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El Gallo Rojo > 50!

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Nel 2005, dopo un paio d'anni di esistenza più o meno informale del collettivo, El Gallo Rojo presentava la prima uscita come etichetta discografica: Treyf 1929, della Meshuge Klezmer Band. A distanza di otto anni, El Conjunto ha raggiunto (e in realtà anche superato) il traguardo della cinquantesima uscita e si è riservata la cifra tonda per un'opera celebrativa, che raccoglie tutti i suoi attuali membri.

Il lavoro è composto da quattordici brani - uno per ciascuno dei musicisti che fanno parte del collettivo, che include però anche un membro non musicista, Martino Fedrigoli - divisi in due CD, per un totale di oltre un'ora e mezza di musica molto varia sia per atmosfere, sia per formazioni (si va dal solo piano alla band di quindici elementi), ma ciononostante tutta di chiara marca "El Gallo Rojo".

Proprio perché mirabile sintesi di una poetica plurale e sempre tesa verso la ricerca, il doppio album è bellissimo. Si apre con una sorta di "inno" del Conjunto, prosegue su ritmi ancora divertiti ma via via più complessi, si espande quindi in varie direzioni, con composizioni ora di ampio respiro, ora di forte sperimentazione, ora di ardita composizione delle voci, ora giocate su contrasti di forte impatto. Ma sarebbe fare torto agli esclusi soffermarsi sui singoli brani, tutti di grande spessore. Per cui - alla luce del significato particolare del lavoro, oltre che della sua eccellenza qualitativa - abbiamo preferito rivolgerci ad alcuni degli autori - Alfonso Santimone, Massimiliano Sorrentini e Francesco Bigoni - affinché fossero loro stessi a dirci come il collettivo sia arrivato a realizzare questo simbolico "numero 50".

«Volevamo festeggiare la nostra amicizia!» esordisce Alfonso Santimone. «55 nella smorfia napoletana è il numero della musica. Ma siccome amiamo l'incompleto, il non finito, il quasi finito, l'infinito, abbiamo sottratto il numero 5 da 55. Quindi 5 è l'undicesima parte di 55 ed essendo 5 la decima parte di 50 ci è parso che nella nostra matematica 50 fosse precedente a 55 come 10 precede 11. Sempre sul tema del "quasi"...».

Chiarissimo... Ma qual è il senso e il valore che assegnate a questo disco, che raccoglie non a caso tutti i membri del collettivo?

«El Gallo Rojo è un collettivo che esiste formalmente dal 2004, idealmente dal 2003» risponde Massimiliano Sorrentini. «In tutti questi anni abbiamo lavorato grazie alla forza del gruppo e dei suoi sacrifici, visto che tutte le produzioni che facciamo sono completamente autofinanziate. Quando siamo arrivati a quota 50 ci siamo detti, quasi contemporaneamente: "Qui dobbiamo festeggiare!". L'idea è stata recepita da tutti con entusiasmo e il miglior modo ci sembrava quello di farlo con la musica, la nostra musica. In tal senso, come ho avuto modo di scrivere per la piccola presentazione dei concerti di Padova e Bologna, la grafica e l'immagine del disco si riferiscono proprio a questo. "El dia de los muertos" è il giorno dei morti che si celebra in Messico. Il Messico è il luogo dove l'idea de El Gallo Rojo è nata. La convinzione che un ideale filo rosso, rosso come il nostro gallo, si tenda da quel mondo al nostro ci piaceva: inoltre l'immaginario di una coordinata geografica come quella del Sud del mondo è da sempre stata nelle nostre corde. Non solo: il giorno dei morti è un giorno di festa, simboleggiato dai Sugar Skulls, ossia da quel teschio di zucchero decorato a mano che fa parte dei festeggiamenti messicani e che ho disegnato per la copertina del nostro cinquantesimo disco. "El dia de los muertos" è per noi un simbolo di rinascita e di nuova vita. Questo disco non può essere quindi che un auspicio a continuare con cinquanta - o anche cento - di questi dischi».

