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Riccardo Tesi A Sud di Bella Ciao

Riccardo Tesi A Sud di Bella Ciao

Courtesy Gabriele Acerboni

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Pistoia
Spazi Aperti 2021
Fortezza S. Barbara
10.6.2021

Nel 2014, in occasione del cinquantesimo anniversario dello storico e tumultuoso spettacolo al festival di Spoleto, fu commissionato a Riccardo Tesi un omaggio a Bella Ciao, la raccolta di musiche popolari che nel 1964 aveva aperto la stagione del "folk revival." Il musicista pistoiese, maestro nell'unire la tradizione e la modernità, realizzò un progetto tanto filologico, quanto consapevole del mezzo secolo trascorso, che vide la luce in un eccellente CD e che, soprattutto, ha poi girato per anni non solo l'Italia ma tutta l'Europa, rinverdendo il ricordo di un epoca di canti politici, di lavoro, di memoria del nostro Paese.

Così come all'originale Bella Ciao fece seguito, nel 1968, un altro spettacolo, Ci ragiono e canto, che ne riprendeva lo spirito aprendo però alla tradizione del nostro meridione precedentemente un po' trascurata, adesso Tesi ha ripreso il suo omaggio e lo ha a sua volta aperto a riletture di brani in prevalenza provenienti dall'Italia meridionale e insulare, ribattezzandolo A Sud di Bella Ciao, la cui prima assoluta è andata in scena nella suggestiva cornice della Fortezza Santa Barbara di Pistoia, lo stesso giorno dell'uscita del disco.

Il nuovo progetto conserva non solo lo spirito del precedente, ma anche parte della formazione: accanto a Tesi ci sono infatti due delle tre voci femminili di Bella Ciao, Elena Ledda e Lucilla Galeazzi, e le due voci maschili, Alessio Lega e Gigi Biolcati, rispettivamente anche a chitarra e percussioni. Si aggiungono però anche le voci di Maurizio Geri e Nando Citarella, a loro volta impegnati rispettivamente anche su chitarra e tamburi a cornice, e infine i sax soprano e baritono di Claudio Carboni, a comporre un più articolato quadro strumentale. Il repertorio, come detto, si concentra sulla tradizione del sud: brani napoletani, abruzzesi, pugliesi; omaggi a Rosa Balistreri e Matteo Salvatore; classici del folk sardo, stupendamente interpretati dalla Ledda ma, in alcuni casi, arricchiti dalle voci maschili evocanti il canto dei tenores. A completare, alcune canzoni dell'area toscana, cavalli di battaglia di Tesi e Geri come "Il trenino che parte e va," e la ripresa di alcuni dei pezzi più toccanti del primo Bella Ciao: "La leggera," per l'occasione interpretata dall'ospite Tosca (che proprio con Tesi aveva iniziato giovanissima la sua carriera artistica), "Mia mama vol ch'j fila," eseguita in solo per voce e body percussion dallo straordinario Biolcati, e ovviamente "Bella Ciao," nelle due versioni "mondina" e "partigiana," anche queste con l'ospite Tosca a completare le voci femminili.

Pur essendo la prima assoluta, lo spettacolo è parso perfettamente a punto, senza sbavature né difetti da correggere. Un viaggio nella memoria geografica e al tempo stesso un incantevole affresco musicale, ricco di ritmo, variazioni, sorprese e bellissimi suoni. L'ampia formazione si è spesso frammentata, dando vita a organici più piccoli e più adatti alle singole composizioni, lasciando comunque a tutti la possibilità di esprimersi e di offrire il proprio prezioso contributo. Rispetto all'altro spettacolo è parsa risaltare maggiormente la figura della Ledda, la cui voce calda e potente si è avvalsa dei ritmi intensi e della ricca cornice orchestrale più della Galeazzi—mattatrice nell'altro lavoro—la quale ha comunque valorizzato le sue qualità espressivamente narrative in un paio di brani magistrali. Ma i momenti più alti, almeno a parere di chi scrive, sono stati quelli in cui la formazione al completo ha utilizzato l'intera sua tavolozza timbrica, amalgamandola perfettamente e, sfruttando tutte le ben diverse specificità interpretative dei musicisti, dando vita a situazioni inattese e imprevedibili. Da questo punto di vista, davvero esaltante è stata la suite conclusiva, costruita a partire da un brano di pizzica (dedicato al da poco scomparso Daniele Durante) poi riletto in forme di volta in volta cangianti, in una sorta di "sintesi" nazionale delle diversità delle tradizioni regionali.

Splendido spettacolo, dunque, accolto con grande entusiasmo da un pubblico che—sebbene in un contesto limitato come da direttive anticovid—aveva da giorni esaurito ogni posto. Voglia di riprendere finalmente ad ascoltare la musica, certo, ma anche di scoprire un nuovo progetto di musicisti che sono una sicura garanzia di qualità artistica. E che infatti anche stavolta non si sono smentiti.

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