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Tutti intorno al piano di Frank Carlberg

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Finlandese di nascita e bostoniano d'adozione, il pianista e compositore Frank Carlberg, docente al New England Conservatory e al Berklee College of Music, influenzato da Paul Bley e Ran Blake così come da Jimmy Giuffre, ha collaborato nel tempo con Steve Lacy (ci torneremo), Bob Brookmeyer e Kenny Wheeler, ha scritto musica anche per organici di ampie dimensioni, diretto gruppi propri di proporzioni più ridotte. Nei due album di cui ci occupiamo oggi, usciti in simultanea a fine 2015 malgrado, in quanto a incisione, li separino quasi tre anni (gennaio 2012 il primo, ottobre 2014 il secondo), lo troviamo dapprima inserito in un quartetto formalmente a "capitale condiviso" (in realtà metà dei brani sono suoi e gli altri a firma collettiva), quindi alla testa di un quintetto di cui è il titolare (tutte sue le musiche, qui, su testi di autori vari). In entrambi i casi il nucleo germinale è il suo trio, in cui solo il batterista varia dall'una all'altra incisione, con le ulteriori voci presenti (in senso lato) a interagire nei modi che andiamo a illustrare.

Carlberg, Morris, Niggenkemper, Gray
Cosmopolitan Greetings
Red Piano Records (2015)
Valutazione: * * * ½

Cosmopolitan Greetings, per cominciare, ha come voce aggiunta al trio la chitarra di Joe Morris, uomo di vasti appetiti (e frequentazioni) di sponda free improvisation (anche solo la sua consuetudine col catalogo Leo lo testimonierebbe) che funge in qualche misura da battitore libero, un po' come se si trattasse di un fiato, per quanto l'impasto timbrico che viene a generarsi sia ovviamente tutt'altro.

I tracciati globali sono mobili, nervosi, fertili (pur con qualche momento in cui si vive un po' più di rendita, ma è fisiologico che in quasi un'ora di musica ciò accada). A dover indicare un imprinting da cui il concetto di trio (ma lo stesso procedere pianistico) di Carlberg trae spunto, azzarderemmo il nome di Lennie Tristano più che degli altri appena fatti (perché dichiarati) o dello steso Monk, non di rado a sua volta tirato in ballo (al limite Bley, ma anche lui, da dove proviene?). In ogni caso l'originalità della musica globalmente offerta è sufficiente a far parlare di un lavoro meditato, di tratto largamente intenzionale e sicuro spessore.

Frank Carlberg
Word Circus
Red Piano Records (2015)
Valutazione: * * * ½

Un discorso analogo vale per Word Circus, in cui la presenza di una cantante (Christine Correa, in duo con la quale Carlberg incideva fin dal 1992 il secondo album a suo nome, Ugly Beauty) e in misura minore di un sax alto sposta gli equilibri verso qualcosa di formalmente più definito, compiuto (come certamente il pianista voleva), con la voce, appunto, a percorrere testi poetici vari con un piglio che in più di un'occasione ricorda piuttosto da vicino quello di Irene Aebi accanto a Lacy (eccoci a lui, come predetto), con intercalari anche un po' teatralizzanti che aggiungono sale (e quindi sapore) alla pietanza predisposta.

Il tutto si muove tra momenti più contornati e altri più sfrangiati (tutto sommato minoritari), ora più eleganti, pacati, morbidi e pensosi, ora più mossi, esuberanti, estroversi. Il controllo del totale da parte di Carlberg risulta ovunque palpabile, ideale contraltare all'album precedente, di cui quest'altro appare di conseguenza un interfaccia quasi paradigmatico, pur nella totale coerenza complessiva.

Elenco dei brani:
Cosmopolitan Greetings:
Cosmopolitan Greetings; Cadillac Squawk; Now and Forever; Who Eats Who; Research; Get It.

Word Circus:
You and Me; Even If; On Some Level; Thinks to Do in an Economic Crisis; Ecology; Stop Telling Me; Lullaby.

Musicisti:
Cosmopolitan Greetings:
Frank Carlberg: pianoforte; Joe Morris: chitarra; Pascal Niggenkemper: contrabbasso; Luther Gray: batteria.

Word Circus:
Christine Correa: voce; John O'Gallagher: sax alto; Frank Carlberg: pianoforte; Pascal Niggenkemper: contrabbasso; Michael Sarin: batteria.

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