Cosmologic: Eyes in the Back of my Head 

La musica proposta è un jazz che pur essendo molto libero mantiene un discreto livello di accessibilità. Le composizioni sono sempre articolate, e si sviluppano a volte in modo contrappuntistico, altre in forme decisamente aperte, mantenendo forti richiami a grandi figure carismatiche del passato (Pharoah Sanders, John Coltrane, Don Cherry) e ad organici pianoless che hanno privilegiato l'intreccio dei fiati (la formidabile coppia Steve Lacy e Roswell Rudd, ad esempio). E non mancano i riferimenti più recenti, come ad esempio i quintetti di Dave Holland o i gruppi di Ken Vandermark.

In altre parole, Cosmologic è un quartetto che propone buona musica, con un forte legame con il jazz più avventuroso degli ultimi quarant'anni. E fin qui tutto bene. Manca tuttavia il passo successivo, il salto in avanti, quel quid di originalità che fa progredire la musica verso nuove direzioni. E dunque l'album, ad eccezione dell'ottima terza traccia, scorre senza particolari sussulti.

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