Big Blue: Big Blue

Big Blue è infatti album dai tratti decisi, di forte personalità, che attinge da da diverse fonti ma è scevro da scimmiottature e banalità. Certo i tratti principali del jazz scandinavo sono ben presenti - l'estrema cura del suono, i tempi spesso dilatati, un certo minimalismo sonoro, un senso meditativo di derivazione naturalistica - ma non si comportano da accessori di tendenza bensì si integrano con creatività ad altri stimoli e influenze stilistiche.

Come la verve di stampo boppistico di "Abacus," ritmo incalzante, tromba scintillante con il piano che apre asimmetrie decisive nel conferire originalità al brano e toglierlo dall'effetto imitazione. O come "The Musketeers," dove groove elastico, piano elettrico e fremiti metropolitani si incontrano con una solarità tutta mediterranea. Mentre "Building the Road" e la title track sono ballad dal procedere maestoso che farebbero impallidire Prince. Insomma siamo ben lontani dall'ennesima formazione del Nord Europa algida e manieristica, i quattro ragazzi hanno cuore aperto e occhio vigile ed il loro percorso artistico promette interessanti sviluppi.

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