti recentemente che suggeriscono idee, visioni, opinioni interessanti su argomenti diversi di carattere sonoro e musicale.

Con l'autunno alle porte, un buon libro può diventare prezioso!

Ajay Heble - Rob Wallace (editors)

People Get Ready - The Future Of Jazz Is Now!

Duke University Press, 2013, 336 pp.

Nata dall'interessantissimo programma di conferenze che ruota attorno al festival canadese di Guelph, questa raccolta di saggi è tra le letture più intense e stimolanti che chi ha voglia di ragionare sul jazz contemporaneo può trovare.

Partendo dal 1965, anno "simbolico" in cui Curtis Mayfield scriveva la canzone che dà il titolo al libro, la riflessione abbraccia in queste pagine una pluralità di temi che va dal rapporto tra coscienza politica e jazz alle problematiche sulle condizioni di lavoro dei musicisti di ricerca, passando per saggi di carattere più storico o interessanti trascrizioni di dibattiti e dialoghi tra alcuni eccellenti protagonisti della musica di oggi.

Nella prima sezione, da segnalare certamente il bel lavoro di John Szwed sul rapporto tra Duke Ellington e l'avanguardia, nonché le pagine dedicate da Eric Porter alla figura dell'immensa Jeanne Lee.

Il dibattito sulla crisi dei luoghi per la musica creativa, stimolato dalla chiusura del Tonic nel 2007, dalle conseguenti azioni dei musicisti e dalla specifica presa di posizione del chitarrista Marc Ribot costituisce la parte centrale del libro ed è tra le più interessanti, non solo per la puntualità di alcuni interventi [uno su tutti quello della studiosa Tamar Barzel], ma anche perché dà conto di iniziative e dinamiche - sia a New York che in Canada - che evidenziano una serie di forti problematicità in parte [mutatis mutandis] non dissimili da quelle che si trovano anche in Europa e in Italia, quasi costituendo un interessante complemento ad alcuni argomenti che hanno animato la calda estate del jazz di casa nostra, compresa la nostra inchiesta sui Festival.

Alcune belle foto di Thomas King preludono all'ultima parte del libro, quella più proiettata verso il futuro e che si pregia della prosa di Greg Tate - sua la riflessione sul jazz nero nell'era digitale - della celebrazione a più voci dell'AACM e del dibattito tra due artisti che non si accontentano di essere dei fuoriclasse come musicisti, ma che sono anche tra i pensatori più profondi di questi anni, Vijay Iyer e DJ Spooky.

Un libro da tenere sempre sotto mano, da consultare, da discutere, la prova stampata che un certo tipo di musica afroamericana [quella che meno vuole arrendersi alla classicizzazione e commercializzazione e che mantiene viva la sua componente politica] è ancora viva e ricchissima di spunti per il nostro domani. Che è già oggi.

Cathy Lane - Angus Carlyle

In the Field - The Art of Field Recording

Uniformbooks, 2013, 236 pp.

È dedicato invece all'universo dei field recordings questo libro curato da due studiosi che gravitano intorno al Creative Research in Sound Arts Practise della University of the Arts di Londra.

I due autori scelgono la forma dell'intervista per approfondire ad ampio raggio tutti gli aspetti della registrazione di suoni ambientali, pratica che dalla sua origine documentativa e etnomusicologia si è espansa fino a abbracciare mondi e necessità artistico/tecniche anche molto differenti.

Ecco quindi che le domande vanno da come l'artista si è avvicinato ai field recordings alle problematiche della presenza dell'artista nell'ambiente stesso, passando da curiosità tecniche a riflessioni di più ampio carattere "filosofico".

Rispondono ben 18 artisti, che vanno da nomi consolidati come quelli dell'etnomusicologo Steven Feld o di compositrici come Annea Lockwood, Hildegard Westerkamp o Christina Kubisch fino a figure legate generazionalmente a altre pratiche [pensiamo a AGF/Antye Greie o a Francisco Lòpez], passando per nomi meno conosciuti, ma non meno capaci di stimolare filoni di riflessione, uno su tutti Ian Rowes.

Che sia un'esperienza d'ascolto il più possibile "oggettivata" oppure solo uno dei tanti strumenti di cui lo sperimentatore sonoro oggi dispone [ad esempio come fonte per campionamenti], la relazione con il suono degli ambienti è argomento fascinosissimo e che apre mondi davvero sfaccettati tra musica, arte, sociologia e filosofia.

Il pregio di questo libro è quello di raccontarci il lavoro del 18 intervistati in modo scorrevole e di aprirci molte porte verso questi mondi.

Dan Lander - Micah Lexier (editors)

Sound by Artist

Blackwood Gallery/Charivari Press, 1990/2013, 372 pp.

Per gli appassionati di sound art, ma direi proprio anche per tutti, imprescindibile è la ristampa/facsimile di un libro importante come Sound By Artist, uscito originariamente nel 1990 per merito della canadese Art Metropole.

Rispetto all'originale manca il flexidisc di Christian Marclay e la copertina in braille non è più a rilievo, ma nonostante il passare degli anni, i tanti contributi contenuti nel libro non perdono di interesse.

