Un trombonista americano (collaboratore, fra gli altri, di David Bowie, Maria Schneider e Wynton Marsalis), un pianista tedesco e un violoncellista francese: i primi due si dividono a titolo esclusivo la paternità dei brani (quattro il primo, cinque il secondo), però, singolarmente, tre titoli sono in francese. Un omaggio all'ospite (sì, perché all'epoca di questa incisioneaprile 2019l'accoppiata Keberle/Woeste macinava musica insieme già da una buona quindicina d'anni)? Potrebbe anche essere. Resta peraltro il fatto che il legame almeno di Frank Woeste con la Francia (Parigi in particolare, dove ha studiato e si è diplomato) sia piuttosto solido.
E comunque qui l'agire è eminentemente collettivo, nel segno di un incedere neanche poi così spiccatamente cameristico come l'organico potrebbe lasciar supporre. Non a senso unico, almeno (si ascolti anche solo "Absinthe," proprio di Woeste). Il dialogo è piuttosto serrato, non senza momenti in cui prevalga questa o quella individualità, ma sempre nel rispetto di un equilibrioappuntocorale da cui evidentemente non s'intende derogare.
Gradevolezza e ricerca, sempre molto educata, sono i tratti distintivi del lavoro, elegante e coeso, con un aplomb che per più versi verrebbe da definire classico.
Tre quarti d'ora abbondanti di musica di buonissimo livello.
Track Listing
Blue Feather; Exemplar; Up North; Montparnasse; Absinthe; Sisters of Mine; L'Arlequin lunaire; Major Jack; Clara.
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Ecumenico ma (abbastanza) esclusivo, non sopporta la musica – e l’arte in generale – di routine, rassicurante e dozzinale, preferendo, se proprio deve, il brutto all’inutile. Un ideale spaccato dei suoi amori musicali (che non si limitano al jazz; e più o