«Credevo che come collettivo fossimo nati nel 2005!» interviene Santimone. «Devo riscrivere i miei appunti di storia? In tal caso siamo in odore di decennale fra un anno. Celebreremo adeguatamente!»

«In effetti» corregge Francesco Bigoni, «la nostra attuale configurazione (quella di un collettivo/etichetta che compie le proprie scelte produttive in maniera democratica, amichevole, ma non sempre cavalleresca) risale al 2005. Da allora le tenzoni all'ultima nota, le schermaglie via mail e le improvvisazioni collettive attorno al tavolo di una pizzeria sono state tante (per fortuna mai troppo sanguinose). Nel 2006 e 2007 ebbe luogo il primo (e, per molti anni, l'unico) progetto a coinvolgere tutti i membri del collettivo assieme: un doppio quartetto (con il valente Chris Speed a sostituire Martino Fedrigoli, il non-musicista del gruppo, troppo schivo per salire su un palco) impegnato in un repertorio di composizioni originali messe a disposizione da tutti i suoi membri. Quell'esperienza diede luogo ad una serie di concerti (clicca qui per leggere il concerto tenutosi a Firenze nell'ottobre 2006) che, purtroppo, non sono documentati su disco. Da allora El Gallo Rojo ha visto l'ingresso di molti nuovi membri (siamo passati da otto a quindici) ma per qualche anno non siamo riusciti a produrre un nuovo lavoro di ampio respiro. Da qui l'idea di un disco che potesse finalmente coinvolgere tutti i Galli Rossi: compreso Martino, che ha preparato la scaletta del doppio album e si è addirittura lasciato convincere a salire sul palco in occasione dei due concerti di presentazione».

C'è un particolare della realizzazione del disco che colpisce e sembra in sintonia con determinati principi guida del collettivo: l'idea di finanziare il progetto "dal basso," attraverso una raccolta di quote/fondi con una sottoscrizione via Internet. Com'è nata quest'idea?

«A proporla è stato Piero Bittolo Bon, nostro fedele cratere di vulcaniche idee», spiega Sorrentini. «Questa forma di raccolta fondi ci è subito piaciuta, soprattutto per il carattere etico e sociale che la contraddistingue. Credo che il futuro della musica sia anche questo. Dopo il tracollo del mercato musicale gestito dai grandi management e dalle major, spero che le coordinate mondiali delle produzioni musicali abbiano un riassetto tale che tutti gli artisti possano permettersi di avere una propria indipendenza economica e artistica. Questo è quello che cerchiamo di fare con il nostro lavoro da quasi dieci anni e in parte questo riassetto generale sta già dando i suoi frutti anche a livello mondiale. In questo momento anche noi abbiamo i nostri problemi da risolvere e non possiamo certo sentirci esclusi da questa "crisi," che ha colpito più duramente proprio realtà artigianali come la nostra. Io però non voglio pensare a questa benedetta o maledetta "crisi" come a un alibi, bensì come a un'opportunità. Forse i tempi sono veramente maturi per potersi riappropriare della nostra arte dal basso, con la propria dignità e la propria autonomia. Mi piace crederlo, proviamo a farlo».

«Lo strumento del crowdfunding sta rapidamente prendendo piede grazie al suo carattere orizzontale e alla sua schiettezza comunicativa; perché trasforma gli ascoltatori/spettatori in consumatori responsabili e attori del processo produttivo», precisa Bigoni. «Per noi, che abbiamo sempre finanziato i nostri progetti "dal basso," questa scelta è stata del tutto naturale. Il disco numero 50 non è poi così diverso dagli altri: in questo caso il "gruppo" è il collettivo al completo e l'altro soggetto produttore è un "collettivo allargato" composto dai nostri sostenitori».

