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Soft Machine: Middle Earth Masters

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Soft Machine: Middle Earth Masters
Dieci degli undici brani che formano questo importante documento recentemente pubblicato da Cuneiform arrivano da due concerti che i Soft Machine tennero al Middle Earth di Londra nel settembre del 1967 e nel maggio dell’anno successivo. Per la cronaca l’undicesimo brano è dell’autunno 1967, ma in questo unico caso non si sa quale fosse la location dove il brano stesso venne registrato. Misteri della memoria, nebbia dalla quale è difficile riemergere portandosi appresso tutti i dettagli e le evidenze.

La band è nella sua formazione iniziale, dopo la dipartita dell'australiano Daevid Allen per guai alla dogana inglese al momento del tentato rientro da un tour in Francia. All’organo siede Mike Ratledge, vera fonte della creatività del gruppo. Al basso, alla chitarra e alla voce troviamo Kevin Ayers, l'anello debole della catena, se proprio vogliamo essere pignoli. Ma è un anello debole che non crea problemi, almeno in queste occasioni. Alla batteria e alla voce non può mancare l’impareggiabile Robert Wyatt, vero e proprio folletto che presiede alla decostruzione furiosa dei brani che caratterizza il lavoro della band di quel periodo.

Fortunatamente il lavoro di ricostruzione dell’audio è stato svolto in maniera impeccabile e il concerto è godibile senza troppi sforzi anche se non si può certo parlare di 'Alta Fedeltà', concetto che del resto parrebbe un po’ stridente con l’estetica del gruppo. La parte vocale è quella che soffre di più perché è spesso sommersa dalla mattanza strumentale di Ratledge e di Wyatt, con il basso e la chitarra di Ayers spesso in secondo piano. La testimonianza è comunque decisamente importante perché ci fa capire quanto dal vivo i Soft Machine fossero disposti a rischiare, quanto sinceramente dadaista fosse il loro approccio, quanto dilatati riuscissero a far diventare i brani del primo album.

Quelle che nella versione in studio sembravano strane e deliziose canzoncine pop, con derive buffe e bizzarre in area psichedelica, dal vivo diventano delle cavalcate furiose che puntano decise dentro al baratro, incuranti della mancanza di una adeguata rete nel fondo del burrone, sostenute semplicemente dalla energia dello slancio, vero valore a prescindere che caratterizza l'approccio di Wyatt e compagni. Ne derivano costruzioni improbabili che nessuno saprebbe fare stare in equilibrio come questi baldi giovanotti arrivati da Canterbury.

Mike Ratledge in particolare dimostra di essere un musicista già autorevole e consapevole e lo stesso si può dire di Wyatt, almeno per la parte che è riferibile al suo lavoro di batterista. Come cantante servirebbe una maggiore precisione nel mix ma l’impressione è che sia ancora in una fase formativa, pronto a sbocciare negli anni immediatamente successivi, quando Hugh Hopper prenderà il posto di Kevin Ayers al basso e soprattutto quando Elton Dean arriverà coi suoi saxofoni un po’ strani a completare l’organico in quella che sarà la stagione della consacrazione definitiva. Ma anche questi Soft Machine prima maniera hanno molto da raccontarci e lo fanno qui con grande intensità, con bruciante energia e soprattutto con una magnifica vena di follia.

Track Listing

01. Clarence in Wonderland; 02. We Know What You Mean; 03. Bossa Nova Express; 04. Hope for Happiness; 05. Disorganisation; 06. We Dit It Again; 07. Why Are We Sleeping?; 08. I Should've Known; 09. That's How Much I Need You Now; 10. I Should've Known; 11. A Certain Kind

Personnel

Kevin Ayers (chitarra, basso, voce); Mike Ratledge (organo); Robert Wyatt (batteria, voce)

Album information

Title: Middle Earth Masters | Year Released: 2007 | Record Label: Cuneiform Records


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