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John McLaughlin Quintet al Teatro AEGI di Hannover
Teatro AEGI
Hannover, Germania
12.10.2023
Si è appena concluso il trionfale tour della sua band Shakti per la ricorrenza del cinquantennale (purtroppo solo 7 date in Europa, e nessuna in Italia) che il chitarrista John McLaughlin è di nuovo on the road, questa volta con un nuovo quintetto, che non è altro che il suo ultimo gruppo John McLaughlin & the 4th Dimension, ovvero il bassista camerunense Etienne Mbappe, il batterista indiano Ranjit Barot e l'inglese Gary Husband alle tastiere e seconda batteria, con l'aggiunta della pianista e cantante di origina cubana (ma da tempo trapiantata a Parigi) Jany McPherson. Il "Liberation Tour," limitato a una manciata di date in Ottobre tra Germania e Svizzera, prende il nome dal suo ultimo album Liberation Time, anche se inciso con altri musicisti (uno solo dei brani vedeva la partecipazione dei 4th Dimension, "Lockdown Blues," inciso ai tempi del Covid con ciascuno dei musicisti che contribuiva la propria parte da remoto).
Il repertorio è in gran parte quello rodato dal quartetto nell'ultimo decennio, con brani come "Kiki," "Gaza City," "Hijacked," "Mister D.C.," "El hombre que sabia" e "Echoes From Then," ai quali si aggiungono altri due temi del chitarrista, "Five Peace Band" tratto da Floating Point, che successivamente ha dato il nome al supergruppo con Chick Corea, e "Love and Understanding," risalente a Electric Dreams del 1979. Ma i picchi del concerto arrivano con due brani non firmati dal chitarrista: il primo è un classico dello spiritual jazz come "The Creator Has a Master Plan" del sassofonista Pharoah Sanders, che vede un duetto botta e risposta tra il piano acustico della McPherson e quello elettrico di Husband, e soprattutto il brano di Stevie Wonder "Cause We've Ended As Lovers" reso celebre dalla magistrale versione di Jeff Beck, scomparso all'inizio di quest'anno, al quale McLaughlin dedica un sentito omaggio, arricchito da un notevole e toccante assolo della pianista.
Proprio la McPherson è forse la sorpresa maggiore della serata, rivelando una spiccata personalità e grande sensibilità negli assoli, mentre nelle parti d'insieme rimane un po' schiacciata dalla muscolarità (e dal volume sonoro) dei compagni. McLaughlin mostra di non avere problemi di artrite nonostante l'età, esibendo le consuete scorribande su e giù per la tastiera della chitarra, ma senza trascurare momenti più meditativi nei quali l'espressività prevale sul puro virtuosismo. Gli altri musicisti fanno la loro parte con una solidità impressionante: Mbappe ha una tecnica mostruosa, di cui fa abbondante sfoggio negli assoli, mentre Barot è una macchina ritmica di precisione assoluta, oltre a rappresentare il legame con l'India quasi sempre presente nella musica di McLaughlin. Infine Gary Husband, impegnato prevalentemente alle tastiere elettroniche, sa essere anche un batterista notevole, anche se insieme a Barot sembra ridondante.
Le due ore di concerto scorrono velocemente, come le note sul palco. Complessivamente un buon concerto, anche se a tratti pericolosamente in bilico verso un esibizionismo virtuosistico troppo smaccato, ma la professionalità dei musicisti mantiene il tutto a un livello più che accettabile. D'altra parte lo stesso McLaughlin ha costruito la sua carriera professionale (iniziata 60 anni fa, con le incisioni dal vivo del gruppo di Graham Bond pubblicate qualche anno dopo) sulla velocità di esecuzione, che è rimasta una costante in praticamente tutti i suoi progetti, anche se sempre accompagnata da una grande musicalità. Fa piacere sapere che ha ancora molto da dire, e la voglia e i mezzi per farlo.
Foto di repertorio.
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