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il 43° Voll-Damm Barcelona Jazz Festival - Intervista a Joan A. Cararach

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È ormai imminente l'apertura del 43° Voll-Damm Barcelona Jazz Festival, allo stato attuale il più ricco e fantasioso tra i festival europei. Si svolgerà nell'arco di due mesi a partire dal prossimo 27 settembre negli splendidi spazi della città catalana con un'offerta musicale ancora una volta esuberante ed un programma strepitoso: a dispetto della crisi presenta oltre settanta concerti e moltissime iniziative collaterali che vanno dall'enologia alla cultura culinaria.

Le serate d'altissimo livello sono molte ed anche la presenza italiana è numerosa grazie alla neonata collaborazione con Umbria Jazz. Con le molte offerte di voli dalle città italiane, anche low cost, Barcellona è raggiungibile in un paio d'ore.

Diamo un'occhiata al programma (anticipando da subito i nomi di Joshua Redman, Brad Mehldau, Pat Metheny, Dave Holland, Maria Schneider, Vijay Iyer, Randy Weston, Omar Sosa, Michel Camilo, Rudresh Mahanthappa) e chiediamo al direttore artistico Joan Anton Cararach le ragioni delle sue scelte.

Il festival di Barcellona ha sempre manifestato considerazione per il nostro jazz ma stavolta l'offerta è quanto mai ampia: il 7 novembre abbiamo Danilo Rea e Flavio Boltro in duo; l'8 novembre il trio di Gabriele Mirabassi; il 9 il duo tra Giovanni Guidi e Gianluca Petrella più la Big Band del Conservatori del Liceu diretta dal finlandese Jere Laukkanen; il 10 l'Enrico Rava Tribe; l'11 il duo Paolo Fresu-Omar Sosa; il 12 Stefano Bollani in piano solo. Se la scorsa edizione era stata aperta dal Tinissima Quartet di Francesco Bearzatti quest'anno il concerto conclusivo (il 1° dicembre) vedrà la presenza di Paolo Conte.

All About Jazz: Joan, la tua attenzione per il jazz italiano ha lunga data ma la collaborazione con Umbria Jazz è cosa recente. Ci spieghi com'è nata?

Joan Anton Cararach: Seguo il jazz italiano da molto tempo e lo considero il più vivo, originale e coinvolgente non solo della scena europea ma del mondo. L'Italia è una nazione ricca di tradizioni molto diverse e col jazz dimostra il meglio della sua vitalità culturale. Umbria Jazz ha svolto un ruolo importante anche per i jazzisti italiani che ora hanno un largo pubblico al punto che alcuni suoi esponenti, penso a Stefano Bollani, hanno un seguito da pop star. Ci piace presentarli al nostro pubblico che li conosce ma non li segue ancora per quello che meritano. È poi un'occasione per il pubblico italiano per scoprire il nostro festival: siamo molto più vicini di quello che si pensa.

AAJ: Come è nata la scelta degli artisti da presentare a Barcellona?

JAC: La scelta è stata fatta in comune con Carlo Pagnotta. Abbiamo messo i nomi sul tavolo e non c'è stata alcuna discussione. Questa collaborazione, ci aspettiamo, non si esaurisce qui ma andrà avanti negli anni seguenti, invitando altri jazzmen italiani. Nel 2012 mi piacerebbe molto avere in programma artisti come Enrico Pieranunzi e, un'altra volta, Francesco Bearzatti. La collaborazione con Umbria Jazz e con la regione Umbria che ha sponsorizzato quest'iniziativa è stata felicissima e non coinvolge solo la musica. Abbiamo ad esempio un cuoco catalano ed uno umbro che si confronteranno sul modo di cucinare il tartufo: un matrimonio tra il tartufo bianco dell'Umbria e quello nero catalano.

AAJ: Ci saranno anche artisti iberici a Perugia?

JAC: Si, c'è l'idea di portare artisti catalani nel 2012 a Perugia ma già quest'anno ad Orvieto ci sarà Chano Domínguez col suo progetto chiamato "Flamenco Sketches," una revisione originalissima da Kind of Blue.

