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La Rassegna Mixité al PARC di Firenze

La Rassegna Mixité al PARC di Firenze

Courtesy Giampaolo Becherini

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Mixité
P.A.R.C.
ex Scuderie Granducali, Piazzale delle Cascine Firenze
Aprile-Maggio 2023

Dopo le belle proposte ascoltate nel mese di dicembre 2022, Toscana Produzione Musica (centro di produzione musicale presieduto da Paolo Zampini con la direzione artistica di Maurizio Busìa e Francesco Mariotti) ha ripreso le attività su Firenze con la rassegna Mixité, presso il PARC, a fine marzo—una sorta di anteprima con il concerto di Amaro Freitas—concentrando una serie di proposte tra la fine di aprile e l'inizio di giugno, alcune delle quali documentiamo in quest'articolo.

Venerdì 21 aprile, alle 19,00—un orario atipico che sta diventando caratteristica della rassegna—si sono esibiti in un delizioso spettacolo, che definire concerto è perfino riduttivo, due artisti statunitensi che gli appassionati fiorentini conoscono bene, ma che da tempo non si aveva l'occasione vedere in città: Dave Douglas e Joey Baron. Collaboratori di lunghissima data in molteplici situazioni, da oltre trent'anni interpreti di primo piano della scena internazionale, i due sono anche amici e hanno impostato il concerto, forse persino un po' a sorpresa, proprio a partire da questo aspetto extramusicale, favoriti dalla disposizione del set, che li vedeva al centro della sala, circondati dalle sedie del pubblico, quasi fossero in un salotto. Ne è venuto fuori un concerto inframezzato da racconti di esperienze vissute assieme, aneddoti vicendevolmente ricordati, affettuosi elogi reciproci, che hanno accompagnato brani noti cari ai due—perlopiù standard, alcuni originali, qualche omaggio—suonati con una spontanea naturalezza e, soprattutto, con una sensibilità e un'attenzione alle dinamiche—a momenti sembrava che si sussurrassero l'un l'altro temi e fraseggi—tali da renderli tangibilmente momenti di un intimo dialogo tra gli artisti. Il Douglas e il Baron che non ti aspetti, che hanno stupito e affascinato sia chi aveva ben presente lo spessore dei due musicisti, sia coloro che invece li conoscevano solo di fama. Un concerto unico e memorabile.

Il giorno successivo, sabato 22 aprile, è stata la volta di un doppio concerto: alle 19,00 il quintetto di Camilla Battaglia, alle 21,00 il trio del pianista Dave Burrell.

La cantante si è presentata alla testa di un quintetto con Simone Graziano al pianoforte, Francesco Fiorenzani alla chitarra, Francesco Ponticelli al contrabbasso e Francesca Remigi alla batteria. In programma una versione ridotta del progetto al quale la Battaglia sta lavorando da tempo, Elektra, suite pentapartita, dedicata a cinque figure femminili emblematiche. Il concerto ha offerto impressioni contrastanti, alcune fortemente positive, altre che destavano qualche perplessità. Tra le prime, il forte impatto musicale, con momenti di grande suggestione; l'impressione di una enorme quantità di materiale in continuo mutamento, che incalzava l'ascoltatore con sempre nuovi stimoli, scenari, sorprese; le superbe performance individuali, da parte di tutti i cinque musicisti. Tra le seconde, invece, la sensazione di una incompleta valorizzazione del così abbondante materiale, dovuta soprattutto alla gestione non sempre convincente delle numerosissime transizioni, con conseguenze sulla chiarezza dello sviluppo drammaturgico. Dettagli tuttavia non solo secondari, ma soprattutto comprensibili alla luce del fatto che il progetto nella sua interezza prevede in realtà un organico ben più ampio, con diversi fiati, e che la versione per quintetto era a una delle sue prime esecuzioni. Da attendere con grande interesse, pertanto, le ulteriori limature del lavoro, strutturalmente modernissimo, sostenuto da una ritmica estremamente creativa —da sottolineare il lavoro della Remigi—e che apriva continui spazi espressivi per Graziano, autore di un bellissimo solo, e Fiorenzani, che ha colpito per la bellezza del suono.

