Erika Dagnino - Stefano Pastor: Cycles

Decisamente più intrigante, dal punto di vista della fruibilità, la soluzione adottata dal violinista genovese Stefano Pastor (da poco protagonista di Uncrying Sky) e dalla poetessa Erika Dagnino, che propongono un’alternativa intelligente alla difficile convivenza tra due arti tanto distanti. Il nucleo concettuale di Cycles, opera edita dall’inglese Slam, è quello di mantenere sostanzialmente separati i due piani discorsivi, ognuno relegato entro il proprio spazio di competenza canonica: la musica nel cd, i testi nel libretto che lo accompagna.

Il risultato, a mio parere, premia tale scelta, valorizzando lo splendido rigore intellettuale e la magnifica inquietudine solitaria delle improvvisazioni di Pastor, accompagnato solo nella prima traccia dalla batteria di Maurizio Borgia e nelle successive da qualche spruzzo di overdubbing. Il violino palpita, si contorce dolorosamente, sembra quasi di vederlo sanguinare tra le braccia crudeli di Pastor, sembra di sentirne vibrare la lenta agonia timbrica. È musica di concetto, certo, improvvisazione senza compromessi, ossessiva per certi versi, ma che riesce comunque a ferire, lacerare, tagliare.

All’ascoltatore resta il compito, ma non il dovere, di rintracciare i nessi tra improvvisazione, composizione e parola scritta, di scandagliare il libretto e avvicinarsi al peculiare modus operandi del duo, dettagliatamente illustrato nelle partiture-poesie che accompagnano il disco. Forse addentrandosi nei versi contorti della Dagnino, nei flussi di coscienza privi di punteggiatura e nelle violente allitterazioni, chi ascolta avrà la possibilità di scovare ulteriori significati e prospettive inedite. Forse, ma non necessariamente.

“For interior voice, musical instruments and objects”, recita con splendida formula il sottotitolo del disco.

Visita i siti di Stefano Pastor e Erika Dagnino.

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