Noah Preminger Rob Garcia Dead Composers Club: Chopin Project

Quartetto a doppia firma, questo "club dei compositori morti," con Noah Preminger che ribadisce la sua predilezione per l'organico a quattro, ma agisce qui con una chitarra al posto della tromba (Jason Palmer), confermando peraltro al contrabbasso Kim Cass. Del resto il gruppo, come detto, non è solo suo, con Rob Garcia che—a voler completare il confronto con le ultime incisioni di Preminger antecedenti a questa, che risale all'estate 2017—rileva Ian Froman. Più o meno equamente divisi fra i due coleaders anche gli arrangiamenti delle pagine chopiniane scelte per l'occasione.

Il nome del dedicatario, d'altra parte, non deve trarre in inganno. Sorprende un po,' semmai, vista la pienezza, anche la muscolarità, non di rado, della musica di Preminger (proprio a partire dal timbro affermativo e robusto del suo tenore), ciò che non fa difetto neppure in questo album, sempre denso, rotondo, senza particolari pause di riflessione o ripensamento (anche se abbondano le staccature medio-larghe). Un lavoro jazzistico dalla testa ai piedi, quindi, sempre su quel crinale di post-bop revisited che segna l'estetica premingeriana. Solo che qui il rimpiazzo della tromba con la chitarra non lo premia particolarmente e la musica, lungo quel crinale, finisce per pendere più che nei precedenti lavori del tenorista del Connecticut verso la sponda mainstream più che verso quella revisited.

Tutto ciò pur sempre parlando di un disco ottimamente suonato e impaginato. Manca semmai solo un briciolo di originalità (e magari di varietà timbrico-climatica), che forse anche l'impresa in sé (rileggere Chopin lungo tracciati estetico-espressivi a lui sostanzialmente estranei) avrebbe richiesto.

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