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Don Cherry: Copenhagen 1963 & Hilversum 1966
ByGià questi pochi dati ci fanno capire (malgrado una presa di suono magari non immacolata) l'importanza di quest'ora di musica. Al tempo delle registrazioni in questione, il NYCF aveva appena inciso (23 agosto e 12 ottobre) il materiale per Consequences, primo atto di una discografia fin troppo sparuta, così come ancor più misero è quanto disponibile del quintetto di Cherry con Gato Barbieri e soci, limitandosi ai soli live al Café Montmartre di Copenhagen (marzo '66), se non vogliamo annetterci anche la coeva Symphony for Improvisers, il cui organico (settetto) ingloba peraltro i soli Gato e Karl Berger.
Passando alla musica in quanto tale, soffermiamoci anzitutto sull'aspetto tematico. Il trittico di brani del '63 alterna la firma di Cherry con quelle di Ornette e Monk; solo che il colemaniano "Emotions" ha uno sviluppo pieno, con ottimi assoli del trombettista e di Shepp (viscerale e grumoso come suo costume), laddove "Monk's Mood" (neanche tre minuti) è di fatto una pura esposizione del tema. La spiccata impronta ornettiana è del resto palpabile anche nel cherryano "Consequences," che oltrepassa il quarto d'ora e in cui si segnala un nuovo intervento della famigerata pocket-trumpet, su un fondale particolarmente mobile (specie grazie al contrabbasso). Belle le dinamiche, ravvivate di continuo, con accensioni e distensioni in sequenza.
Una qualità d'incisione più opaca ci accoglie subito nel primo dei due brani olandesi del '66, "Exodus," ancora di Cherry, prima che le polveri si accendano in tutta la loro vivezza nella lunga suite che completa la seduta, giustapponendo un tema nuovamente del trombettista (preponderante, per durata) con altri due, entrambi di Mongo Santamaria, il primo dei quali, "Afro Blue," fortemente legato all'iconografia coltraniana. Ovunque è un bell'intersecarsi, al guado di continui voltapagina, tra due diversi lirismi quali quello più naïf di Cherry, in cui gioco e dramma si mischiano inscindibilmente, e quello più rapsodico, voluminoso di Gato, che lirico era già a piene mani, a dispetto di quanto sostenuto da alcuni, forse troppo univocamente sintonizzati sulle lunghezze d'onda di In Search of the Mistery (marzo '67).
Certo, l'uomo di Rosario non risparmia ispidità al calor bianco (rimanendo peraltro sempre assai lontano dai ruvidi, grumosi turgori sheppiani, e qui sta in fondo il maggior punto di distacco dai brani danesi), mentre Cherry è sempre lì, con la sua dinoccolata, sofferta olimpicità (non suoni come un contrasto in termini), con un basilare ruolo equilibratore giocato da Karl Berger, sapientemente diviso tra piano e vibrafono, entro un germinare di strutture aperte quanto palpabili, di fatto empatiche, sciorinate in tempo reale.
Che il disco sia largamente consigliabile, a questo punto l'avranno capito anche i sassi.
Track Listing
01. Emotions; 02. Monk's Mood; 03. Consequences; 04. Exodus; 05. Suite (For the Children / Afro Blue / I Remember Clifford).
Personnel
Don Cherry
trumpetDon Cherry (tromba) con: John Tchicai (sax alto), Archie Shepp (sax tenore), Don Moore (contrabbasso), J. C. Moses (batteria) nei brani 01/03; Gato Barbieri (sax tenore), Karl Berger (vibrafono, piano), Bo Stief (contrabbasso), Aldo Romano (batteria) nei brani 05/06.
Album information
Title: Copenhagen 1963 & Hilversum 1966 | Year Released: 2011
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