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Marius Neset: Birds
ByRicomponendoci per quanto possibile, scriviamo oggi per festeggiare lo splendido nuovo lavoro del sassofonista norvegese Marius Neset, già descritto da più fonti come il miglior talento sassofonistico norvegese dopo Jan Garbarek e - comunque - dagli anni Sessanta a questa parte. Il signor Neset, oggi residente in Danimarca, ci aveva già fatto allungare ampiamente le orecchie un paio di anni fa quando apparve sulle scene con un encomiabile Golden Explosion, secondo suo lavoro benedetto dal suo maestro e mentore, sua maestà Django Bates, presente esso stesso nel disco. Lo stesso Bates si era ben presto accorto delle potenzialità del nordico, tanto da chiamarlo a far parte stabile del suo inarrivabile Human Chain Project.
Neset ha tecnica da vendere (più vicina però semmai agli stilemi di Micheal Brecker o di Wayne Shorter piuttosto che a quelli del più riconoscibile Garbarek), grandi capacità compositive e di arrangiamento ma, quel che più conta, sembra proprio aver fatto sue le filosofie sonore di Bates, specialmente per ciò che riguarda tempi, ritmiche e architetture. Fresca, aperta, divertente, costruttiva, creativa, la sua scelta musicale è davvero di quelle capaci di influenzare e affascinare. Accanto al giovane leader, un quartetto di grandi capacità con Ivo Neame al pianoforte, Jim Hart al vibrafono, Jasper Høiby al basso e Anton Eger alla batteria. Tutti portano alto il senso di brillantezza di un sound "jazzy" sempre positivo e propositivo nobilitando lo spessore qualitativo del leader. E troviamo sostanzialmente corrette le parole dei recensori del vecchio lavoro, quando sostenevano che "se il buon giorno si vede dal mattino..."
I "Birds" qui, infatti, volano alto in senso lato... ma è davvero il groove che colpisce a fondo, ammantando il lavoro di una sorta di magica densità orchestrale collettiva. Zappa, già nei pensieri di Bates, occhieggia sicuramente felice, sicuro di aver conquistato un nuovo adepto capace di uno strepitoso controllo dello strumento, con efficaci salti di registro e fascino ritmico davvero eclettico anche nei travolgenti assoli di molti brani del disco.
Il fatto che non sia "americano" è poi un'inaspettata ciliegina sulla torta.
Insomma... quattro stelle?
Sì. Quando ci vuole, ci vuole.
Smettete di leggere e andate a cercarvi questa piccola perla. Non sarà un capolavoro definitivo ma è di sicuro musica che mette a posto lo spirito e vi farà battere forte il piede.
Marius Neset è certamente uno dei nomi più interessanti della musica europea di questi anni. Virtuoso, energetico e creativo. Un orgasmico viaggio nel jazz moderno con per di più i rimandi corretti al folk delle sue origini. Beh?
PS: Anche il finale "Fanfare," fa saltare sulla sedia quanto il brano iniziale. Tenetevi forte e buon divertimento.
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