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Tomasz Stanko: Lontano
BySe i pezzi scritti e più brevi affascinano per lirismo - “Kattorna” è di Krzysztof Komeda, “Tale” viene dal primo album di Stanko, del ’65, “Song for Ania” è semplicemente struggente - è nelle tracce improvvisate che si respira l’atmosfera più propria di questo gruppo. Perché è nella dilatazione delle strutture e nella libertà di riprodurre idee musicali che Wasilewski, Kurkiewicz e Miskiewicz mettono in luce le loro davvero impressionanti qualità improvvisative, mentre Stanko ha la possibilità da un lato di “tessere” con la sua tromba il senso della musica sviluppata potentemente dai tre, dall’altro di manifestare anch’egli in libertà tutta la malinconia e il calore che è capace di esprimere con il suo strumento.
Udire la tromba di Stanko, di ritorno dall’ascolto di altri trombettisti “di successo”, è ogni volta una sorpresa e una gioia, perché il suo suono è opaco ma non sporco o artefatto, le sue frasi mai “tecniche” o muscolari, la sua espressività semplice ma anche così raramente ripetitiva. Un narratore, come di rado se ne trovano tra i trombettisti. Pur così diverso, in qualcosa ricorda Miles: nella capacità di parlare e farsi intendere.
Del trio di giovani, tra i quali Wasilewski è ormai protagonista affermato del piano, merita ricordare però in questo caso l’ottimo Slawomir Kurkiewicz, la densità del suono del cui contrabbasso attraversa dall’inizio alla fine il lavoro, reggendolo come un pilastro d’alabastro.
Un disco eccellente di uno dei gruppi di punta della musica europea.
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