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Mauro Ottolini Trio al Pinocchio di Firenze

Mauro Ottolini Trio al Pinocchio di Firenze

Courtesy Annamaria Lucchetti

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Mauro Ottolini Trio
Firenze
Pinocchio Live Jazz
4.11.2023

L'apertura della ventinovesima edizione del Pinocchio Live, il jazz club che da tre decenni illumina i sabati sera degli inverni fiorentini, è spettata a un musicista passatovi più volte e caro al suo pubblico: Mauro Ottolini. Il trombonista veronese, virtuoso dello strumento ma anche curioso ricercatore nei più diversi ambiti musicali, si è presentato stavolta in una formazione piuttosto atipica e solo apparentemente poco coerente con il suo stile irruente e pirotecnico: accanto a lui, infatti, c'erano la fisarmonica di Thomas Sinigaglia e la chitarra classica di Marco Bianchi, un trio tra il tradizionale e il cameristico intento a dar vita a un programma intimamente raccolto, singolarmente intitolato "In quell'angolo di strada" e fatto di originali, ma anche—come piace a Ottolini—di antichi standard e di canzoni popolari del mondo e italiane del dopoguerra.

Accompagnato dalle sonorità raffinate e soffuse di Sinigaglia, che ha interpretato la fisarmonica in modo tradizionale sfruttandone i colori e i mille registri, e di Bianchi, che ha tratto dalla sua chitarra classica sonorità incantevoli, anche Ottolini si è proposto in una veste meno esuberante e più lirica, specie quando ha usato la tromba bassa, sorta di trombone a pistoni dal suono scabro, e ancor più quando ha alternato la vasta serie di conchiglie di mare, dalle quali ha tratto suggestive sonorità, perfette per una musica che ondeggiava tra il narrativo e il malinconico.

Così, tra brani di Gorni Kramer ("Carovana Negra"), splendidi classici quali "The Wedding" di Abdullah Ibrahim, toccanti e divertenti composizioni di Sinigaglia o dello stesso Ottolini, spesso ispirate alla tradizione popolare, e qualche esotismo scelto tra le tante canzoni incontrate nella sua multiforme carriera e conservate nel proprio repertorio—quello che Ottolini ripropone in particolare con la sua big band, l'Orchestra Ottovolante—il concerto ha offerto una varietà di scenari, tutti incantevoli e suonati con intesa e maestria. Con l'aggiunta di una divertita interazione con il pubblico, fatta di spiegazioni storiche dei brani proposti, aneddoti, racconti di esperienze artistiche.

Una partenza intima, ma solo apparentemente "semplice" per il jazz club fiorentino, perché tanto la costruzione della musica, quanto la sua esecuzione da parte di tutti e tre i protagonisti erano in realtà assai accurate e ricercate, e perché Ottolini—era un po' di anni che non lo ascoltavamo dal vivo—ha ancora una volta mostrato di continuare a riversare nella propria musica passione e divertimento, di trovarvi il senso più profondo della propria esistenza. Cose che ne cambiano lo spessore e che, all'ascolto, si sentono. Prova ne sia l'entusiasmo mostrato a fine spettacolo dal pubblico presente in sala a Firenze.

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