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Brasile conquista il mondo in tre mosse !

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Tra tradizione tropicalista, tentazione internazionale e futuro

Tra le tante musiche "nazionali" che hanno conquistato il mondo nel XX secolo - pensiamo ad esempio, con le dovute differenze, a quella cubana o giamaicana - certamente quella brasiliana si è dimostrata uno straordinario laboratorio di contemporaneità, di prove tecniche di interazione tra locale e globale, riuscendo al tempo stesso a assorbire nel proprio tessuto sonoro gli influssi più diversi e a rendere internazionali alcuni tratti peculiari della sua espressione musicale.

Qualche esempio? Basta infilare nel lettore una qualsiasi raccolta di elettronica lounge: le tracce che - più o meno filologicamente - fanno riferimento a ritmi brasiliani sono moltissime, così come nel repertorio di qualsiasi combo jazz l'affrontare uno standard con cadenze di bossanova fa parte del comune vocabolario.

Tre dischi recentemente usciti sono, per motivi diversi, particolarmente indicativi della continua interazione tra musica brasiliana e "resto del mondo", svelando dei grandi artisti la straordinaria forza e capacità di sintesi.

Gal Costa

Interpreta Caetano Veloso - Divino Maravilhoso

Universal Brazil

(2006 - distr. Universal)

Valutazione: 4,5 stelle

Probabilmente tra le figure più straordinarie di tutta la musica degli ultimi quarant'anni, Caetano Veloso è stato sempre - dapprima con il tropicalismo, poi a causa dell'esilio, infine per l'incredibile successo mondiale - una figura in cui la tradizione del proprio paese si è fusa con l'esplorazione di altre forme musicali.

Le sue canzoni hanno trovato una interprete emozionante in Gal Costa, la sensuale e scostante diva della musica brasiliana con cui ha condiviso la rivoluzione tropicalista, il quartetto stellare con Gilberto Gil e Maria Bethania, ma a cui non ha mai fatto mancare anche in anni più recenti brani di grande qualità.

Questa doppia raccolta della Universal brasiliana - imperdibile - contiene trentasei canzoni composte da Veloso e interpretate da Gal tra il 1967 e il 1983 e attraversa le differenti stagioni del loro rapporto artistico. Del primissimo periodo sono le canzoni tratte da Domingo o da Tropicàlia, classici come "Coraçao Vagabundo", "Avarandado", "Baby", alcune delle quali cantate proprio insieme a Caetano, per poi proseguire attraverso dischi come Legal o Fatal, che riflettono sia l'esilio londinese del compositore che le influenze più psichedeliche della cantante. Spiccano qui cose come "London, London" o "Vocè Não Intende Nada" per arrivare poi al quartetto con i Doces Barbaros e agli arrangiamenti fusion di canzoni come la splendida "Caras e Bocas".

Con la fine degli anni Settanta e dischi come Galtropical e i successivi Minha Voz [da qui le incantevoli "Minha Voz, Minha Vida" e "Dom De Iludir"] e Fantasia si accentua il lato sensuale e raffinato di Gal Costa, il suo aprirsi a un pop di statura internazionale ["Sutis Diferenças" da Baby Gal del 1983] ma il secondo CD ritorna anche su episodi precedenti, come la rilettura di "Tigresa", che Caetano aveva dedicato alla popolare attrice Sonia Braga, o "Lua, Lua, Lua, Lua", dolcissima. Una raccolta strepitosa a suggello di una coppia compositore/interprete di rara empatia.

Sergio Mendes

Timeless

Concord Records

(2006 - distr. Universal)

Valutazione: 3 Stelle

Vero e proprio incrocio di mondi e stili - anche se un po' troppo pensato a tavolino - è anche quello tra il grande Sergio Mendes e una nutrita schiera di nomi dell'hip-hop più commerciale: capeggiati da will.i.am dei Black Eyed Peas, troviamo qui dive come Erykah Badu, Jill Scott o India.Arie, l'armonica di Stevie Wonder, Justin Timberlake e sul versante brasiliano Maogani Quartet, Gracinha Leporace o Guinga.

Sul tavolo una scelta di classici, da "Mas Que Nada" a "Berimbau", brani di Joao Donato, Antonio Carlos Jobim e Baden Powell, rivisitati alla luce di un hip-hop semplice e diretto, caldo e qualche volta banalizzante: se la confezione commerciale rappresenta indubbiamente un notevole impatto a livello internazionale e conferma come le classiche canzoni brasiliane siano patrimonio condiviso, non tutte funzionano al meglio.

Belle ad esempio "Fo'-Hop", "Samba Do Bencao" con il rapping di Marcelo D2 o la sensuale "Timeless" interpretata da India.Arie, un po' più scontate la gettonata versione di "Mas Que Nada" o "Yes, Yes Y'all": con qualche capello in meno e il sorriso sempre contagioso, Sergio Mendes contrappunta tutto al piano elettrico e merita sempre il massimo rispetto.

Ed Motta

Aystelum

Beleza

(2006 - distr. Audioglobe)

Valutazione: 3,5 stelle

Tra gli esponenti delle generazioni più nuove della musica brasiliana, certamente Ed Motta è quello che dimostra una maggiore vocazione cosmopolita [elemento che negli anni scorsi aveva reso i suoi dischi un po' troppo ricchi di elementi e confusionari]: critico gastronomico, divoratore di musiche e culture - da quella americana a quella italiana - multimediale e tradizionale, futurista e vintage al tempo stesso, Motta [che è nipote del grande Tim Maia] ha trovato con il nuovo lavoro Aystelum un felice equilibrio tra tutte queste sue ossessioni.

Caratterizzato da un colorato booklet a fumetti, il disco scorre su diversi binari: da un lato un jazz-funk strumentale, elettrico e estatico, suonato ottimamente: su un altro piano le tracce vocali, come "Pharmàcias" o la bellissima "Samba Azul"; su un altro ancora i tre rapidi movimenti di "7 O Musical Medley", con un ricco arrangiamento di cori, fiati e archi, sorta di "Bernstein tropicalista".

C'è uno spirito vagamente zappiano in tutto il disco, una incontenibile voglia di avvolgere di suoni e energia tutto quello che circonda, una facondia narrativa davvero non comune, l'apertura dell'improvvisazione a lanciare gli istinti individuali. Aystelum può sembrare abbastanza démodé - e questo è anche il suo fascino - ma è un'esperienza sonora di notevole intensità, che parla al mondo facendone sentire le voci all'interno dello spirito metropolitano carioca. Questa volta Ed Motta ha fatto centro.


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