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Francesco Spampinato e Julius Wiedemann: Art Record Covers

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Art Record Covers
Francesco Spampinato e Julius Wiedemann
448 pagine
Taschen
2017

Quasi quattro chili di peso per un formato che è più o meno quello degli LP. Sfogliando per la prima volta questo libro monumentale si rimane affascinati e sovrastati dalle immagini, talvolta a tutta pagina, dall'originalità degli stili grafici, dalle impaginazioni ora semplici e minimali, ora ridondanti di sovrapposizioni e di colori, a volte grevemente Kitsch. Nella congerie dei differenti approcci si distinguono immediatamente artisti di primo piano e copertine ben note, ma per la maggior parte ci troviamo di fronte a rarità o a dischi dimenticati. Subito dopo si sente l'esigenza di fare ordine e di capire i criteri che hanno guidato gli autori di quest'opera, pubblicata in tre lingue: inglese, tedesco e francese.
L'introduzione di Spampinato traccia un excursus di carattere storico-cronologico, in cui si evidenziano i passaggi cruciali del contributo dato dagli artisti al design delle copertine. Vari aspetti del rapporto fra arte e musica riprodotta vengono poi approfonditi con una serie di interviste ad artisti visivi (in alcuni casi anche musicisti) protagonisti dell'ultimo ventennio: Tauba Auerbach, Shepard Fairey, Kim Gordon, Christian Marclay, Albert Oehlen e Raymond Pettibon.

La parte più corposa del volume consiste in un catalogo in ordine alfabetico degli autori delle copertine. È su di loro che si puntano i riflettori e qui sta la particolarità della ricerca; infatti, come precisa il titolo, si vuole documentare esclusivamente il lavoro di quegli importanti artisti visivi del Novecento o contemporanei che, più o meno sporadicamente, si sono dedicati anche alle copertine dei dischi (o che a tale fine sono stati sfruttati da altri). Non troviamo quindi i grandi grafici che hanno fatto la storia dell'aspetto visivo delle incisioni discografiche, da Milton Glaser a Stephen Byram. Su di loro si sono concentrati altri libri editi sempre dalla Taschen.

L'arco cronologico preso in considerazione è ampio; si va più o meno dagli anni Cinquanta ai giorni nostri, coprendo quindi il passaggio dal vinile al CD. Riguardo alle produzioni degli ultimi decenni, di ogni disco si specifica sempre se è su LP, su CD, o il più delle volte su entrambi i supporti, senza escludere i recenti EP. Certo in questo tipo di regesto le edizioni di musica Pop o Rock, comprese le produzioni underground, la fanno da padrone, ma c'è anche il jazz. A questo proposito non potevano mancare per esempio i cerchi concentrici di Kenneth Noland che campeggiano sul Black Saint di Steve Lacy, Roswell Rudd, Kent Carter, Beaver Harris Trickles (1976), oppure la foto di Luigi Ghirri riportata su Playing del quartetto Old and New Dreams (1981), né la superficie specchiante di Michelangelo Pistoletto a fare da sfondo al profilo di Enrico Rava nel disco ECM Ah (1980). Dischi di Steve Lacy sono invece impreziositi da creazioni di Brion Gysin. Ma non si tralascia nemmeno la musica classica. In un LP del 1959 con concerti di Händel, Francesco Geminiani e Antonio Vivaldi risalta a tutto campo un disegno di Picasso, mentre molti lavori di minimalisti americani riportano opere coeve e congeniali di colleghi artisti.

Si assiste così, anche se non in ordine cronologico ma come si è detto alfabetico, a una sintesi specialistica della storia dell'arte degli ultimi sessant'anni. Emergono qua e là maestri come Matisse, Mirò, Magritte, Dalì o Joseph Albers, la cui astrazione geometrica possiede appunto un gusto grafico. Si transita dagli esponenti dell'espressionismo astratto e della Pop Art (in primis Andy Warhol, poi Jim Dine, Jasper Johns, Roy Lichtenstein, l'inglese Allan Jones, anche se stranamente manca il Pollock di Free Jazz) a quelli della Op art come Victor Vasarely. Contrariamente a quanto si potrebbe supporre non mancano i meno vistosi protagonisti dell'arte concettuale e processuale: Ben Vautier, Joseph Beuys, Gilbert & George, Jannis Kounellis...

Spiccano poi le immagini affollate e provocatorie dei graffitisti degli anni Ottanta, innanzi tutto Keith Haring e Basquiat, ma anche Rammelzee, Futura 2000 e Banksy. La Transavanguardia italiana è presente con opere di Francesco Clemente e Mimmo Paladino, mentre il "selvaggio" neo espressionismo tedesco schiera A.R. Penck, Georg Baselitz e altri. Fino ad arrivare al sensazionalismo un po' esteriore degli artisti rampanti degli ultimi vent'anni: Daniel Hirsh, Jeff Koons, Maurizio Cattelan...
Risaltano infine le anomalie più curiose e interessanti. A parte i molti musicisti che si dedicano anche all'arte (Laurie Anderson, Bjorn Copeland, Yoko Ono...), William Burroughs, padre della Beat Generation, nel 1992 interviene nella grafica di un singolo e CD della metal band Ministry, mentre il francese Yves Klein nel 1959 firma con un proprio inconfondibile monocromo blu la registrazione di una sua conferenza alla Sorbona.

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