Per tornare ai contenuti artistici, come avete pensato, progettato e poi realizzato un lavoro che coinvolge pienamente tutti quanti i musicisti (e non solo) del collettivo?

«La forma più rappresentativa», spiega Santimone, «ci è sembrata quella di di assemblare quattordici composizioni dalle penne dei quattordici compositori del collettivo, pensate per vari organici formati dai vari gallos rojos. Martino Fedrigoli, il quindicesimo membro de El Gallo Rojo, l'unico non-compositore, è stato insistentemente invitato a scrivere qualcosa. Per esempio una mappa per un'improvvisazione collettiva. Ma non l'ha fatto. Il prossimo disco che ci coinvolgerà tutti sarà interamente dedicato alle sue composizioni grafiche! Nella mia composizione "SandQuake" ha suonato carta e acqua a due mani e acqua a fiato».

«Poi però non è stato facile trovare un periodo che potesse mettere d'accordo tutti» prosegue Sorrentini. «Ma, anche qui, la forza del gruppo e l'entusiasmo hanno prevalso. Con i membri del collettivo abbiamo un newsgroup interno dove dibattiamo - spesso anche animatamente - dei progetti del collettivo. Purtroppo possiamo farlo solo per via elettronica viste le distanze geografiche. Ci siamo dati una tempistica per comporre i brani e per portarli in studio. Abbiamo scelto lo studio di Lari, vicino a Pisa, perché alcuni di noi c'erano appena stati: Rollerball aveva registrato da poco il suo secondo disco proprio al Sam World Recording Studio di Ivan rossi ed eravamo tutti entusiasti del lavoro. Inoltre Ivan aveva espresso più volte il desiderio di collaborare con noi perché era da tempo un seguace della nostra musica e apprezzava il nostro modo di lavorare. La sfida per Ivan non era facile, ma devo dire che l'ha vinta egregiamente con un grande disco. Io, come tutti noi, sono molto contento del suono dell'album. Senza contare che Lari, nella sua tranquillità da piccolo paesino di collina, è stata la cornice perfetta per potersi divertire e stare insieme per un paio di giorni. Ci siamo davvero divertiti a suonare, ridere e stare in gruppo. Da questo album sono ben chiare tutte le nostre radici e le nostre differenze. Ci è sempre stato difficile classificarci in un genere specifico, ed abbiamo sempre racchiuso la nostra attitudine e la nostra idea di jazz con l'aggettivo "trasversale". Questa trasversalità è una sorta di linea che tocca diversi generi musicali, etichette che non ci piace dare ma che capisco siano, in fondo, utili ad intenderci su quello che si ascolta o si suona. Non ci piace nemmeno parlare di jazz moderno o contemporaneo, o tanto meno di avanguardia. Sono dispute che spesso accompagnano le discussioni tra gli addetti al settore ma, forse, lasciano anche il tempo che trovano. So che può apparire semplicistico, ma noi cerchiamo di fare buona musica e cerchiamo di farla onestamente, con l'energia che caratterizza la nostra unità di intenti. Credo che alla fine, nonostante le differenze che ci contraddistinguono, la forza de El Gallo Rojo sia anche questa: quando ci incontriamo ci rigeneriamo, appianiamo e condividiamo le nostre differenze e il tutto avviene in maniera piuttosto naturale. Questo confronto spontaneo è esattamente ciò che avviene dal 2004 con i nostri strumenti e la nostra musica. Credo che, fino a che questa magia durerà e fino che avremo qualcosa da dire con la nostra musica, El Gallo Rojo continuerà ad ardere del suo vivo rosso fuoco».

