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Oliver Sacks: Musicofilia
Bydi Oliver Sacks
483 pp.
Adelphi
Riedito in una versione aggiornata e riveduta, Musicofilia è un capolavoro della neuroscienza contemporanea. È il frutto di un quarantennale lavoro sul campo, che spiega in modo mirabile i meccanismi che presiedono ai rapporti tra le funzioni cerebrali e le "note che vengono dal cielo" (Mozart).
È la chiusura di un cerchio, l'esito felicissimo di una ricerca intrapresa nel 1966 con "Risvegli," dove l'autore descrive gli effetti benefici dell'esperienza musicale sui pazienti affetti da morbo di Parkinson.
Qui lo spettro si allarga a 360 gradi per trasfigurare i casi clinici in emozionanti tasselli di vita quotidiana, dimostrando come il flusso musicale sia il risultato di un'esperienza fisica totale, un enzima per emozioni e movimenti corporei da lungo tempo compromessi.
È il caso del geniale trombettista Tom Harrell, per il quale la pratica musicale riveste un decisivo potere salvifico rispetto ai gravi problemi di schizofrenia. Per Sacks, i momenti in cui l'autore di Sail Away "sta suonando, o - come dice lui - in cui la musica sta suonando me, sono pressoché gli unici in cui non è psicotico".
Si scopre così (pag. 381) che la musica è in grado di riattivare - sia pur momentaneamente - la dimensione spazio-temporale dei pazienti e la loro capacità di relazionarsi con l'ambiente che li circonda.
I musicofili più colti potranno così capire i meccanismi che presiedono all'intelligenza musicale, la memoria fonografica, l'epilessia musicogena, l'orecchio assoluto (proverbiale era quella di Mozart), la capacità o incapacità a sviluppare il senso del ritmo, a cogliere l'altezza delle note.
Si parla poi della "distonia focale dei musicisti," che ha colpito virtuosi del calibro di Gary Graffman e Leon Fleisher. Un vero incubo per i concertisti, legato a disturbi dell'apparato sensoriale e non - come si credeva prima - a problemi motori degli arti.
I capitoli più emozionanti del libro sono quelli dedicati al fondamentale ruolo svolto dalla musica nella terapia di malattie invalidanti come il Parkinson, la sindrome di Tourette ed alla sua straordinaria capacità di veicolare reazioni elettro-chimiche presenti nel cervello.
Un libro a tutto campo, sinesteticamente proiettato su più fronti per spiegare l'amusia (l'insensibilità verso la musica) di Nabokov, i sogni musicali di Stravinskij, Berlioz, Wagner ed ancora la mancanza di senso del ritmo di Che Guevara. Un'occasione unica per comprendere anche perché amiamo o non amiamo i ritmi sincopati del jazz, battiamo il piede, danziamo e facciamo oscillare la testa a tempo di musica.
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