Jason Adasiewicz's Sun Rooms: Spacer

Il trio Sun Rooms, qui alla seconda prova discografica dopo il primo disco omonimo, studia un possibile sviluppo di una certa musica legata agli anni Sessanta, realizzata in particolare dall'accoppiata Andrew Hill (compositore) e Bobby Hutcherson (solista). Una musica scura, molto atmosferica, strutturata su rapporti melodico-ritmici di svagata asimmetria. È un modo intelligente di riannodare il filo con la tradizione (che ora è tale, ma che allora era eresia). La brillantezza esecutiva di Adasiewicz, pure evidente, si sacrifica per il più importante dei risultati musicali: quello di far respirare il gruppo con un sol suono. Ascolto, proposta, elaborazione: tutto è qui assolutamente collettivo. Il basso elegante, propulsivo di Nate McBride e la batteria sapiente di un Mike Reed mai così rilassato, consentono a Jason di scavare a fondo nelle trame delle composizioni, senza preoccupazioni da mattatore.

Semmai, un tale organico può soffrire di una certa monotonia timbrica, cui forse si sopperisce nelle esibizioni dal vivo.

Il disco è incorniciato da due pezzi (prologo ed epilogo) per solo vibrafono, davvero riusciti con i loro trilli ritmici evocanti il gamelan. Poi, sei pezzi del leader, tra i quali svettano quelli con i temi a diverse scansioni metriche ("Hi Touch," "Diesel"), uno di McBride più il notevole "Bobbie" del trombettista olandese Eric Boeren, distillato di dolcezza.

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