Per l'ottantaduenne Burrell era previsto un concerto in duo con il percussionista Dudu Kouate—membro tra l'altro dell'Art Ensemble of Chicago—, che si è invece allargato a trio con la presenza del giovane altosassofonista senese Tobia Bondesan, con il quale lo scorso anno il pianista aveva collaborato per la messa in scena dell'opera jazz Windword Passages al Teatro Valli di Reggio Emilia. Ne è scaturito un concerto molto aperto e creativo, capace di tesaurizzare le differenze di stile e—forse soprattutto—di temperamento dei musicisti. Burrell ha fatto sfoggio di un approccio allo strumento che con il tempo s'è fatto eclettico, senza tuttavia perdere una forte matrice personale costituita da un originale intreccio di stilemi ritmici, talvolta monkiani, e di passaggi astratti, il tutto unito da una filigrana lirica; Kouate ha costantemente esplorato numerose possibilità di interazione sonora, utilizzando una quantità di "oggetti" d'ogni tipo—il più vistoso era un'enorme bacile di coccio, pieno d'acqua, utilizzato in mille modi diversi—con finalità sia ritmiche, sia coloristiche; Bondesan ha portato in dote l'intensità espressiva e dinamica del suo contralto, con il quale reinterpreta a proprio modo la tradizione d'oltreoceano, specie d'area chicagoana, ed è apparso particolarmente ispirato e creativo quando ha imbracciato il soprano. Globalmente il concerto ha avuto momenti di forte fascino, nonostante qualche ridondanza e qualche slabbratura, e ha messo in luce tre ottimi artisti, uno dei quali —Burrell —è sempre un piacere unico vedere all'opera.

Rimandati a data da destinarsi, per indisponibilità dell'artista, i due attesi concerti di Nicole Mitchell, il 12 maggio—dopo una breve residenza per la messa a punto del programma—si sono esibiti i Ment4l, quartetto internazionale composto dal chitarrista lituano Mindaugas Stumbras, dal pianista scozzese Fergus McCreadie e dagli italiani (per la precisione, toscani) Michelangelo Scandroglio al contrabbasso e Mattia Galeotti alla batteria. La formazione esiste da qualche anno e ha già all'attivo qualche tour e un disco su piattaforme elettroniche, ma i quattro giovanissimi artisti hanno deciso rilanciarla mettendo a punto un repertorio coerente, sebbene firmato da tutti i membri, e studiato appositamente per le caratteristiche di musicisti e formazione. I risultati ottenuti sono apparsi davvero eccellenti, grazie alla qualità tanto dei materiali, quanto dei singoli musicisti. Le composizioni erano infatti perlopiù basate su ispirazioni tratte dalla musica popolare dei paesi di provenienza—ben identificabili le atmosfere scozzesi in quelle del pianista, meno immediate ma percepibili in quelle del chitarrista, mentre una era addirittura la rielaborazione, molto originale, di "Maremma Amara"—che s'inserivano tuttavia in strutture molto moderne e aperte agli interventi solistici. Da sottolineare un tratto caratteristico del suono della formazione, vale a dire l'incrociarsi—spesso persino il sovrapporsi—del pianoforte con la chitarra, in quest'occasione rigorosamente acustica: un impasto sonoro complicato, che a momenti ha penalizzato le splendide linee disegnate da Stumbras, ma anche estremamente suggestivo e personale, che in molti momenti produceva uno straniante effetto, simile a una eco. Se Stumbras ha brillato per il raffinato virtuosismo sulle corde, McCreadie ha impressionato per energia, varietà stilistica e torrenzialità degli assoli, in un paio di casi realizzati in crescendo con una tale intensità da produrre esplosioni di entusiasmo tra il pubblico. Non da meno i due italiani, fatalmente sottoesposti rispetto ai compagni, ma sempre presenti in una musica del tutto collettiva e comunque liberi in più occasioni di esprimersi individualmente. E se di Scandroglio, personalità emergente del nostro jazz, si conoscevano le qualità, che comunque si affinano di giorno in giorno, ha assai colpito Galeotti, batterista presente in diversi interessantissimi progetti di giovani gruppi, che qui assieme al pianista teneva altissima la tensione dinamica, prendendosi spesso la scena con assoli atipici, cromatici più che ritmici. Una bella formazione, che doveva andare in sala di registrazione pochi giorni più tardi e della quale perciò attendiamo il nuovo album.

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