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Wadada Leo Smith: Ten Freedom Summers

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Wadada Leo Smith: Ten Freedom Summers
Igor Stravinskij affermava che il significato della musica è legato unicamente al rapporto tra gli elementi musicali, collocati in una costruzione senza alcun legame con altre realtà. Ciò è parzialmente valido nei confronti della musica composta a tavolino, studiata ed elaborata nei suoi dettagli squisitamente costruttivi. Ma la musica che in sé contiene elementi di improvvisazione, di creazione immediata, di trasmissione orale e per imitazione, ha senza dubbio uno stretto rapporto con la realtà circostante, interagisce con essa, trae alimento da vari stimoli sociali, storici, economici, religiosi, personali.

L'opera di molti jazzmen sarebbe impensabile senza tali stimoli, e spesso ha tratto un senso pregnante proprio dall'attenzione, dall'originalità di una risposta sensibile a essi. Ellington è stato maestro in questo senso, ma come ignorare che in tanti bluesmen riverbera il rapporto con il viaggio e il treno, con l'innamoramento e l'abbandono, con il male di vivere. E la lotta per i diritti sociali dei neri ha sempre risuonato forte e chiaro nell'opera di molti musicisti afroamericani, da Charles Mingus a Max Roach, da Archie Shepp a Gil Scott Heron e Nina Simone. Il jazz e la musica nero-americana, nati da un dolore individuale e sociale, portano le tracce di tale esperienza, la sviluppano nell'espressione e nel comportamento artistico.

La musica di Wadada Leo Smith si è costruita su percorsi dichiaratamente legati alla sfera spirituale, a quella fisica, agli aspetti storici e sociali, concentrandosi di volta in volta con maggiore attenzione su uno di essi e cercando la loro fusione. In Ten Freedom Summers, lavoro di dimensioni epiche, Smith si impegna a sviscerare con forza lo stimolo sociale. Vengono in mente le parole di Addison Gayle, che Wadada volle stampare in apertura del suo pamphlet "Note sulla natura della musica", dell'81. Gayle condannava "il fatto di voler valutare l'opera d'arte nei termini della sua bellezza e non in quelli della trasformazione dalla bruttezza alla bellezza".

A queste parole fanno eco quelle dell'etnomusicologo Matthew Sumara, nel booklet del lavoro di Smith: "La musica non è stata semplicemente un accompagnamento delle lotte per i Diritti Civili e del movimento Black Power. E' stata parte di essi. Questa è un'idea che purtroppo oggi è stata perduta. Troppo spesso pensiamo che le due cose siano correlate in modo solamente tangenziale. Sono invece interrelate: l'una influenza l'altra, e viceversa. La musica è stata spesso brandita come un'arma nella battaglia per la giustizia e l'uguaglianza".

Ten Freedom Summers ha impegnato Wadada intensamente negli ultimi tre anni prima della registrazione, ma i passi iniziali furono fatti ben trentacinque anni fa, quando egli compose il primo pezzo di questa Odissea nella lotta per i Diritti Civili dei Neri: il brano dedicato all'attivista Medgar Evers, scritto nel 1977 per Leroy Jenkins. L'attenzione del trombettista nel lavoro di rievocazione e di affiancamento della storia nero-americana si concentra sugli anni dal 1954 al 1964, appunto le dieci estati della libertà, dalla sentenza della Corte Suprema statunitense nel caso "Brown vs. Board of Education" che nel 1954 sancì la desgregazione del sistema scolastico, al "Civil Rights Act" del 1964.

Dieci anni, un'odissea. Che va a pescare però molto più in là nel tempo e si ferma più vicina a noi, con "September 11th, 2001: A Memorial". Inizia con "Dread Scott, 1857," brano di apertura del primo disco, riferito alla sentenza con la quale si sancì che i neri americani non erano tutelati dalla Costituzione Americana: una delle cause della Guerra d'Indipendenza. Il pezzo esordisce con turbolenza, scandito dalle nodosità delle due batterie di Pheeroan akLaff e Susie Ibarra, percorso dalle sciabolate di Smith e dalle folate pianistiche di Anthony Davis, innervato dall'archetto di John Lindberg, al contrabbasso.

