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Stefano D'Anna

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01. Sonny Rollins - A Night at the Village Vanguard vol. 1 e 2 (Blue Note - 1957).

Questa registrazione rimane per me una pietra miliare del pianoless trio e del linguaggio del sax tenore: c'è pressoché "tutto", con una profondità di visione che continua a dispiegarsi instancabile col passare del tempo.

02. Chris Potter - Gratitude (Umvd Labels - 2001).

Forse il mio disco preferito di uno dei sassofonisti odierni che mi piacciono di più. Ogni composizione riflette la visione di Chris Potter della figura di grandi maestri del sax tenore come solo un musicista della sua sensibilità e caratura può essere capace di cogliere e comunicare, sia nella scrittura sia attraverso una raffica di soli formidabili.

03. John Scofield - Groove Elation (Blue Note - 1995).

Uno dei dischi di John Scofield che prediligo, in cui sound, forma e contenuti del suo mondo musicale sono perfettamente integrati con la scrittura dei fiati. La sezione ritmica formata da Larry Goldings, Steve Swallow e Idris Muhammad, suona stupendamente, come del resto lo stesso Scofield.

04. Antonio Carlos Jobim - Urubu (Warner Bros - 1976).

Grande voce, grandi musicisti, accanto a Jobim ci sono Ron Carter, João Palma e Ray Armando, fantastici arrangiamenti orchestrali di Claus Ogermann, una piacevole tensione percorre tutto il lavoro. Un disco emozionante.

05. Joshua Redman - YaYa 3 (Loma - 2002).

In questo disco pre-Elastic Band, Joshua Redman, Sam Yahel e Brian Blade offrono un saggio di moderno virtuosismo ed immedesimazione con il sound e la tradizione dell'organ combo, debitamente riportati ai nostri giorni.

06. Joe Henderson - So Near, So Far (Musings for Miles) (Verve - 1993).

Un disco in cui ogni nota vale oro. Musica di grande intensità e urgenza espressiva, proposta con ispirazione e con un senso di understatement che moltiplica in modo esponenziale il già alto tasso di classe di Henderson, John Scofield, Dave Holland e Al Foster.

07. Joe Lovano - Quartets: Live at the Village Vanguard, disco 2 (Blue Note - 1996).

Una dimostrazione esemplare di come si suona il jazz, completa compenetrazione con il linguaggio e con lo spirito di questa musica rivissuti in maniera non didascalica, feeling "a manetta", senso d'euforia, sviluppo perfetto delle dinamiche e del senso narrativo dei soli.

08. John Coltrane - Impressions (Impulse - 1961).

Performance incredibile e visionaria, dall'intensità rimasta ineguagliata, questo per me è uno dei più riusciti manifesti dell'espressività di John Coltrane, emozionante lascito della profondità della sua concezione musicale così come delle sue intuizioni e scoperte riguardo al linguaggio del sax tenore.

09. Steely Dan - Two Against Nature (Giant Records / Wea - 2000).

Una serie di storie urbane e di analisi di certi risvolti relazionali come soltanto Donald Fagen è capace di concepire, musicare e arrangiare. Nel suo genere un disco che risulta un moderno classico, suonato e inciso splendidamente.

10. Albert Sanz - Los Guys (Fresh Sound New Talent - 2004).

Bellissima registrazione live che presenta l'interessante mondo sonoro del giovane pianista spagnolo attraverso la bella voce e l'improvvisazione altamente efficace di Chris Cheek e il supporto sempre creativo e ricco d'ispirazione di Larry Grenadier e Jeff Ballard. Un sound pervaso di bellezza per un disco di sostanziosa poesia.


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