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Ettore Fioravanti al Pinocchio Jazz Club di Firenze

Ettore Fioravanti al Pinocchio Jazz Club di Firenze

Courtesy Annamaria Lucchetti

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Ettore Fioravanti Opus Magnum
Firenze
Pinocchio Live Jazz
9.12.2023

Il batterista romano Ettore Fioravanti è uno di quei musicisti che ha attraversato da protagonista gli ultimi quarant'anni del jazz italiano sia come membro di formazioni importanti, quale lo storico quintetto di Paolo Fresu, sia come leader di gruppi che hanno lasciato importanti ricordi, si pensi a Belcanto, che oltre vent'anni fa mise in luce gli allora giovanissimi Achille Succi e Giovanni Maier. Proprio con Belcanto Fioravanti passò allora dal palcoscenico fiorentino del Pinocchio Live Jazz l'ultima volta. Graditissima agli appassionati è stata perciò la programmazione sabato 9 dicembre del suo gruppo più recente, Opus Magnum.

La formazione è attiva dal 2018 come quartetto, con Marco Colonna ai clarinetti, Andrea Biondi al vibrafono e Igor Legari al contrabbasso, ma s'è poi allargata a sestetto con l'ingresso del trombone di Filippo Vignato e della tromba di Francesco Fratini. In questa foggia nel 2022 Opus Magnum ha pubblicato per Parco della Musica il suo secondo CD, Oltre ogni confine, la cui scaletta ha costituito anche l'ossatura del concerto fiorentino.

Come da titolo dell'album, le composizioni, quasi tutte di Fioravanti, prendevano ispirazione dagli ambiti musicali più diversi, cercando poi di unirli all'insegna di una complessa, ma anche libera interazione di scrittura e improvvisazione, come del resto nello spirito di tutti i componenti della formazione. In più, probabilmente sulla scorta dell'esperienza che parte dei componenti la formazione avevano maturato lavorando allo spettacolo Pierino e il lupo in jazz, la distribuzione delle singole voci tendeva a conferir loro quasi un "ruolo," un personaggio, cosa che dava anche ai frequenti dialoghi una forma piuttosto singolare.

Quest'ultimo aspetto è emerso in modo particolarmente evidente in "Ho visto un re," famosissimo brano di Enzo Jannacci, con musica di Paolo Ciarchi, i cui testi di Dario Fo erano riprodotti in musica dai tre fiati, i quali ovviamente ne modificavano l'andamento discorsivo improvvisando ora in solo, ora in dialogo. Altrove —come nella bella "Volkov" o nella suggestiva "Clausi Prandium," fin dal nome ispirata alla dolphiana "Out to Lunch" —questa caratterizzazione era meno sottolineata dalla struttura dei brani, ma restava in filigrana nelle trame delle tre voci principali, cucite dal lavoro, ricco e prezioso, del vibrafono di Biondi, spesso anch'esso in dialogo con i fiati, mentre Legari e il leader erano maggiormente impegnati a dettare l'andamento ritmico, con il primo libero qua e là di aprirsi in apprezzabili assoli, il secondo invece dedito a indirizzare la musica nei suoi numerosi cambi di atmosfera, ma anche sempre pronto a compensare con i propri timbri il colore dato alla musica dal vibrafono.

Se poco c'è da aggiungere a quanto già si sa di Colonna e Vignato, fuoriclasse dei rispettivi strumenti che anche qui fornivano un contributo da par loro, merita una nota l'eccellente Fratini, originale, mai banale —a momenti ha ricordato Dave Douglas —e perfettamente a proprio agio tra gli altri due.

Un concerto ottimamente riuscito e infatti assai apprezzato dal pubblico, che ha confermato la propensione di Fioravanti per la musica che evoca o si basa su racconti, stavolta rispetto al passato meno immediatamente lirica e più articolata, forse persino "ragionata," ma sempre sviluppata a partire da una tradizione musicale che si radica nella canzone e nel narrare storie.

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