Una bella compagine, formata da esponenti dell'eccellenza nel jazz contemporaneo, che da sempre collaborano con Wadada. Musicisti il cui valore non sempre è supportato dal giusto riconoscimento, ma che godono di reputazione inossidabile da parte di un pubblico attento. Nella registrazione di Ten Freedom Summers, effettuata dal vivo a Los Angeles, in tre serate, a questa edizione del Golden Quintet (che diventa Quartet allorché uno dei due batteristi esce dall'organico) si aggiunge l'ottimo ensemble Southwest Chamber Music, diretto da Jeff von der Schmidt.

L'itinerario musicale tracciato da Smith si inoltra con pregnanza drammatica nella cupa riflessione di "Malik al Shabazz and the People of the Shahada," riferito a Malcolm X; tocca poi il dramma lacerante di Emmett Till, ragazzo afroamericano assassinato per motivi razziali nello stato del Mississippi. E si dipana nei quattro CD, le cui tappe sono tutte altamente significative, pur con qualche inevitabile cedimento e qualche dilatazione eccessiva. Spiccano alcuni momenti: "Thurgood Marshall and Brown vs. Board of Education," brano del quale non si riesce a dimenticare l'ostinato intriso di blues; "Buzzsaw The Myth of a Free Press," dove il contrabbasso di Lindberg offre una delle sue prove titaniche. E poi il crescendo emotivo di "Rosa Parks and the Montgomery Bus Boycott, 381 Days"; e le infervorate sezioni d'apertura e di chiusura di "America, Parts 1, 2 & 3," che incorniciano l'intensa parte centrale.

I lunghi brani si sviluppano per episodi accostati e contrastanti, tra le brulicanti, arroventate atmosfere del Golden Quintet/Quartet e quelle più controllate dell'ensemble cameristico, al quale sono affidate le parti più meticolosamente scritte. Ma pure questo organico è spinto all'esecuzione libera e all'improvvisazione: si ascolti ad esempio la parte che precede il finale di "Emmett Till," dove gli archi entrano in un'aggrovigliata disputa con tromba, piano e arpa. Forse uno dei momenti di maggiore simbiosi tra i due gruppi strumentali.

Che dire alla fine? Da tale ascolto si esce come da un lungo viaggio, da una lettura vorticosa, da un dramma shakespeariano.

Track Listing

CD1: Dred Scott, 1857; Malik Al Shabazz and the People of the Shahada; Emmett Till: Defiant, Fearless; Thurgood Marshall and Brown Vs. Board of Education: A Dream of Equal Education, 1954; John F. Kennedy's New Frontier And The Space Age, 1960. CD2: Rosa Parks and the Montgomery Bus Boycott, 381 Days; Black Church; Freedom Summer: Voter Registration, Acts Of Compassion and Empowerment, 1964; Lyndon B. Johnson's Great Society and the Civil Rights Act of 1964. CD3: The Freedom Riders Ride; Medgar Evers: A Love-Voice of a Thousand Years' Journey for Liberty and Justice; The D.C. Wall: A War Memorial for All Times; Buzzsaw: The Myth of a Free Press; The Little Rock Nine: A Force for Desegregation in Education, 1957. CD4: America, Pts. 1, 2 & 3; September 11th, 2001: A Memorial; Fannie Lou Hamer and the Mississippi Freedom Democratic Party, 1964; Democracy; Martin Luther King, Jr.: Memphis, The Prophecy.

Personnel

Golden Quartet/Quintet: Wadada Leo Smith: composer, trumpet; Anthony Davis: piano; John Lindberg: bass; Pheeroan akLaff: drums; Susie Ibarra: drums. Southwest Chamber Music: Jeff von der Schmidt: conductor; Alison Bjorkedal: harp; Jim Foschia: clarinet; Lorenz Gamma: violin; Peter Jacobson: cello; Larry Kaplan: flute; Jan Karlin: viola; Tom Peters: bass; Lynn Vartan: percussion; Shalini Vijayan: violin.

Album information

Title: Ten Freedom Summers | Year Released: 2012 | Record Label: Cuneiform Records


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