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Joe Zawinul - Absolute Ensemble: Absolute Zawinul

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Joe Zawinul - Absolute Ensemble: Absolute Zawinul
Il connubio fra improvvisazione e accademia non è mai stato semplice, checché ne dicano coloro che citano, un po' a sproposito, l'improvvisazione così come praticata nella tradizione accademica europea fino alle estreme propaggini del Romanticismo, e che dimenticano come radicalmente sia diversa l'improvvisazione codificata dal Canone africano-americano, soprattutto nei suoi legami non con una tradizione scritta bensì con una orale.

Esperimenti come la cosiddetta Third Stream si sono presto ridotti a inerti involucri strutturali, gabbie eleganti e spesso intelligenti, difficili però da riempire. E forse più interessanti si sono dimostrati, invece, i molti tentativi operati non tanto da improvvisatori (bisogna risalire all'affascinante e sottovalutato "West Coast jazz" per riscontrare un genuino e vitale bisogno di coniugare scritto ed orale), quanto da autori e interpreti di formazione accademica, ma dagli orizzonti vasti, che negli ultimi tre decenni, abbandonando gli elitari e vani contorsionismi dell'eurocentrismo, si sono sforzati di estrarre dalle secche la malandata imbarcazione musicale occidentale: da Michael Torke agli esponenti (ormai, certo, non più giovanissimi) di Bang on a Can a Michael Daugherty e numerosi altri, è dal mondo dell'accademia così come vissuta nel Nuovo Mondo, nei Nuovi Mondi, che sono giunti segnali di vitalità, di interesse ad andare oltre steccati ormai completamente inutili ed imbelli.

L'Absolute Ensemble, creatura di Kristjan Järvi (eccellente direttore d'orchestra estone, il più giovane esponente di una dinastia di superbi interpreti musicali), è uno di tali segnali. Forse non è casuale che a dargli vita sia un giovane e incontenibile artista estone, proveniente da quel mondo baltico che, a lungo represso sotto il tallone dell'Unione Sovietica, oggi cerca di riconquistare il tempo perduto con un senso di curiosità ed eccitazione sconosciuto ai più pigri e autoreferenziali europei comunitari.

L'Absolute Ensemble è una formidabile orchestra da camera che opera secondo una conventio ad includendum: i suoi componenti, assecondando i desideri del leader, hanno una solidissima, spesso eccezionale formazione accademica, in un contesto, però, di totale apertura culturale. Il gusto per l'avventura e per l'esperienza nuova purché creativa, la curiosità intellettuale hanno reso ogni membro dell'Absolute Ensemble versato in più linguaggi della contemporaneità: accademia eurocentrica e post-eurocentrica, sperimentalismo, jazz, hip-hop, rock, musiche etniche. Da Schönberg a John Adams, passando per Bach, Abdullah Ibrahim, Paquito D'Rivera, Frank Zappa, il tango, il samba, Marcel Khalife e le musiche mediorientali, l'Absolute Ensemble è per le culture musicali del XXI secolo quello che la London Sinfonietta è stata, più in piccolo e meno coinvolgentemente, per le nuove avanguardie europee degli ultimi quattro decenni del XX secolo.

L'incontro fra Kristjan Järvi e Joe Zawinul non deve perciò sorprendere. Esso avviene sul finire della vita del celebre musicista austriaco di origine rom-ungherese e, a ben vedere, "Absolute Zawinul" non ha nulla del tributo più o meno dolente e nostalgico, è piuttosto un'eulogia che, per le curiose coincidenze del destino, assume anche le vesti di un vitalissimo testamento da parte di un musicista incapace di arrendersi alla morte.

Non vi è nulla in quest'opera discografica, infatti, che esali il flebile e languido respiro del ricordo; assieme a Järvi, Zawinul sceglie otto composizioni di empito fluviale: "Bimoya" (apparso in precedenza in un'incisione come My People), "Sultan" (da Stories of the Danube), "Great Empire" (da Dialects), "Peace" (ancora da Dialects), "Good Day" (da Faces and Places), "The Peasant" (da Domino Theory dei Weather Report), "Ballad for Two Musicians" (che Zawinul aveva scritto per un album del percussionista Trilok Gurtu, Crazy Saints, del 1993) "Ice-Pick Willy" (da Sportin' Life dei Weather Report) e le trasforma in una sorta di manifesto per un nuovo esperanto, in cui confluiscono non tanto le esperienze di un artista cosmopolita, ma di un cittadino del mondo le cui radici sono in un'Europa - fra un Occidente ancora lambito dal Danubio e dalla memoria austroungarica e quei Balcani affacciati sul vicino Oriente ancora intriso dell'Impero Ottomano - della cui scomparsa egli è ben cosciente.

