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10 CD nel CD-Player di... Claudio Fasoli

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01. Steve Lehman. Ascolto con interesse consolidato questo compositore-altista. Anche se non è un musicista di riferimento prioritario per me, ugualmente mi intriga il suo concetto solistico e compositivo a largo raggio, con modi innovativi quanto basta. Sul piano compositivo, col suo ottetto ha portato a realizzazione una bellissima idea di uso degli strumenti abbastanza anticonvenzionale, con una ricchezza di destabilizzanti scelte ritmiche, e una rischiosissima (esteticamente) scelta coloristica. Anche in Trio (Dialect Fluorescent Pi Recordings) è sempre interessante.

02. Conosco Tomasz Stanko da tantissimo tempo ma ho avuto una sola occasione di invitarlo a suonare. La sua idea musicale viene perseguita con coerenza da sempre, e anche se certo non è un virtuoso della tromba, certamente è ampiamente riconoscibile sia come fraseggio che come suono. Resta molto convincente come esempio di "drammaturgia controllata," cioè di gestione di allarmanti contrasti all'interno di composizioni apparentemente quiete: è un modo affascinante e inesauribile di smuovere dinamiche all'interno della successione dei brani.

03. I CD di Konitz con Meldhau e Charlie Haden in trio e in quartetto con Motian aggiunto ormai sono tre e ognuno di essi presenta musica straordinaria. Qualcuno forse dirà "sono i soliti standard". Ma ascoltiamo questi standard e scopriremo l'incredibile creatività di tutti i musicisti coinvolti. Ma come, non lo sapeva ?? si chiede qualcuno a mio riguardo. Naturalmente lo sapevo, dato che ascolto Lee Konitz fin da bambino, ma qui trovo che gli equilibri e la saggezza formale non vengono compromessi da un esilarante e continuo balenio di creatività estrema, e soprattutto Meldhau ne è il responsabile trascinatore, sempre sorprendente.

04. Without a Net è l'ultimo CD di Shorter, che raccoglie registrazioni live. Il sistema di dare spazio a introduzioni improvvisate per arrivare a brani scelti estemporaneamente cui seguono anche code improvvisate toglie il baricentro di sicurezza e le acrobazie del quartetto"senza rete" sono sempre più ricche di sorprese e soluzioni musicali coinvolgenti. Regnano i pedali di aggancio dove la musica si muove con grande scioltezza e Shorter sa sempre mettere la nota on top, un po' come faceva Miles sull'uragano ritmico del quintetto al Plugged Nickel. Bella musica dove brilla come sempre il suono di Shorter, ricco di espressività inesauribile.

05. Cose meno recenti, tipo il Quintetto di Davis con Coltrane, Garland, Chambers, e Philly Jo Jones, danno il senso delle radici, della forma, dell'eleganza, del suono, della misura e dei vertici emozionali raggiungibili con il controllo del materiale sonoro. L'illusione poetica di realizzare musica o arte in genere abbandonandosi all'urgenza delle emozioni e basta, non sempre porta i frutti sperati e questi esempi storici straordinari oltre a colpire e emozionare a distanza di oltre 60 anni, sanno educare e creare una saggio rispetto della conoscenza profonda del linguaggio e della consapevolezza delle scelte melodico-armoniche e melodico-ritmiche.

06. Claude Debussy. Michelangeli suona i due volumi dei Preludes e raggiunge vertici interpretativi forse mai poi eguagliati. La maledizione del soprannome "impressionista," che Debussy ha sempre rifiutato, ha veramente compromesso l'atteggiamento di ascolto nei confronti di questo grandissimo compositore a cavallo del secolo. La sua musica è veramente unica e irripetibile, ricca e imprevedibile, armonicamente sviluppata in modo originalissimo, difficile non riconoscerla immediatamente all'ascolto delle prime note. Impressionista sembra decretare la poca sostanza della musica. Ma se non badiamo ai titoli, che sono sì impressionisti, ed ascoltiamo la musica per bene, allora scopriamo un universo incontenibile di rarità preziose e originali, di trascinanti cascate di note e infinite soluzioni sempre inaspettate. Michelangeli di questa musica ha fatto un monumento che non ha fine.

07. Ligeti era un nom, frequentato solo tangenzialmente durante i concerti fatti insieme alla ODAI di Brunello. Ora lo conosco meglio e "Lux Æterna" mi ha portato oltre i confini e mi ha fatto apprezzare molti altri risvolti possibili che la musica può adottare quando gestita da un forte e originale temperamento. Sono mie curiosità che vengono saturate da risposte innovative e assai emozionanti.

08. Bill Evans è un altro grande che ascolto volentieri, quasi uno sguardo indietro di consolidamento e riaffermazione della novità di un certo passato. Profondità di suono e di tocco me lo rendono sempre inatteso e sapiente, corposo ma mai volgare. Da capire e da ascoltare meritatamente.

09. J.S.Bach. Quando si ascolta la radio e lo si incontra per caso, senza saperlo, il suo pensiero musicale ci porta a lui e a riconoscerlo: una spanna sopra molti suoi contemporanei, più legati alla formula e all'accademia, la sua tendenza al rischio estetico e alla occasionale dissonanza ricercata e voluta ce lo rendono sempre fonte di arricchimento. Grandissimo e inesauribile, resta per me forse il più grande ed eterno. A volte lo dimentichiamo, ma se lo riascoltiamo allora lo sappiamo.

10. Alban Berg non gode certo dell'amore che merita . Il concerto per violino e orchestra inizia con una sequenza di quarte sovrapposte, cioè l'accordatura del violino, che ci porta subito a contatto con un mondo musicale caratterizzato da poesia innata e profonda. Malgrado la scrittura seriale possa risultare ostica a qualcuno, Berg sempre ha saputo mantenere e proteggere il suo carattere disponibile a sentimenti palesi, piegando a questa sua profondità emozionale anche la scrittura dodecafonica esigente e a volte condizionante. Lo spessore dell'orchestrazione non fa che confermare il senso dell'armonia, dello sviluppo e del suono immenso che la penna di Berg sapeva creare.

Foto di Roberto Cifarelli.


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