Torniamo al programma generale del festival. Come abbiamo accennato, in quest'edizione la presenza di musicisti statunitensi è massiccia e spiccano molti concerti sia per il prestigio dei protagonisti che per la novità delle proposte. Il trio di Pat Metheny con Larry Granadier e Bill Stewart suonerà il 24 novembre al teatro l'Auditori ed il giorno successivo, nella superlativa cornice del Palau de la Música Catalana, abbiamo Dave Holland coi chitarristi Pepe Habichuela e Josemi Carmona in un singolare connubio tra jazz e flamenco Il 28 novembre il concerto di Joshua Redman e Brad Mehldau in duo è certo tra gli eventi più attesi del festival. Sempre al Palau de la Música (il 20 ottobre) Maria Schneider presenta la sua big band comprendente il chitarrista Ben Monder, i sassofonista Steve Wilson e Donny McCaslin, il pianista Frank Kimbrough. Il 24 e il 28 ottobre suscitano particolare interesse due tra i nomi più innovativi del jazz contemporaneo che si presentano coi rispettivi organici: il pianista Vijay Iyer in trio con Stephan Crump al contrabbasso e Marcus Gilmore alla batteria e il sassofonista Rudresh Mahanthappa con il gruppo del recente disco Samdhi, nuovo capitolo della sintesi tra jazz e tradizioni musicali indiane. Restiamo nell'ambito del jazz più innovativo per segnalare il concerto del 20 novembre del quartetto di Ken Vandermark.

Nel cartellone spicca la presenza di grandi pianisti. Oltre a quelli già citati troviamo il 6 novembre Randy Weston in trio; il 4 novembre Eliane Elias a capo di un quartetto comprendente Marc Johnson; il 16 novembre Michel Camilo con il grande percussionista Giovanni Hidalgo; il 18 dello stesso mese Ryuchi Sakamoto Trio, il 22 il grande talento armeno Tigran Hamasyan in trio; il 15 il polacco Marcin Wasilewski già collaboratore di Tomasz Stanko ed ancora Emilio Solla, Alfredo Rodríguez, Abdón Alcaraz.

Una serata speciale sarà quella del 21 novembre con Omar Sosa in solo, in un programma ispirato da otto vini scelti dai sommelier del Monvínic, un centro culturale enologico senza parangone nel mondo. Il nome della serata è "Omar Sosa Monvínic Experience" e vedrà il pianista suonare con i viticultori accanto.

Infine segnaliamo i master class tenuti da Pat Metheny, Dave Holland e Gabriele Mirabassi.

AAJ: Joan, credo che sarai soddisfatto...

JAC: Ovviamente un festival come il nostro ha bisogno di grandi nomi e non c'è bisogno di un direttore artistico per scegliere Pat Metheny o altri come lui. Quello che ci interessa di più è mettere l'accento su scelte più mirate come quella che si chiama "Pianos," dove abbiamo invitato artisti emergenti come Tigran Hamasyan, Neil Cowley o Marcin Wasilewski o altri più noti ma fortemente innovativi come Vijay Iyer.

C'è poi la vitalità della scena catalana che ci porta a presentare Andrea Motis una ragazza di 16 anni straordinariamente dotata. Siamo poi molto orgogliosi di ospitare Maria Schneider a cui assegneremo la quarta medaglia d'oro del festival. Il programma va dall'avanguardia e alle proposte di nicchia, fino ai nomi più famosi e tutti possono scegliere con grande libertà. Oltre ai luoghi storici come il Palau della Musica, L'Auditori o il Luz de Gas, abbiamo concerti in vari club, al Gran Hotel Havana, al Mandarin Hotel. Ed ancora le iniziative al Monvínic, il nostro tempio del vino.

Ora sono distrutto ed ogni anno prima di iniziare penso di proporre un programma più breve ma poi la risposta del pubblico ci incoraggia. È lui il nostro sponsor principale, che acquista i biglietti e interviene numeroso ai concerti

AAJ: Hai un'ultima cosa da segnalare in conclusione?

JAC: Voglio ricordare l'esposizione del fotografo americano Michael Weintrob che si terrà al Gran Hotel Havana. È un artista eccezionale ed è il fotografo ufficiale di quest'edizione del festival.

Fin dagli ultimi anni Ottanta il Barcelona Jazz Festival è organizzato dalla società The Project. Per informazioni visita i siti di Barcellona Jazz Festival e Blogspot Barcellona Jazz Festival


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