Judy Niemack: What's Love?

Potrebbe non essere gentile iniziare questa recensione ricordando l'età della signora Niemack ma per un'artista ancora così attrattiva ed efficace, l'imminenza dei settant'anni non rappresenta un problema.
La cantante californiana mantiene la sua cifra espressiva, aggiungendo nuove ombreggiature vocali e un incedere più intimo e colloquiale, come evidenzia in questo disco.
Come altri recenti progetti il lavoro ha subito un arresto per le restrizioni sociali della pandemia che ha fatto saltare la presentazione al Village Vanguard tre anni fa.

La successiva registrazione nei Van Gelder Studios e la compagnia di eccellenti partner portano a un ottimo consuntivo. Dei tredici brani in scaletta dieci sono originals che Judy ha scritto da sola o con altri.
Il percorso scorre con grazia a ricercatezza, alternando blues lenti, temi swinganti, due standard ("For All We Know" e "Born To Be Blue") e lasciando ampio spazio al valore dei notevoli partner, in particolare Peter Bernstein, il pianista Sullivan Fortner e il sassofonista Eric Alexander, ospite in un brano.
Il colloquiale feeling della cantante californiana caratterizza brani melodicamente non memorabili ma ben costruiti: "I'm Moving On," "With You," "Let Life Lead You," "I'll Love Again." Più vicini alla tradizione del canto jazzistico le belle reinterpretazioni dei due standard e l'avvincente blues d'apertura "Feelin' It In Your Bones." Le ultime considerazioni sono per Sullivan Fortner (che caratterizza "Blues That Soothe My Soul" e "For All We Know") e Peter Bernstein (particolarmente incisivo in "Feelin' It In Your Bones" e "Born To Be Blue").

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