Alex Cline's Flower Garland Orchestra: Oceans of Vows

Un lavoro singolare e affascinante. Grazie a un finanziamento della Shifting Foundation Alex Cline ha scritto e registrato un'ambiziosa suite, che si presenta in un doppio compact di raffinata eleganza. Due ore di musica ispirate all'Avatamsaka Sutra (in inglese Flower Garland Sutra), uno dei massimi testi della tradizione buddhista e a versi del monaco vietnamita Thich Nhat Hanh. Estratti di queste opere vengono recitati all'interno di alcune esecuzioni strumentali.

L'organico che esegue è composto da 13 musicisti diretti dalla pianista Vicki Ray e vede una presenza quasi esclusiva di tastiere, strumenti percussivi e a corde: tra questi ultimi troviamo due chitarre elettriche (G.E.Stinson e Nels Cline, il gemello di Alex), la presenza significativa dell'erhu, il cosiddetto violino tradizionale cinese, e di altri cordofoni orientali (zhonghu, zheng, qin) suonati dal maestro Chi Li.

Suoni di strumenti etnici e contemporanei (tastiere elettriche, synth e il violino elettrico di Jeff Gauthier) creano un'affascinante relazione di elementi molto distanti, sia dal punto di vista geografico/culturale che temporale. In alcuni brani (soprattutto nel primo CD) è dominante una dimensione estatica prettamente orientale, con suoni di gong e altri strumenti che si dilatano nello spazio creando un supporto alla voce recitante della soprano Areni Agbabian. In altri l'estetica occidentale e contemporanea ha un peso rilevante ed è espressa stilisticamente in libere improvvisazioni cameristiche e in occasionali riferimenti al jazz e al progressive rock degli anni settanta: quest'ultimo aspetto è centrale nel concitato "The Incalculable" dominato dall'organo di Wayne Peet.

In altre parti l'integrazione tra oriente e occidente trova un magico equilibrio. Accade ad esempio nel lirico ed evocativo "Interbeing" che dopo l'esposizione vocale del tema presenta gli interventi di Nels Cline alla chitarra elettrica, Will Salmon al flauto (l'unico strumentista a fiato in organico) e Maggie Parkins al violoncello. E, in forme ancor più coinvolgenti, nel lungo e ipnotico "The Ten Great Aspirations of Samantabhadra Bodhisattva."

Nelle note di copertina il sassofonista Peter Kuhn—praticante come Cline di buddhismo zen—illustra gli intenti dell'autore. Ci assicura che la suite non è un'operazione di facciata o una superficiale vetrina di spiritualità: il batterista ha inteso "fondere la musica con il Dharma in un modo che rispetta quelle fonti ancestrali." Secondo noi c'è riuscito in pieno, esaltando la dimensione sacrale della musica in quanto parte del fluire della vita: multiforme, inarrestabile e impermanente.

Oceans of Vows è un'opera inventiva, poetica e ricca di suggestioni che può essere fruita a differenti livelli di approfondimento e partecipazione.
Credo sia chiaro: non è musica per meditatori in stile New Age.

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