Home » Jazz Musicians » Andrea Garibaldi Discography

La Frontiera

Andrea Garibaldi

Label: Emme Record Label
Released: 2018
Duration: 01.00.00
Views: 393

Personnel

Album Description

Come suggeriva il titolo di un eccellente album Atlantic di Nat Adderley (Autobiography del 1965), che raccoglieva e rivisitava su arrangiamenti di Joe Zawinul una serie di composizioni del cornettista di Tampa, la scrittura di un jazzman ha una ricca e frequente eloquenza autobiografica: scava nel profondo della memoria (non solo musicale) e dell’esperienza, ne evoca - attraverso la combinazione di melodia, armonia, respiro ritmico - gli umori e i conflitti e le tensioni emotive, senza bisogno, se non occasionalmente, di ricorrere all’ausilio delle parole. Pianista che alla formazione jazzistica (e oltre) combina una non meno articolata educazione letteraria, Andrea Garibaldi accentua l’elemento autobiografico palpabile nell’opera di tanti suoi maestri richiamandosi spesso, nel suo repertorio originale, a aspetti di un vissuto personale, quotidiano, così come a modelli culturali e posizioni politiche che hanno avuto un ruolo rilevante nella sua crescita di uomo e artista. Il tema visionario e finemente ipnotico che apre questa raccolta (e gli stessi concerti di Garibaldi), “Black Flag”, fa riferimento alla bandiera simbolo dell’Anarchia, e allude anche al romanzo breve, Bandiera nera, di un grande versiliese, Mario Tobino: il pianista lo esplora con grazia asciutta e danzante, sviluppandovi un racconto potentemente individuale che l’ancia di Renzo Cristiano Telloli riprende in un’intrigante combinazione di forza e relax. Quanto a “Via Gallena”, nel cuore del disco, il titolo conduce a una dimensione più intima, quella della casa dove Andrea ha a lungo abitato: una “strada di campagna, molto tranquilla e silenziosa” la cui atmosfera si specchia in un fraseggio sereno e swingante e in una poesia musicale dalle gentili ombre. Tuttavia l’album del giovane e brillante pianista versiliese - il secondo a suo nome, sempre alla guida di un trio dal fluido e concentrato respiro, che qui si arricchisce, nella gran parte dei brani, della presenza del sassofonista contralto, il conterraneo Telloli - reca nello stesso titolo, La Frontiera, anche il segno di una visione più ampia, il senso di quella ricerca di confini espressivi distanti quanto potenzialmente affini che è stata parte altrettanto significativa del jazz più creativo. Per fare l’esempio più nobile, il Duke Ellington delle avvincenti suite, che spaziava con fertile immaginazione e spirito avventuroso fino alla Liberia e al Lontano Oriente per rientrare nella vicina (ma non meno arcana e ricca di suggestioni) New Orleans, crogiuolo multietnico e multiculturale per eccellenza - la profumatissima e deliziosamente soulful New Orleans Suite, del 1970, fu l’ultimo viaggio del Duca in compagnia della sua “voce” più fine e struggente, quella di Johnny Hodges. Garibaldi ha rispettosamente preso a prestito il titolo da quello di un libro (“crudo e preciso,” nelle sue parole, “ma narrato con grande calore e umanità”) dello scomparso e da lui molto ammirato Alessandro Leogrande, che percorre le rotte dei tormentati e tanto spesso tragici viaggi della speranza da Africa e Medio Oriente verso il miraggio europeo. Il brano omonimo ha un andamento cautamente irrequieto e una suggestione chiaroscurale che alludono al superamento di confini, geografici e culturali: rimane comunque sapidamente jazzistico, con una tensione e una essenzialità che vibrano del ricordo di una certa sintesi jazz-funk-melodica degli anni Settanta (gli Earth Disciples, ad esempio: lontani dall’epoca di Andrea, ma la musica, più di ogni altra arte, sa come passare attraverso le generazioni). Ci sono naturalmente i tanti ascolti in pura chiave jazz a riflettersi nella scrittura di Garibaldi: il Thelonious di “Monk’s Cake”, evocato nella sua veste di domestico pasticcere attraverso un gustoso aneddoto assorbito dalla biografia monkiana di Kelley e tradotto in una sottilmente arguta e distesa vignetta hard bop che ispira ai solisti sobrie riflessioni, lo Elvin Jones di “Elvin’s Strong Coffee”, nato, ricorda Andrea, dalle battute di Vladimiro Carboni (tanti jazzmen condividono un umorismo surreale e pungente, immediato e incalzante come il loro fraseggio) e dal suo amore per il grande batterista di Pontiac, o il Kenny Burrell del classico album Midnight Blue (e in particolare del tema letto in solitudine, “Soul Lament”), le cui “atmosfere bluesy e notturne” sono riflesse e omaggiate in “Thursday Night Blue”, una bellissima ballad dagli ampi e pensosi spazi e dal piglio corrosivamente nostalgico, che Andrea Garibaldi espone in solitudine prima di cercare la complicità in “blue” di Telloli, Di Tanno e Carboni. Il trio va a concludere questa dinamica, eccitante avventura con un episodio che esula dal repertorio di Andrea, lo standard della fertile coppia Lerner e Loewe “On the Street Where You Live”. La rielaborazione e riarmonizzazione del principale tema romantico di My Fair Lady, spogliata del suo imperioso bridge, di quel “towering feeling” che nei jukebox del 1956 fu testimone del solenne connubio tra la scrittura lirica di Alan Jay Lerner e il crooning di Vic Damone, conduce il brano in una peculiare, accattivante atmosfera pop-jazz contemporanea: e lo vede diventare parte integrante dell’estetica e dell’immaginazione di Andrea Garibaldi, che lo utilizza come pezzo di chiusura in ogni suo concerto. --Luciano Federighi, autore di Blues on My Mind, Cielo di terremoto e Istrioni e sirene


Comments


Tags

Album uploaded by Andrea Garibaldi

More Albums

Recordings: As Leader | As Sideperson

La Frontiera

Emme Record Label
2018

buy

Passaggio Al Bosco

Emme Record Label
2015

buy

Get more of a good thing!

Our weekly newsletter highlights our top stories, our special offers, and upcoming jazz events near you.