Sono infatti ben trentadue i contributi, che spaziano dall'intervista al saggio, dalla partitura al testo artistico, affrontando temi come la cultura delle audiocassette e il copyright [il lavoro di Donal McGraith è in questo senso al tempo stesso inattuale e stimolante], l'ascoltare, il rumore, il cut and paste e così via.

Non mancano John Cage, Alvin Lucier [sia intervistato che con il testo della seminale I Am Sitting in a Room], Bill Viola, Max Neuhaus, Annea Lockwood e Murray Schafer, Douglas Kahn e Stelarc in uno stimolante prontuario da leggere, rileggere, consultare, appuntare, tenere sempre sotto mano.

Il dialogo tra arte e suono è incessante fonte di sorprese e riflessioni!

Holly Rogers

Sounding the Gallery - Video and the Rise of Art-Music

Oxford University Press, 2013, 237 pp.

Decisamente più specialistico, ma non per questo meno stimolante, è - sempre rimanendo in tema di sound art, questo recentissimo lavoro della studiosa inglese Holly Rogers, che utilizza con grande flessibilità strumenti che vengono da discipline come la storia dell'arte, la musicologia, il cinema, il video e la performance.

In copertina la celebre immagine della violoncellista e performer Charlotte Moorman impegnata nel Concerto for TV Cello di Nam June Paik ci racconta già qualche importante punto di partenza, perché la chiave di tutto il lavoro della Rogers è quella di riconsiderare la video art da una prospettiva fortemente musicale, a partire dalla sua natura di opera basata sul tempo.

Ne nasce così una intrigante rilettura della temperie sperimentale newyorkese della seconda metà degli anni Sessanta, una ridefinizione dello stesso spazio performativo e del rapporto tra performer e spettatore, laddove le ricerche dell'avanguardia musicale e quelle dell'avanguardia performativa trovano un fenomenale terreno di confronto.

Scorrono nelle belle pagine del libro le vicende artistiche di Bill Viola e Bruce Nauman, John Cage, Andy Warhol, ma anche Bjork, che pur essendo cronologicamente di molto posteriore, viene citata per l'interattività del progetto Biophilia. Un lavoro, quello della Rogers, che alla fine non riesce forse a fare quadrare il cerchio, ma che attiva ulteriori prospettive storico/tecniche e che ci ridona la vivacità di molte performance che il passare del tempo ha a volte ingiustamente banalizzato solo come provocazioni.

Michael Goddard - Benjamin Halligan - Nicola Spelman (editors)

Resonances - Noise and Contemporary Music

Bloomsbury, 2013, 378 pp.

Chiudiamo questa nostra breve panoramica con un'altra densa raccolta di saggi, questa volta a cura di alcuni studiosi dell'università inglese di Salford/Manchester e dedicata al rapporto tra rumore e musiche contemporanee.

Partendo dalla considerazione che il rumore è sempre stato inteso in musicologia come una sorta di elemento comunque di rottura e antiestetico, quasi "esterno" al discorso, gli autori qui rovesciano completamente la prospettiva arrivando nell'introduzione a sostenere [consci della provocazione, ma non troppo esagerando alla fin fine] che "il rumore, la dissonanza, il feedback, l'atmosfera e il suono ambientale, i sibili e le distorsioni, e così anche l'applicazione e l'esplorazione del rumore nella e attraverso la musica, ha determinato in modo preponderante gli esiti della musica popolare a partire dagli anni Sessanta".

Il rumore ritrova qui quella centralità "politica" che già Attali gli riconosce nel celebre Rumori e che un'intera comunità di sperimentatori continua a sostenere, uno su tutti Mattin. La sua presenza consente qui di problematizzare in modo radicale le stesse questioni del significato nella popular music e anche nella sfera della composizione contemporanea.

Diviso in quattro parti, il libro contiene lavori sugli albori del rock inglese e sugli Einzurstende Neubauten, su un "classico" come Metal Machine Music e su Xenakis, sul punk russo e su Philip Jeck, solo per dirne alcuni. Tutto quello che avreste voluto sapere sul rumore e non avete mai osato chiedere, se non tappandovi le orecchie!

Buona lettura a tutti!

Comments

Tags


For the Love of Jazz
Get the Jazz Near You newsletter All About Jazz has been a pillar of jazz since 1995, championing it as an art form and, more importantly, supporting the musicians who create it. Our enduring commitment has made "AAJ" one of the most culturally important websites of its kind, read by hundreds of thousands of fans, musicians and industry figures every month.

You Can Help
To expand our coverage even further and develop new means to foster jazz discovery and connectivity we need your help. You can become a sustaining member for a modest $20 and in return, we'll immediately hide those pesky ads plus provide access to future articles for a full year. This winning combination will vastly improve your AAJ experience and allow us to vigorously build on the pioneering work we first started in 1995. So enjoy an ad-free AAJ experience and help us remain a positive beacon for jazz by making a donation today.

More

Jazz article: The 4th of July
Jazz article: Sassy from SuperBlue

Popular

Get more of a good thing!

Our weekly newsletter highlights our top stories, our special offers, and upcoming jazz events near you.