Niobe: Niobe: White Hats

I due precedenti dischi a suo nome, Tse-Tse e Voodooluba avevano posto le basi per canzoni suggestive e stilisticamente mutevoli, in cui il bozzetto modernista svela frammenti estatici, magari miniaturizzati in un arpeggio di chitarra. Decisamente pop, il discorso di Niobe è ricco però di vocaboli "altri", di aperture verso sperimentalismi e strategie espressive in cui il dettaglio sonoro assume una centralità continuamente rifinita.

Il nuovo White Hats conferma la grande sensibilità della musicista nel disegnare storie di ordinaria raffinatezza: il progetto diventa ancora più accessibile, ma questo è reso possibile non tanto dall'abbandono di alcune traiettorie, quanto piuttosto dalla sintesi sempre più matura di tanti elementi. L'esito va a collocarsi in un'ipotetica zona emotiva in cui si intravedono galleggiare anche le Cocorosie [la cartolina sbiadita dal tempo in tre/quarti di "Drei Zinnen" è abbastanza chiara in questo senso], in cui la insopprimibile nostalgia ci fa accarezzare una chitarra che sa di Brasile ["Surround Your Hower"] o il canto alieno e saltellante della splendida "None But One", ci si abbandona a una brezza di archi in "Touch This Flower" o a beats digitali morbidi come nel soul leggero di "Up Hill And Down Dale".

Sintesi, recupero, riflessione, anche se non scevra da intuizioni personali: sempre più spesso artiste e artisti di buona sensibilità scelgono questo fragile giardino per esprimere le proprie ombre e l'ambizione a una serenità che è sole al tramonto, caldo senza scottare. Segno dei tempi? Suggestione che scivola di mano come un velo impalpabile? O la si rifiuta in toto o ci si lascia ammaliare: qui ci sono formule di una magia sospesa ad alto tasso intrigante.

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