Cosa scrivere, ancora, di un capolavoro assoluto, che magari chi legge conosce quanto e meglio di chi scrive, un disco che personalmente annovereremmo fa i tre massimi di quello straordinario, originalissimo musicista che fu
Jimmy Giuffre, con
Clarinet e
Western Suite (o se preferite, di analogo contesto e periodo,
Four Brothers Sound)? Per esempio quali sensazioni ha destato questo nuovo ascolto, dopo i numerosi precedenti, ma con in mezzo un intervallo di tempo che ci ha fatto percepire come nuovi (o lì nei pressi) tanti momenti dell'album, apparsoci una volta di più stupefacente, per come Giuffre, in solo, duo e trio, vi tocchi il culmine della sua ricerca (il disco fu non a caso seguito da un lungo, travagliato silenzioo quanto meno semi-silenziodiscografico ma non solo), offrendo, dopo i pur nodali, eccellenti
Thesis e
Fusion, una propria, definitiva, via al
free all'epoca nel suo periodo ancora formativo o appena post-formativo. Un
free, quello del musicista di Dallas, certo diverso da quello di Ornette, Taylor e soci, figlio diretto del cool più avanzato e sperimentale, più europeo, se vogliamo, ma a sua volta di un rigore stringente, a tratti quasi crudele, stravolgendo, per esempio (in realtà anche qui al culmine di un percorso ben preciso), il suo approccio clarinettistico, ora zeppo di ruvidezze, decisamente antigraziose, stridori e note fesse, mezzi suoni, increspature sull'ancia, e così via. Lui che aveva quel suono caldo, terragno, a suo modo morbido, poi più puro, quasi asettico (di un europeismo più classico, volendo proseguire su questa via). Qui tutto questo processo appare superato, o meglio quintessenziato. Completato. E i risultati sono straordinari (ovviamente anche per merito di Bley e Swallow, ma è indubbio che sia attorno al clarinetto che tutto si muove).
Per venire a cose più pratiche, diciamo subito che il CD, a dispetto del titolo, abbastanza pomposo, offre non più di 5'40" in aggiunta alla versione originaria dell'album (semplicemente
Free Fall, Columbia, 1963), in virtù del primo brano, colà assente, della durata quasi doppia del secondo, e di qualche trascurabile sbuffo d'aria presente negli altri (un esempio? "Threewe," che durava 4'11," qui passa a 4'13," e così via). Non ci sono inediti, ma neppure viene riproposto per intero il materiale presente in successive ristampe del disco (questione di
royalties, riteniamo), per cui l'odierno "oggetto" si attesta poco oltre i quaranta minuti, che forse non indurranno quanto meno chi già possiede una delle succitate riedizioni (anni Novanta, diremmo, dopo la resurrezione del trio) a tornare a metter mano al portafogli, ciò che ovviamente tutti gli altri non dovrebbero invece proprio mancare di fare. Cagionando l'invidia di noi
habitués per la straordinaria scoperta che li aspetta...
Album della settimana.
Motion Suspended; Propulsion; Threewe; Ornothoids; Dichotomy; Man Alone; Spasmodic; Yggdrasill; Divided Man; Primordial Call; The Five Ways.
Paul Bley only on #1,3,7,11; Steve Swallow only on #1,3,5,7,9,11.
For the Love of Jazz
All About Jazz has been a pillar of jazz since 1995, championing it as an art form and, more importantly, supporting the musicians who create it. Our enduring commitment has made "AAJ" one of the most culturally important websites of its kind, read by hundreds of thousands of fans, musicians and industry figures every month.
You Can Help
To expand our coverage even further and develop new means to foster jazz discovery and connectivity we need your help. You can become a sustaining member for a modest $20 and in return, we'll immediately hide those pesky ads plus provide access to
future articles for a full year. This winning combination will vastly improve your AAJ experience and allow us to vigorously build on the pioneering work we first started in 1995. So enjoy an ad-free AAJ experience and help us remain a positive beacon for jazz by
making a donation today.