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Stefano Bollani: Joy in Spite of Everything
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Il quintetto protagonista del nuovo, e splendido, progetto di Stefano Bollani può essere visto come l'esito di stratificazioni successive, che convivono al suo interno in un rapporto dialettico e si esprimono nei vari brani del disco.
Alla base c'è il Danish Trio con Jesper Bodilsen e Morten Lund, attivo da vari anni in un raro equilibrio di rigore formale e seducente lirismo. In tale contesto s'innestano la collaborazione con Mark Turner, iniziata cinque anni fa in New York Days di Enrico Rava, e quella inedita con Bill Frisell.
Trio, quartetto e quintetto convivono e si confrontano nel percorso del disco, accomunati da una matrice estetica di derivazione cool, nel senso più ampio del termine. È vero che il calipso d'apertura sembra voler confermare l'ottimismo del titolo ma basta attendere il successivo "No Pope No Party" per coniugare l'ironia con l'ellittico fraseggio di Mark Turner, sempre più vicino a Warne Marsh, e il personale fraseggio della chitarra di Bill Frisell. Stefano Bollani si pone come punto di congiunzione e sintesi, liberando la sua naturale esuberanza.
Eseguito in piano trio, "Alobar e Kudra" coniuga il solare dinamismo del tema con il suo cantabile incedere, aggiungendo momenti lirici e rarefatti.
Sono però i brani della seconda parte del disco a dare spessore e identità al lavoro, impregnandolo di luci rarefatte e atmosfere sospese, in una dimensione -spesso astratta o liberamente improvvisata-costruita su equilibri sottili. Ci riferiamo ai magistrali "Las hortensias" e "Tales from the Time Loop," luminose gemme eseguite con la formazione al completo, in un raro equilibrio narrativo.
Non da meno sono "Teddy" e "Ismene," eseguiti invece col quartetto comprendente Bill Frisell. Qui la novità della relazione tra i due solisti e il gruppo nel suo insieme rispetta in pieno le attese, liberando altri avvincenti percorsi improvvisati.
Da questi grandi artisti era lecito attendersi qualcosa di superlativo ma nell'arte non sempre i risultati sono conformi alle aspettative. Stavolta siamo andati oltre. Joy in Spite of Everything è un disco magico e coinvolgente, che non vi stancherete di ascoltare. Accade sempre più raramente.
Alla base c'è il Danish Trio con Jesper Bodilsen e Morten Lund, attivo da vari anni in un raro equilibrio di rigore formale e seducente lirismo. In tale contesto s'innestano la collaborazione con Mark Turner, iniziata cinque anni fa in New York Days di Enrico Rava, e quella inedita con Bill Frisell.
Trio, quartetto e quintetto convivono e si confrontano nel percorso del disco, accomunati da una matrice estetica di derivazione cool, nel senso più ampio del termine. È vero che il calipso d'apertura sembra voler confermare l'ottimismo del titolo ma basta attendere il successivo "No Pope No Party" per coniugare l'ironia con l'ellittico fraseggio di Mark Turner, sempre più vicino a Warne Marsh, e il personale fraseggio della chitarra di Bill Frisell. Stefano Bollani si pone come punto di congiunzione e sintesi, liberando la sua naturale esuberanza.
Eseguito in piano trio, "Alobar e Kudra" coniuga il solare dinamismo del tema con il suo cantabile incedere, aggiungendo momenti lirici e rarefatti.
Sono però i brani della seconda parte del disco a dare spessore e identità al lavoro, impregnandolo di luci rarefatte e atmosfere sospese, in una dimensione -spesso astratta o liberamente improvvisata-costruita su equilibri sottili. Ci riferiamo ai magistrali "Las hortensias" e "Tales from the Time Loop," luminose gemme eseguite con la formazione al completo, in un raro equilibrio narrativo.
Non da meno sono "Teddy" e "Ismene," eseguiti invece col quartetto comprendente Bill Frisell. Qui la novità della relazione tra i due solisti e il gruppo nel suo insieme rispetta in pieno le attese, liberando altri avvincenti percorsi improvvisati.
Da questi grandi artisti era lecito attendersi qualcosa di superlativo ma nell'arte non sempre i risultati sono conformi alle aspettative. Stavolta siamo andati oltre. Joy in Spite of Everything è un disco magico e coinvolgente, che non vi stancherete di ascoltare. Accade sempre più raramente.
Track Listing
Easy Healing; No Pope No Party; Alobar e Kudra; Las hortensias; Vale; Teddy; Ismene; Tales From The Time Loop; Joy In Spite Of Everything.
Personnel
Stefano Bollani
pianoStefano Bollani: piano; Mark Turner: tenor saxophone; Bill Frisell: guitar; Jesper Bodilsen: double-bass; Morten Lund: drums.
Album information
Title: Joy in Spite of Everything | Year Released: 2014 | Record Label: ECM Records
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