Il mondo la cui mappa musicale Zawinul disegna e contribuisce a disegnare, è quello del post-colonialismo: come nell'emancipazione per gli ebrei dopo la Rivoluzione Francese, la voce di molti popoli oggi si eleva in una travolgente, caotica, liberatoria ansia espressiva e creativa, di cui il compositore e tastierista si fa cantore ed interprete. Egli filtra tale ricchezza linguistica attraverso il processo multiculturale derivatogli dall'esperienza a contatto del jazz e della musica improvvisata africana-americana: con l'eccezionale chitarrista, compositore e arrangiatore dell'Absolute Ensemble, Gene Pritsker (autore di un lavoro che è persino riduttivo definire straordinario), conferisce una sontuosa e travolgente veste orchestrale a questa sorta di esperanto musicale (basti ascoltare pagine di squisita preziosità timbrica come "Sultan," "Great Empire" e la toccante "Peace," o la festosa "Good Day" dagli echi gospel o, ancora, la torrenziale "Ice-Pick Willy").

Grazie a Pritsker, Järvi (che offre una prova direttoriale entusiasta ed entusiasmante) e all'Absolute Ensemble l'operazione riesce senza rigidità o falsi spontaneismi: la gioia del "fare musica" è così evidente e palpabile che ogni pagina sembra nascere sul momento, trascinata da un'enfasi giubilante che, quasi miracolosamente, non ha nulla di retorico o congestionato. Zawinul, per l'ultima volta, interpreta e riassume in un'unica, generosa e appassionata orazione, i dialetti del mondo e trova nell'Absolute Ensemble un megafono altrettanto appassionato e generoso e dotato di un virtuosismo strumentale incomparabile (una mezione speciale va fatta per lo straordinario lavoro del batterista Damien Bassman e del percussionista Pablo Rieppi, per la sezione d'archi guidata dal geniale Vesselin Gellev, per il bassista Mat Fieldes e per il trombettista Charles Porter, ma ogni singolo musicista meriterebbe, in effetti, un elogio a sé, fra cui, naturalmente, gli idiomatici componenti dello Zawinul Syndicate).

Non ha senso nemmeno provare a criticare questa musica, la cui raison d'être è in un commovente, spirituale embrassons nous che costituisce la Sinfonia del Nuovo Mondo dei nostri tempi.

Visita i siti di Joe Zawinul e dell'Absolute Ensemble.

Track Listing

01. Bimoya; 02. Sultan; 03. Great Empire; 04. Peace; 05. Good Day; 06. The Peasant; 07. Ballad for Two Musicians; 08. Ice Pick Willy.

Personnel

Joe Zawinul
keyboards

Joe Zawinul, tastiere, vocoder; Kristjan Järvi, direzione; Absolute Ensemble: Vesselin Gellev, Neela de Fonseka, Eddie Venegas, Gregor Huebner, violini; Edmundo Ramirez, viola; Michael Block, violoncello; Mat Fieldes, Jay Elfenbein, basso acustico ed elettrico; Hayley Melitta Reid, flauto e ottavino; Keve Wilson, oboe e corno inglese; Michiyo Suzuki, sassofono e clarinetto; Marianne Gythfeldt, clarinetto; Martin Kuuskmann, fagotto; Damian Primis, controfagotto; Charles Porter, tromba; Ann Ellsworth, corno francese; Michael Seltzer, trombone; Damien Bassman, batteria e percussione; Pablo Rieppi, John Ostrowski, percussioni; Matt Herskowitz, pianoforte e tastiere; Gene Pritsker, chitarra elettrica; Sabine Kabongo, voce; Allegre Corrêa, chitarra e voce; Aziz Sahmaoui, percussioni, voce, guimbri; Jorge Bezerra, percussione; Paco Séry, batteria, percussioni, kalimba; Linley Marthe, basso elettrico

Album information

Title: Absolute Zawinul | Year Released: 2010 | Record Label: Intuition


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