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Matt Munisteri "Willard Robison Project"
ByCentro Culturale Agorà, Auditorium Fabrizio De André - Castelverde (CR) - 03.12.2012
Gran personaggio Matt Munisteri! E gran musicista, di quelli che incarnano al meglio lo spirito americano: rispetto e affetto smisurato per la tradizione da una parte, tensione verso la ricerca e l'avventura dall'altra. Non a caso il giorno precedente l'esibizione presso l'auditorium Fabrizio De André di Castelverde alla guida del "Willard Robison Project," Munisteri metteva la sua chitarra al servizio della scatenata Millenial Territory Orchestra di Steven Bernstein, impegnata nella rilettura del repertorio di una leggenda del funk e del soul come Sly Stone.
Un'altra rilettura, o meglio un prezioso recupero filologico effettuato dopo anni di ricerca su materiale sconosciuto e di difficile reperibilità - siamo agli albori dell'epoca del 78 giri - è quella che Munisteri propone nel concerto conclusivo di MusicAgorà 2012, accompagnato per l'occasione dai notevoli Danilo Gallo al contrabbasso e Tommaso Cappellato alla batteria. Il personaggio in questione è Willard Robison, misconosciuto genio, pianista, arrangiatore, ma soprattutto autore di meravigliose canzoni, composte e interpretate nell'arco di sette anni, tra il 1924 e il 1930. La strada che avrebbe portato alla gloria personaggi come Hoagy Carmichael, Johnny Mercer e tanti altri era tracciata.
Il frutto di questa ricerca è confluito nello splendido Still Runnin' Round in the Wilderness - The Lost Music of Willard Robinson - Volume One, disco appena licenziato dalla Old Cow Music, il cui materiale costituisce l'ossatura dell'esibizione del trio. Munisteri si presenta sul palco imbracciando una chitarra artigianale del 1939 con pick-up originale, una sorta di memoria storica dei fondamentali esperimenti elettrici che Charlie Christian effettuò nelle formazioni di Benny Goodman. Munisteri, dal canto suo, lavora sul suono in maniera originale e impeccabile, ricavandone meraviglie che sanno di tempi eroici, che possiedono la profondità del blues e la leggerezza dello swing, la danzabilità del country e l'eleganza del jazz.
Il suono della sua chitarra sembra condensare magicamente queste diverse influenze, con un tocco unico e originale. A basso volume prevalgono toni caldi e asciutti, quando le corde vengono pizzicate o percosse con maggior decisione ed il fraseggio si fa più articolato e intenso, ecco prendere il sopravvento un che di metallico, una saturazione imposta dai limiti fisici dello strumento che diventa elemento di grande suggestione timbrica. Il canto si dipana attraverso una narrazione old fashioned, nella quale la musicalità della parola, la cadenza delle frasi, la distribuzione gli accenti tessono una tela tanto efficace quanto affascinante. Ed il lavoro discreto, puntuale, raffinato di Cappellato alla batteria insieme al pulsare mai banale del contrabbasso di Gallo si rivelano preziosi elementi per la riuscita del concerto.
Foto di Danilo Codazzi.
Ulteriori immagini di questo concerto sono disponibili nella galleria immagini ad esso dedicata.
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