Dopo cinque anni dall'esordio discografico, arriva il secondo album in studio per i Luz, brillante trio composto da Giacomo Ancillotto (chitarra elettrica), Igor Legari (contrabbasso) e Federico Scettri (batteria) che vanta ormai una solida esperienza live (la formazione è in attività dal 2011). Si tratta di nove composizioni originali, tutte firmate collettivamente dai tre musicisti e presentate in un elegante booklet illustrato con opere di Juan Martinez Bengoechea, pittore e disegnatore grafico cileno. Come nel primo album, Polemonta, uscito sempre per Auand e che vedeva affiancarsi al classico trio la violoncellista e compositrice americana Tomeka Reid, i Luz imbastiscono trame minimaliste sempre sfuggenti e mutanti che pescano indifferentemente dalle culture musicali afroamericane ed europee. Si va dal blues ruvido e "spezzato" di "Atacama" all'introspettiva e distesa "Fricus," quasi un tema ballabile. Non mancano sorprese come il jazz stralunato e ipnotico, stile garage band, di "Soyuz!," omaggio del trio alla gloriosa cosmonautica sovietica: una composizione che echeggia atmosfere vicine alla scena newyorchese improvvisativa e sperimentale degli anni Novanta. Un lavoro complesso, camaleontico, a volte volutamente aspro, che tende sempre a spiazzare l'ascoltatore. Da assaporare pienamente dopo più ascolti.
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