Souldiesis: Souldiesis

In quarantatre minuti i Souldiesis attraversano i generi spaziando da brani originali a curiose interpretazioni di musica tradizionale del Salento (Volia Sapire, Fimmene, Fimmene, Mamma la Rondinella, Aremu Rindineddha), senza tralasciare qualche omaggio a grandi compositori fra cui Herbie Hancock e Stevie Wonder con Never Said e il Morricone di Nosso Mar, tratto dalla colonna sonora di Metti una sera a cena. Pezzi che l'ottetto visita spesso in vocalese jazz, ammiccando in qualche caso alla vivacità doo-wop e confezionando un prodotto nel complesso gradevole, proporzionato e fresco.

Sterminato l'orizzonte di possibili citazioni, rimandi e influenze. Se immediata è l'associazione coi Manhattan Transfer, i Souldiesis fanno sapere che fra i loro "spiritual guidances" figurano anche i Take6, storica formazione americana gospel a cappella, Peter Gabriel, Joe Zawinul e Bach. Una compagnia niente male le cui impronte vi invitiamo a scovare in Souldiesis.

Un buon disco insomma che, anche grazie a una accorta scelta dei brani, mantiene alta l'attenzione e la curiosità di chi ascolta. Scommettiamo però che la dimensione ottimale dei Souldiesis sia quella live, dove - alle geometrie armoniche - si intrecciano la performance, il feeling col pubblico e il mistero di una musica, quella vocale, che pare arrivare dritta dall'anima dell'uomo.

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