«Dice bene Massimiliano», interviene Santinome, «ma mi sento di manifestare il mio "fastidio" per l'uso della locuzione "generi musicali". La nostra "trasversalità" non va confusa, come a volte mi pare accada a livello di critica, con una generalizzata attitudine alla ricombinazione dei linguaggi musicali che amiamo e abbiamo frequentato come musicisti. All'interno del collettivo ci sono molte anime diverse. Molte di queste anime diverse convergono su progetti comuni la cui forza è proprio il dialogo aperto fra identità diverse. Personalmente credo che la locuzione "generi musicali" sia costretta nel perimetro soffocante del mercato. Mercato inteso come "topos" del secondo '900. Credo che sia necessario trovare una via al superamento dell'enciclopedismo postmodernista (l'ho detto!!), nella quali acque è arenata la maggior parte delle espressioni culturali più "in vista" degli ultimi 20 anni abbondanti. A ben guardare non mi piace neanche la locuzione "in vista". Preferisco la parola "invisibile". Sarà perché sono molto miope?»

«La scelta di essere tutti coinvolti in veste di compositori e performer è stata presa all'unanimità», prosegue Bigoni. «La sfida di una scrittura per organico pieno (quattro sassofoni/clarinetti, due chitarre, violino, pianoforte, tre contrabbassi, tre batterie, effetti sonori ed oggetti) è stata invece raccolta soltanto da due di noi: Alfonso Santimone e Piero Bittolo Bon. A questa formazione si avvicendano, nel doppio CD, molte altre costellazioni: dal sestetto al piano solo, dal trio di contrabbassi al quartetto "jazz". Credo che in fondo questa alternanza dia, assieme all'eterogeneità dei materiali scritti, un'idea di quello che El Gallo Rojo è stato in questi primi anni di vita. I brani, che su disco stanno benissimo assieme, sono stati oggetto (grazie alla lungimiranza del TPO di Bologna e del Centro d'Arte di Padova) di ulteriore rielaborazione dal vivo. Li abbiamo uniti in piccole suite, rivoltati e maltrattati, recuperando quello spirito di avventura che era stato proprio del doppio quartetto».

Non ci resta quindi altro che ribadire la qualità del lavoro, uno dei migliori di un'etichetta che, peraltro, notoriamente brilla per il valore delle sue produzioni. Allo scriba rimane solo la curiosità di vedere la risposta di critica e pubblico: riuscirà questo Gallo Rojo alla cinquantesima potenza a mettere per una volta tutti d'accordo?

Elenco dei brani:

CD 1:

1. El Gallo Rojo (S. Massaron) - 3:58; 2. Bill (D. Gallo) - 5:50; 3. Toni Samba (Z. De Rossi) - 4:20; 4. The Twins Dancing In Space [This Isn't Happiness] (M. Sorrentini) - 13:28; 5. Relaxed Contractions (A. Succi) - 4:19; 6. Resertic Dumba [Understated Roboance] (P. Bittolo Bon) - 8:09; 7. Damn He Still Alive! (B. Scardino) - 9:55.

CD 2:

1. Brood On (F. Bigoni) - 11:59; 2. Lonely Tuning (E. Terragnoli) - 3:32; 3. Inside (D. Sillato) - 5:20; 4. SandQuake (A. Santimone) - 7:27; 5. Più in basso di così non posso (N. Bandello) - 7:56; 6. A Dot In The Sky (S. Senni) - 4:01.

Musicisti:

Francesco Bigoni (sax tenore, clarinetto), Achille Succi (sax alto, clarinetto basso, shakuhachi), Piero Bittolo Bon (sax alto, clarinetto contralto), Beppe Scardino (sax baritono, clarinetto basso), Dimitri Sillato (violino, pianoforte), Enrico Terragnoli (chitarra, banjo, campionatore), Simone Massaron (chitarra), Alfonso Santimone (pianoforte, organo, laptop), Danilo Gallo (contrabbasso), Stefano Senni (contrabbasso), Giulio Corini (contrabbasso), Massimiliano Sorrentini (batteria, percussioni), Nelide Bandello (batteria, percussioni), Zeno De Rossi (batteria, percussioni), Martino Fedrigoli (rumori).

Foto di Claudio Casanova (le ultime tre).


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