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Passaggio Al Bosco

Andrea Garibaldi

Label: Emme Record Label
Released: 2015
Duration: 01.08.00
Views: 294

Personnel

Album Description

C’è sempre stata tra i pianisti di jazz una vena profonda di storytelling. Jimmy Rowles e Mose Allison, oltre a essere “parolieri” immaginifici e originali, hanno rivelato un talento di arguti prosatori: come, d’altronde, il popolare Steve Allen, che è stato fertile romanziere e saggista. Bobby Troup e Dave Frishberg hanno firmato alcuni dei testi più fini e spiritosi del grande songbook jazzistico. Eddie Higgins, lontano dal palco, era un raconteur conciso e elegante, dall’asciutto umorismo. E naturalmente Duke Ellington raccontava storie di ampio respiro attraverso le sue sontuose suites e le voci strumentali dei grandi e fedeli solisti, che immaginava come personaggi dei suoi affreschi discografici e concertistici. Andrea Garibaldi si avvicina a questa tradizione da una prospettiva particolare, lasciando che sia il pianoforte a narrare la storia. Andrea, del resto, emerge da una complessa educazione musicale-letteraria, una sorta di singolare intreccio di Barry Harris (che ha avuto come insegnante) e di Bud Powell (che ha studiato con attenzione, e al quale ha dedicato “Mr. B.P.”), di Fabrizio De André e di Dino Buzzati (la cui opera ha a lungo frequentato e amato), e spunti ed elementi della sua formazione, combinati con quel forte senso della memoria emotiva e quel bizzoso gusto ironico che è caratteristico dei musicisti di jazz di ogni nazionalità (esemplari sono i loro puns e calembours, i giochi di parole dei titoli: qui Chez-Mini può leggersi anche come “scemìni”, oltre ad alludere alla dimora dell’amica cantante Elisa Mini), confluiscono con naturalezza, grazia e dinamismo nella sua scrittura e improvvisazione strumentale. Il “raccontare” melodico di Garibaldi, sorretto dalla vivida immaginazione armonica, dall’ariosa fluidità ritmica e dallo spirito dialettico ben noti a chi lo ha avuto come partner (preziosa è la sua partecipazione al recente Travels in Europe di un altro jazzman versiliese, il bassista Andrea Fascetti), si sviluppa con eleganza e uno swing ora compassato e ora muscolare attraverso le variegate atmosfere e i suggestivi percorsi di quest’album che definisce la maturità del giovane pianista. E’ una musica, quella di Garibaldi e del suo ben rodato trio, in cui si alternano e miscelano - come in un’equilibrata raccolta di sintetiche quanto taglienti narrazioni - slanci intimistici, riflessioni gentilmente tormentose, venature nostalgiche, energiche pulsioni. C’è una elegante e insieme struggente malinconia nel brano che dà il titolo al disco, traducendo il termine tedesco Waldgänger usato da Ernst Jünger nel classico Trattato del ribelle ed evocandone il messaggio di libertà cercata tra clandestinità e ribellione: una sorta di immaginario “blues” sospeso tra culture diverse, placidamente ossessivo e corrosivo, vissuto e modulato in una luce personale da un colto e pensoso outsider. Ed è un “passaggio nel bosco”, quello dell’album, che attraversa scenari e umori ben distinti: l’orizzonte tempestoso del tributo a Powell, le ombre scure e bluesy sotto l’accattivante cornice di “Smiling in November”, il senso della sorpresa che pervade “In quel preciso momento”, ispirato al delizioso libro di Buzzati, la tensione frenetica e ipnotica di “Vladi’s Time Check”, suggerito dal perfezionismo del batterista Vladimiro e dalla sua encomiabile mania per la precisione del timing, e quel certo romanticismo blasé che si coglie nel “cavallo di battaglia” (come lo descrive Andrea) del trio, “A mani in tasca”, un tema squisito che - almeno fino alla incisiva coda di sapore soul jazz - avrebbe potuto appartenere a una commedia all’italiana degli anni d’oro, e commentarla con fine arguzia musicale. --Luciano Federighi, critico, scrittore, cantante e autore di Cantare il jazz, Blues on My Mind e Blue & Sentimental

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