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Raffaele Casarano

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Teatro Studio, Auditorium Parco della Musica - Roma - 24.01.2011

Viene da domandarsi cosa ci faccia un redattore di All About Jazz Italia alla serata d'inaugurazione di Generazione X, annuale rassegna dedicata ai giovani emergenti della scena pop/rock italiana. La risposta va rintracciata nel nome di Raffeale Casarano - al quale per l'occasione si affianca quello di Paolo Fresu -, unica proposta in cartellone appartenente all'emisfero jazzistico. Prima del saxofonista salentino si sono esibiti gli Insolito Clan, emozionati quanto frizzanti e intelligenti nella loro modo di fare musica in maniera poco convenzionale; poi è toccato a una sempre attenta e spiazzante Momo; infine ai Mini K Bros, velatamente ammiccanti e decisamente poco originali con il loro pop "a portar via".

Casarano e Fresu hanno voglia di suonare, tant'è che entrano sul palco con ancora i tecnici intenti nel mettere a punto la strumentazione e senza una presentazione adeguata. Poco importa. Sbrigano una veloce intervista, nella quale raccontano il loro incontro avvenuto in una stazione ferroviaria francese, e subito si catapultano nelle atmosfere tratte dall'album Argento, firmato da Casarano e uscito per la label Tuk Music fondata da Fresu per promuovere i giovani jazzisti.

L'ora di concerto si apre con "Trilogy" e "Binario X," buone per mettere a punto le dinamiche di un ensemble di nove elementi che traduce in un'unica visione musicale i sapori del flamenco, emanati dalla chitarra di Checco Leo e dal battimano ossessivo proposto più volte; una poderosa matrice ritmica farcita di elettronica, che se chiudi gli occhi pensi al Tricky di Knowle West Boy; e la leggerezza melodica della voce di Carla Casarano, in diversi momenti figura principale del set.

Sopra ogni situazione c'è il dialogo fitto, il rincorrersi e lo scambio emotivo tra i due fiati. Fresu è insolitamente in piedi, suona dritto e senza sottintesi, aggiunge - a una visione musicale comunque ispirata - quel tocco che se non ci fosse staremmo a raccontare di un buon concerto, come altri del resto. Casarano non indossa i panni del musicista funanbolo, del catalizzatore per eccellenza. È parte del meccanismo, sicuramente decisivo, e i suoi interventi - sia all'alto che al soprano - sono sì di spessore, ma ordinati in un ingranaggio pensato e messo a punto per rispettare determinati concetti, determinate emozioni.

I brani dell'album vengono eseguiti senza cali di tensione, e nella dimensione live tutte le composizioni prendono forma in maniera più consistente. L'amalgama dei suoni fa risaltare i colori di una musica che ne ha da vendere. Musica preziosa, che a cercarle un nome adatto si perde solo del tempo. Meglio lasciarsi travolgere senza opporre inutili resistenze concettuali.

Foto di repertorio di Roberto Cifarelli.


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