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Il postino suona (almeno) tre volte
ByCi fa piacere ricordare Endrigo anche perché questo riconoscimento fin troppo postumo arriva quando sono da poco trascorsi otto anni dalla sua scomparsa (7 settembre), per di più nell'anno in cui l'autore di "Io che amo solo te" avrebbe compiuto (il 15 giugno) ottant'anni, curiosamente la soglia varcata un mese fa (30 agosto) proprio da Luis Enriquez Bacalov.
Tornando al Postino - ultima apparizione di Massimo Troisi, ricordiamo anche questo, già che ci siamo - la vicenda è nota: ascoltatone il tema portante, Endrigo denuncia Bacalov per plagio, accorgendosi (e chi non l'avrebbe fatto? ascoltare per credere) di una somiglianza piuttosto marchiana con un suo brano del '74, "Nelle mie notti", incluso nell'album La voce dell'uomo.
All'epoca (del disco) Endrigo era già un artista fin troppo precocemente snobbato dal grande pubblico, dopo i fasti sanremesi dei tardi anni Sessanta (e primissimi Settanta) che avevano dato lustro a una carriera costellata di canzoni anche ben più corpose (per tematica, soprattutto) di quelle presentate nella città dei fiori (alcune delle quali, peraltro, notevoli).
Che l'evocativa, preziosa orchestrazione di Bacalov, al di là delle varianti melodiche che dopo un po' comunque sopraggiungono, elevi non poco l'originale è indiscutibile. Resta il fatto che le note che noi ricordiamo di quello splendido brano (solo strumentale, nello specifico) non sono farina del suo sacco. Cosa di cui non sembrano accorgersi i periti chiamati a pronunciarsi in primo grado (Morricone e Berio, tanto per dir pane al pane), che in effetti nel 2001 fanno registrare un punto a favore di Bacalov, rimandando entrambe le melodie a una comune matrice popolare. Tale responso, francamente indifendibile, viene ribaltato due anni dopo in appello, e ora, mentre si dava per prossimo il definitivo pronunciamento della Corte di Cassazione, terzo e ultimo grado di giudizio, ecco la capitolazione bacaloviana.
Certo a più d'uno (per esempio a Claudia Endrigo, figlia di Sergio, di cui tutela il patrimonio artistico) il modo in cui tutta la faccenda si è risolta apparirà quasi come una beffa (anche senza il quasi), tuttavia che alla fine il grande Bacalov abbia ammesso di aver carpito un tema destinato a tanto abbacinante successo all'ex-amico Endrigo (il loro ultradecennale sodalizio artistico in casa RCA è noto a tutti, e ha partorito capolavori che non è qui neppure il caso di enumerare) è comunque da sottolineare con doppia matita blu.
Come nostro personalissimo pensierino della sera, chiudiamo con una curiosità: il testo di "Nelle mie notti" reca a sua volta una citazione, però al contrario, pratica del resto non nuova per Endrigo, che nel '67 aveva destinato addirittura un'intera canzone (dedicandogliela espressamente sulla copertina del relativo 45 giri), "Il treno che viene dal sud," a ribaltare tesi un po' populistiche presenti nella "Donna del sud" di Bruno Lauzi (un po' quello che nello stesso periodo aveva fatto Gaber con Celentano attraverso "La risposta al ragazzo della via Gluck"). Bene: in "Nelle mie notti," Endrigo scrive fra l'altro "Io ho trovato l'amore che / strappa i capelli". La risposta - in questo caso non certo polemica - è alla "Canzone dell'amor perduto" di De André, il cui primo refrain si apre con la celebre frase "L'amore che strappa i capelli è perduto ormai".
E volendo, potremmo anche notare come Endrigo e De André siano i due autori prediletti dal Battiato magistrale interprete di Fleurs (proprio "La canzone dell'amore perduto" e "Amore che vieni amore che vai" per il genovese, "Aria di neve" e "Te lo leggo negli occhi," oltre a "Era d'estate" nell'ultimo capitolo della triade, per l'istriano). Ma fermiamoci qui (tanto l'abbiamo detto...). Alla prossima.
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