Marcel et Solange, Samuel Blaser: Tomate et parapluie

Una musica intelligente, arguta, fortemente intenzionale fino a risultare qua e là un po' calligrafica, è quanto ci arriva dal singolare (non fosse altro che per il nome) trio transalpino, nell'occasione (al suo secondo album) ospitante il trombone di Samuel Blaser (svizzero, lui), che dà rotondità e un colore in più alla tavolozza timbrica di base, su cui s'inserisce con assoluta naturalezza.

Si parte su sonorità estreme, spinte verso l'acuto, nell'iniziale "Pépé," duetti e una tensione che non si placa, per una pienezza globale che si allarga al successivo "Paquebot." È quando prevale una coralità a tratti un po' scolastica ("Marceline"), un raziocinio fin troppo insistito ("Petite biche"), che il lavoro, pur conservando il suo aroma, mostra magari un po' la corda, facendosi per contro truce, quasi spettrale, stridulo, in "Ma douce amie" (evidente il contrasto fra titolo e temperatura del brano), con una bella apertura, liberatoria, nel finale.

Tale libertà si allarga a "Méandre," arioso (e clarinettistico), sulla cui pacatezza finale s'inserisce il successivo "Tomate et parapluie," di estrema eleganza, in crescendo climatico, laddove i conclusivi "Borsch" e "Flamand rouge," pur nella loro assoluta coerenza rispetto al totale, ripropongono, su piani diversi, certi limiti dell'opera, che rimane comunque degna di grande attenzione, scegliendo un angolo prospettico piuttosto originale e, come si diceva, intelligente.

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